Naufragare soli in mezzo all’Oceano: tre recuperi estremi al giro del mondo (più uno)

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Questa mattina tutti i velisti che seguono il Vendée Globe, e non solo loro, aspettavano solamente una notizia dai Quaranta Ruggenti. Quella del recupero di Kevin Escoffier, dopo che il suo Imoca PRB era affondato ieri (leggi qui tutta la storia). A trovarlo è stato Jean Le Cam con un salvataggio condotto con oltre 20 nodi e onde alte 5 metri. Un salvataggio davvero impegnativo che ha tenuto migliaia e migliaia di persone con il fiato sospeso. Non a caso il giro del mondo a vela in solitario è considerato un’esperienza estrema, una sorta di Everest della navigazione. Soprattutto con barche da corsa spinte alla massima velocità in ogni condizione.

E non certo la prima volta che, durante il Vendée Globe, avviene un salvataggio estremo. Ecco tre episodi passati alla storia, più uno. L’ultimo non c’entra con il giro del mondo in solitario, ma può essere considerato il salvataggio di un equipaggio più clamoroso mai avvenuto.

1996 Pete Goss salva Raphaël Dinelli

Sono passati ormai quasi 25 anni dal salvataggio di Raphaël Dinelli, scuffiato in una burrasca. Era il 25 dicembre 1996, nell’Oceano del Sud e stanno soffiando 70 nodi di vento. Pete Goss, più avanti di Dinelli, riceve da Philippe Jeantot, direttore della gara, una comunicazione da brividi: “Tornare indietro, bolinare contro una burrasca che soffia fino a 70 nodi, cercare Dinelli, in una zona dove nessun aereo di ricognizione può effettuare un’ operazione di salvataggio”.

Insomma, la vita dell’altro marinaio è tutta nelle sue mani. Inizia una bolina estenuante in condizioni estreme e con la necessità di fare in fretta a trovare la barca, Algimouss, scuffiata a cui Dinelli si era legato. Passano due giorni di fiato sospeso, in mare e a terra, poi, il 27 dicembre all’una di notte il telex di Pete Goss: “Ciao Philippe, ho appena ricevuto il più bel regalo di Natale, Raphaël è a bordo, non è in ipotermia, siamo molto stanchi. Con affetto, Pete”

Fonte immagine: https://www.petegoss.com/

1998 – Giovanni Soldini salva Isabelle Autissier

Era il 16 febbraio del 1999 e, a bordo dell’Open 60 Fila, Soldini era impegnato nella terza tappa dell’Around Alone, la regata attorno al mondo in solitario, da Auckland (Nuova Zelanda) a Punta del Este (Uruguay). Mentre si concedeva un po’ di riposo in comode planate al lasco, i due suoi diretti avversari, i francesi Marc Thiercelin e Isabelle Autissier, navigavano tre gradi di latitudine più a sud. Ma Soldini fu improvvisamente travolto da una valanga di messaggi che lo avvisavano della richiesta di soccorso lanciata dalla navigatrice francese che, con il suo PRB, si era ribaltata a causa di una strapoggia provocata da un errore del pilota automatico e non riusciva più a raddrizzare la barca. Il salvataggio di Isabelle Autissier è ancora oggi considerato uno dei capitoli più felici nella storia della marineria e delle regate oceaniche, perché Giovanni Soldini la trovò, dentro la sua barca rovesciata, a 55° di latitudine sud e 125° di longitudine ovest, ovvero in mezzo al nulla, distante 2400 miglia dalle coste neozelandesi e 1800 miglia dal Sudamerica. Per avvisarla della sua presenza dovrà tirare un martello sulla chiglia.

Da qui nascerà anche una delle più celebri e riuscite battute di Gianni Agnelli: “E’ l’unico uomo al mondo capace di trovare una donna anche in mezzo all’Oceano”.

Soldini con Isabelle Autissier dopo il salvataggio all’Around Alone 1998-99

2004 – Vincent Riou salva Jean Le Cam

Tra il 6 ed il 7 gennaio 2005 Jean Le Cam sta navigando a 200 miglia a ovest di Capo Horn. È in terza posizione a bordo di VM Matériaux in 3° posizione quando urta qualcosa. Bulbo perso e barca scuffiata con la poppa semi-sommersa. Fuori la temperatura è proibitiva. Freddo estremo e pochissime possibilità di sopravvivenza. Le Cam si rifugia a prua con muta di sopravvivenza e un po’ di abiti caldi, ma non ha molto tempo. Il primo ad arrivare da lui è Vincent Riou con PRB (non era la stasse PRB del naufragio di Escoffier n.d.r.), all’epoca in quarta posizione. Lo riesce a recuperare con una manovra rischiosa che porterà poi al disalberamento di PRB da lì a poco.

Fonte immagine: Repubblica.it

Qual è il salvataggio più clamoroso della storia?

Ernest Shackleton è tra gli esploratori più grandi della storia. Tre volte, invano, ha sfidato il Polo Sud. Era il 1916 quando la sua nave rimase stritolata dai ghiacci e impossibilitata a muoversi. Gli uomini trascorrono il lungo inverno australe a bordo della nave, ma il 27 ottobre l’Endurance viene abbandonata e un mese dopo è completamente distrutta dalla pressione del ghiaccio. Shackleton trasferisce l’equipaggio sulla banchisa in un accampamento d’emergenza chiamato “Ocean Camp” dove rimangono fino al 29 dicembre, quando si spostano, trasportando al traino tre scialuppe di salvataggio, su un lastrone di banchisa che chiamano “Patience (pazienza, in inglese) Camp”. Mai nome fu più azzeccato. Poi divenne questione di vita o di morte. Shackleton non si arrese: navigando per ottocento miglia su una scialuppa di sette metri in Antartide, riuscì a salvare tutti i 27 membri del suo equipaggio. Leggi qui l’articolo completo su quel viaggio da brividi

 

Gregorio Ferrari


Questi sono alcuni degli straordinari salvataggi della storia del Vendée Globe e l’ultima è in assoluto una delle storie di mare più incredibili di sempre, quel mix tra coraggio e un pizzico di incoscienza che a volte può anche salvare la vita.

Ci siamo dimenticati qualche storia? Fatecelo sapere con un commento!


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1 commento su “Naufragare soli in mezzo all’Oceano: tre recuperi estremi al giro del mondo (più uno)”

  1. Paolo Maria Ciriani

    Vago ricordo: Verso la fine dell’800 i tre Italiani che si salvaro vicino alle Falkland e rientrarono in Italia a bordo di una scialuppa, la ricerca della tenda rossa dei naufraghi del dirigibile Italia….Titanic, Andrea Doria e tanti altri come Robinson Crosuè (non so se è scritto giusto), ma poi dipende da quale parametro di rischio per i soccorritori si voglia considerare.

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