Vendée Globe da incubo per Thomson: problema al timone per Hugo Boss
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Non c’è pace per Alex Thomson al Vendée Globe. Il britannico aveva affrontato una complessa riparazione alla prua che lo ha tenuto impegnato per oltre 48 ore, tra rallentamenti per laminare i rinforzi e fasi in cui ricominciava a navigare al meglio e nella giornata di ieri era ufficialmente tornato in regata. Hugo Boss nelle poche ore in cui Thomson è riuscito a navigare correttamente si era dimostrata la barca più veloce della flotta ma è arrivata un’altra tegola e questa potrebbe essere pesantissima: lo skipper ha comunicato di avere un problema al timone di dritta.
Non è stato diffuso alcun comunicato circa il motivo del problema, ma in questi casi si tratta di un urto con un oggetto o di un cedimento. Nel secondo caso sarebbe il secondo nel giro di pochi giorni, con la sensazione che il sogno di Thomson di essere il primo velista non francese a vincere il Vendée Globe si stia trasformando in un incubo. Ne sapremo di più nelle prossime ore, ma la sensazione a questo punto che qualcosa sia andato storto nella progettazione di Hugo Boss inizia a serpeggiare e per quanto Thomson e il suo team si stiano dimostrando pronti ad affrontare qualsiasi criticità, questo potrebbe non bastare più.
Presto per tirare delle conclusioni, in attesa di capire se anche questo problema tecnico possa essere affrontato o meno. Non è chiaro se Thomson abbia una pala di rispetto a bordo, possibile, ma non è detto che questa sia sufficiente e comunque la sostituzione della pala di un’Imoca in pieno Oceano non è certo un gioco semplice. I danni ai timoni poi spesso non si limitano solo all’appendice ma possono essere coinvolti anche i sistemi di collegamento, insomma è una delle componenti più sensibili e critiche della barca. Thomson ha dimostrato di avere energie per affrontare anche le peggiori criticità, ma il contraccolpo psicologico dopo il problema alla prua potrebbe essere stato forte.
Sul web e sui social nel frattempo vengono mosse critiche alla nuova generazione di Imoca, colpevoli a detta di una parte del pubblico di essere troppo fragili. In realtà questo Vendée Globe 2020, fino ad ora, e in confronto alle due precedenti edizioni, ci ha mostrato una sostanziale solidità della flotta. Soltanto una barca risulta ritirata, Corum per il disalberamento, una percentuale nettamente migliore rispetto alle edizioni del 2016 e soprattutto rispetto a quella del 2012 dove le prime settimane di regata avevano fatto registrare danni importanti sulla flotta in un’epoca in cui i foil sugli Imoca non esistevano ancora.
Gli inconvenienti tecnici fanno parte del Vendée Globe. Non bisogna dimenticare infatti che gli Imoca 60 sono a tutti gli effetti dei prototipi di carbonio, delle barche per molti verse estreme che partecipano a una regata estrema. Facendo un paragone automobilistico è come parlare di una macchina o una moto che partecipa alla Parigi-Dakar, insomma non c’è da stupirsi che queste barche soffrano di problemi tecnici. Più inquietante è il fatto che nel giro di una settimana Hugo Boss ne abbia sofferto ripetuti, ma questo episodio non può essere preso a spunto per giudicare tutta la flotta di nuovi foiler, che certamente sta mostrando delle fragilità, ma i conti andranno fatti alla fine con classifica alla mano.
Ed è proprio un nuovo foiler, Apivia, che infatti sta dominando al momento la regata con oltre 300 miglia di vantaggio sul secondo, Thomas Ruyant che sta navigando con un solo foil. Il gruppo però è in netta rimonta sul leader e la buona notizia è che nel mezzo della bagarre c’è anche il nostro Giancarlo Pedote su Prysmian Group, 11mo a 594 miglia dal leader e assolutamente in corsa nel gruppo che conta.
Mauro Giuffrè
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