Come muore un cantiere che ha fatto la storia della vela
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Perini Navi è stato dichiarato fallito. Finisce malissimo la storia del cantiere viareggino dei maxi yacht che potevi manovrare da solo, con stabilimenti anche a La Spezia e in Turchia (e 100 dipendenti).
PERINI NAVI, UN’ICONA DEL GENIO MADE IN ITALY
Perini Navi è stato un vero e proprio grande sogno diventato realtà. Quello, del geniale Fabio Perini, della nave a vela che si manovra senza equipaggio. Incredibile pensare che una tale icona del genio Made in Italy sia fallita.
E pensare che Perini Navi, nata nel 1983, è stata, sino alla crisi del 2008, una delle stelle della cantieristica italiana nel mondo. Nacque dal genio del lucchese Fabio Perini che da operaio nel distretto della carta, fece una fortuna inventando le moderne macchine per produrre la carta igienica morbida.
Cosa si inventa il vulcanico Perini nel settore delle grandi barche a vela? L’easy sailing applicato ai megayacht. Come? La chiave di volta sono i reel captive winch, un sistema di winch automatici, mossi da motori elettrici controllati elettronicamente, che permettono di produrre barche di grandi dimensioni gestibili da un equipaggio ridotto.
LA BARCA DEI VIP ITALIANI COME BERLUSCONI
Il successo è travolgente, dal Felicità (oggi Clan VI) lungo 40 metri del 1983 al Maltese Falcon, tre alberi lungo 88 metri (foto in apertura di articolo), passando da Morning Glory (erezioni mattutine in inglese) di 48 metri della famiglia Berlusconi, da poco venduto, senza dimenticare il Seven di 60 metri, per Ennio Doris di Mediolanum.
E ancora il Rosehearty di Rupert Murdoch (56 metri), poi armatore del Morning Glory, il Camilla di Massimo Moratti, le superbarche degli sceicchi.
UN LENTO, INESORABILE DECLINO
Poi, la crisi nel 2008, dalla quale il cantiere non si è mai ripreso. Si parla di 100 milioni di debiti: l’ultima ipotesi di salvataggio era venuta fuori, qualche mese fa, grazie alla liquidità in cassa derivante dalla quotazione in Borsa, pareva che il cantiere Sanlorenzo avesse già fatto un’offerta alla famiglia Tabacchi (famosi per aver legato il loro nome all’azienda di occhiali Safilo) che possedeva la maggioranza di Perini Navi. Ma si era risolto tutto con una fumata nera.
Poi i vertici aziendali avevano preparato un piano di ristrutturazione del debito, che prevedeva il coinvolgimento del fondo di investimenti Blue Sky (con un’iniezione da 30 milioni), ma che non ha convinto il giudice, che ha decretato il fallimento.
COSA ACCADRA’ ADESSO
E adesso? Il curatore fallimentare lucchese Franco Della Santa assumerà l’esercizio provvisorio. Poi il 22 giugno in tribunale avverrà la verifica dello stato del passivo dell’azienda. Ci vorrà del tempo, successivamente, per capire che fine faranno gli stabilimenti. Intanto, i dipendenti attualmente in forza all’azienda saranno collocati in parte in Cassa Integrazione e in parte, probabilmente, continueranno a lavorare per portare a termine le ultime commesse del cantiere, tra le quali la barca a vela di Larry Ellison, il fondatore di Oracle.
L’unica possibilità per far vivere il marchio è passare attraverso un’asta fallimentare. Tra i nomi caldi ci sono i cantieri Ferretti e Sanlorenzo, che avevano già manifestato l’interesse.
E.R.
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