Grandi manovre finanziare al Cantiere del Pardo. I retroscena e la storia

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Grandi manovre finanziarie al Cantiere del Pardo, conosciuto per i marchi Grand Soleil per la vela e Pardo Yachts per le barche a motore. Il fondo di private equity Wise Equity SGR acquisirà il 60% delle azioni del marchio.

Si parlava da diversi mesi del cambio dell’azionista di maggioranza del cantiere forlivese, ma ora siamo davvero alla fine della trattativa.

Luigi Servidati (a sinistra) e Fabio Planamente

PLANAMENTE E SERVIDATI RESTANO

Fabio Planamente e Luigi “Gigi” Servidati, i due manager storici dell’azienda, appassionati velisti, erano diventati nel 2018 i soci di maggioranza con un’operazione di management buyout e un aumento del capitale sociale di 5 milioni di euro.

Ora rimarranno nell’azionariato del cantiere con il 40% delle quote conservando le loro posizioni (Servidati ricoprirà il ruolo di Presidente del Consiglio di Amministrazione, Planamente quello di Amministratore Delegato), ma di fatto Wise Equity si è assicurata il controllo del gruppo e dei suoi marchi.

Le grandi manovre del cantiere, assicurano dai vertici, sono per rafforzare il capitale e dare ordine all’impetuoso sviluppo del cantiere che negli ultimi anni è passato da meno di 4 milioni a 50 milioni di euro di fatturato.

Il mitico Grand Soleil 34 è una vera leggenda: progettato da Finot negli anni 70, è rimasto in produzione fino agli anni 80 con oltre 300 scafi realizzati

LA STORIA DEL CANTIERE DEL PARDO

Il Cantiere del Pardo è uno dei brand più famosi, in Italia e a livello internazionale, nel segmento delle barche da crociera dai 30 ai 60 piedi, e nella sua storia ricorrono le alleanze con i fondi.

Giuseppe Giuliani Ricci (ora in Solaris) lo fondò nel 1973 portandolo al successo con modelli mitici: prima il GS34 di Finot con quella poppa gigantesca (c’era anche l’oblò!) per allora, grandi volumi mai visti. Poi i modelli di Alain Jezequel (celebri il 343 e il 39) e quelli di Frers che fecero concorrenza agli Swan (al punto che i Grand Soleil erano conosciuti come “Spaghetti Swan”).

Il Cantiere del Pardo fece anche una prima incursione nelle barche a motore con il marchio Hudson&Ricci, Giuliani poi acquisì anche la maggioranza del cantiere francese Dufour, creando il secondo gruppo nautico al mondo: infine vendette tutto nel 2008 al fondo statunitense Rhone Capital. Rhone aveva acquistato una quota del 70% da Giuliani, dai manager e da altri investitori, tutti rimasti nel capitale con quote minori. Il fondo internazionale aveva poi ceduto il cantiere ai tedeschi di Bavaria.

L’azienda aveva conosciuto la crisi fino a che, nel 2014 Servidati e Planamente erano approdati come manager del cantiere, dopo avervi lavorato per diversi anni, il primo dal 2000 e il secondo dal 2009, ricoprendo diverse cariche.

Tra i soci, allora, c’era la famiglia Trevisani (uscita di scena nel 2018) e Andrea Amadori.

Grand Soleil 42 LC
Il Grand Soleil 42 LC (Long Cruise)

Nel 2015 l’unico marchio dell’azienda era Grand Soleil: Planamente e Servidati hanno dato la loro impronta operando scelte “di svolta”, come la nascita del nuovo brand a motore Pardo Yachts e, per quanto riguarda le imbarcazioni a vela, della gamma Long Cruise nel 2015 e nel 2018 della nuova Custom Line.

I risultati sono arrivati: oggi, sui 50 milioni di giro d’affari del Cantiere del Pardo, l’80% è generato dalle barche a motore e il 20% da quelle a vela. L’ebitda (ovvero gli utili prima degli interessi, delle imposte, del deprezzamento e degli ammortamenti) generato è di 7 milioni.

Di recente, Cantiere del Pardo ha acquisito il marchio statunitense di barche a motore Van Dutch: un’operazione che potrebbe incrementare il fatturato di 20/30 milioni di euro e attivare sinergie importanti per il mercato USA.

Ghego Saggini

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1 commento su “Grandi manovre finanziare al Cantiere del Pardo. I retroscena e la storia”

  1. Piccola nota storica all’articolo: quello che Voi indicate come Grand Soleil 34 in realtà è il GAP (Gruppi di Azione Partigiana) uno one-off da regata del 1973 che condivideva con il GS 34 solo lo scafo mentre la coperta era flush-deck, gli interni erano stati ridotti al minimo indispensabile per regatare e, infine, il piano velico era super-maggiorato. Non so quanti ne siano stati realizzati…Io ne ricordo un’altro che si chiamava Nerone…

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