Nasce il velista ignorante. E andrà meglio di tutti. Ecco perché
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Se pensate che il futuro della vela siano le barche che volano grazie ai foil, avete sbagliato strada.
E’ una sonora cazzata, non ci saranno mai nei prossimi dieci anni barche a vela prodotte in serie, quelle che i comuni mortali possono acquistare, dotate di ali che permettono allo scafo di alzarsi sopra l’acqua e “volare”, superando tutte le leggi della idrodinamica tradizionale.
Ma le nuove strabilianti barche della Coppa America e del Vendée Globe, che stanno eccitando chiunque ami anche solo un po’ la vela e l’andar per mare spinti dal vento, ci stanno portando verso la nuova frontiera della vela: quella in cui non sarà più necessario saper andare a vela per manovrare una barca. Nascerà, finalmente, il velista ignorante.
Eresia? No, vi spieghiamo perché. Prima di tutto rendiamoci conto di un elemento incontrovertibile. La nostra vita già oggi è influenzata da software che prevedono i nostri comportamenti e regolano la nostra vita. Basta accendere un computer o uno smartphone per capirlo. Loro, i software, sanno cosa ci piace di più e ci mostrano appunto notizie, messaggi, pubblicità che si adattano ai nostri interessi.
Questo solo per fare un esempio sotto gli occhi di tutti. Se poi poniamo lo sguardo al mondo dell’auto ci rendiamo conto che saper guidare bene non è più un requisito indispensabile per condurre un’auto. Ci pensano i software a scalare le marce, a parcheggiare meglio, a dosare la frenata. E, statene certi, lo sviluppo della guida automatica non è così lontana. Google, Apple, Tesla ci stanno arrivando.
Tutto questo c’entra con la vela. Si, ma come? Basta vedere una regata di Coppa America come quelle che abbiamo visto a fine dicembre o seguire rotte, prestazioni, scelte tattiche delle barche del Vendée Globe (giro del mondo in solitario senza scalo) per rendersene conto.
Già oggi in queste competizioni, che sono la massima espressione della vela, chi credete che faccia andare il più veloce possibile una barca, a seconda delle condizioni di vento, andatura, stato del mare? Il velista più bravo a regolare una vela? Il fattore umano è fondamentale, ma c’è un software con dei sensori che monitorano i carichi sull’albero e sulle appendici e attiva degli allarmi se qualcosa non va. Un aiuto cruciale per l’equipaggio.
In Coppa, poi, c’è di più. Il software dice anche quando è il momento esatto in cui devi entrare nel campo di partenza, quando devi virare sulla layline della boa da girare. E così, come sempre accade (per fortuna!) questo immenso sforzo tecnologico e di pensiero umano applicato alla tecnologia, si riversa sulle barche di noi, comuni mortali.
IL VELISTA IGNORANTE
E allora proviamo a pensare cosa succederà. Non ci sarà bisogno di essere un ottimo velista per regolare una vela, per far andare più veloce una barca a vela sapendo qual è l’assetto giusto, come “prendere” le onde, qual è la rotta migliore per raggiungere la destinazione.
Ci penserà il software, che provvederà a far sì che i sistemi “fisici”, magari movimentati idraulicamente, facciano tutto questo.
Sta per nascere una nuova era, quella del velista che non sa andare a vela.
Può piacere o non piacere. Ci sarà chi dirà: ma questa non è più vela. E noi gli rispondiamo, basta che stacchi il software, prendi il timone, annusi il vento, regoli le vele come sai. E sarai felice di mettere a prova te stesso e dimostrare le tue capacità. Quando sarai stanco, ti basterà fare click su uno schermo.
Un ultimo consiglio, seguite le regate di Coppa America e la Vendee Globe sui nostri canali. Vi renderete conto di come l’evoluzione tecnologica ha già rivoluzionato la pratica della vela. Ma vi accorgerete anche che l’uomo rimane al centro della scena. Alla fine è lui che decide quando fidarsi o no delle indicazioni del software. E lo fa arrivare prima di un’altra barca. Per fortuna.
L.O.
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5 commenti su “Nasce il velista ignorante. E andrà meglio di tutti. Ecco perché”
Ahahahah …
Torniamo alle chiglie lunghe e alla vela aurica perché gli ULDB plananti con vela Marconi sono per “ignoranti” in quanto facili e lontani dal “vero velista”?
O sono per ignoranti tutte le barche con armo e coperta all’insegna dell’Easy Sailing?
O sono solo quelle con aiuti elettronici che fanno il velista “ignorante”?
E il velista che affida il suo timone all’autopilota mentre sorseggia il prosecchino in pozzetto, invece che tenere personalmente la barra per sfruttare ogni onda e scrutare l’orizzonte mentre regola in continuo la randa, dove lo mettiamo: tra gli “ignoranti”?
E se un giorno si compra anche un sistema per abbinare l’autopilota con la regolazione completa della randa, da velista diventa “ignorante” all’improvviso? O lo è solo quando lo accende? O dopo 3 anni dall’acquisto? E lo sarebbe anche alle 3 di notte di una traversata, magari in coppia e magari da diversamente giovani?
Chi fissa il limite sopra il quale si diventa “ignoranti”? E perché quel limite e non altri?
Chi è più “automobilista”: chi sa fare la doppietta o chi salta tra le curve con un cambio a palette e doppia frizione?
Il velista che gode nel regolare la balumina per guadagnare ¼ di nodo o quello che gode nell’interpreta al meglio il mare e il vento perché timona senza preoccuparsi di altro?
E chi mescola il fine con il mezzo, cos’è?
E chi fa finta di dimenticare che ognuno si diverte come più gli pare senza dover essere etichettato in categorie definite da auto proclamati moralizzatori con la Verità scolpita su tavole di pietra, dove si colloca?
Hanno senso queste domande?
Hanno senso le vostre affermazioni?
Ma una possibile domanda concreta potrebbe essere: perché certi velisti vedono la vela sempre e sempre solo con gli occhi rivolti al passato e temono il domani come l’avvento dell’apocalisse?
Che cosa li spaventa? L’avventurarsi su mari sconosciuti diversi dalla baietta che conoscono da quando erano piccoli?
Ah, forse è questo il “velista” che indicavate?
Come il vendé globe sta ampiamente dimostrando, i velisti moderni sono tutt’altro che ignoranti. Spesso sono ingegneri o architetti navali o strutturisti, comunque poliglotti, e devono sapere di fisica, chimica, materiali, meteorologia, biologia, medicina, elettronica, geografia, e, ovviamente anche informatica. Ma dire che sono ignoranti perché la loro barca è piena di sensori e devono gestire migliaia di dati avvalendosi di software specifici, mi sembra una critica assurda
Quanto scritto nell’articolo è sicuramente vero (come lo è per ogni ambito della nostra vita)…È altrettanto vero che tutti questi ausilii alla navigazione rendano più “easy” e agevole ogni manovra noi si debba (o voglia) fare e sicuramente, quando succederà, amplierà la platea di coloro che andranno a vela e, soprattutto, tutto il mercato che attorno alla vela esiste.
D’altro canto, così come la scolarizzazione di massa ha ampliato la diffusione della cultura sul territorio (cosa che è stata indubbiamente positiva) ha ridotto il livello culturale medio della popolazione per cui abbiamo molti meno analfabeti e molti più diplomati e laureati che però, a volte, non sanno scrivere e nemmeno parlare con quella padronanza della lingua che, prima, era senz’altro più comune fra persone aventi analogo titolo di studio…Per non parlare della conoscenza di materie scientifiche più ostiche come la fisica, la matematica o la chimica…Qualcuno la chiamerà “evoluzione”, qualcun altro “involuzione” ma resta il fatto che, comunque, sarà inarrestabile e migliorerà la qualità della nostra vita…Anche quella “velica”!
Ma sI!!
Aridatece l’aristocrazia!
E pure il re! E i baroni con i marchesi!
Ma, soprattutto, le contesse!
“Del resto, mia cara, di che si stupisce?
Anche l’operaio vuole il figlio dottore
E pensi che ambiente che può venir fuori
Non c’è più morale, contessa”
(cit. P. Pietrangeli)
Che poi un nesso con la tecnologia e la vela, da qualche parte lo si trova: mica uno scrive per fare polemiche sui bei tempi andati di quando si era gggiovani..
O no?