REPORTAGE Vendée Globe, pozzetti da giro del mondo a confronto

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pozzettiPoco prima che iniziasse il Vendée Globe (QUI cosa sta accadendo in oceano) la nostra corrispondente da Les Sables d’Olonne Francesca Goi è salita a bordo di quattro IMOCA 60 di generazioni diverse pronti a partire per il giro del mondo e ci racconta, in tre puntate, le differenti soluzioni progettuali applicate sulle barche: Foil, pozzetto e carena. Dei foil vi abbiamo parlato QUI, oggi analizziamo i pozzetti, i “cockpit”.

LE BARCHE CHE ABBIAMO ANALIZZATO

La prima barca è Medallia della skipper inglese Pip Hare. Varata nel 1999 è una delle veterane della corsa, alla terza Vendée Globe. Affidabile e performante, Medallia ha chiglia centrale. 

La Mie Caline – Artisans Artipole di Arnaud Boissières è una barca del 2007. I foils sono stati aggiunti nel 2012, assieme ad importanti interventi sulla struttura della barca. Arnaud, o Cali, come lo si sente chiamare più spesso, è al suo quarto Vendée Globe. 

Charal di Jeremie Beyou, varata nell’estate del 2018, è un foiler di ultima generazione. Anche Jeremie è alla quarta Vendée Globe, con un ottimo terzo posto all’edizione 2016. Charal è un concentrato di tecnologia e potenza e vederla navigare è straordinario. Jeremie è fuori corsa per la vittoria, dato che un’avaria al timone lo ha costretto al rientro a Les Sables, ma è in lizza per il record di percorrenza sulle 24 ore, una volta ripartito.

DMG Mori, dello skipper giapponese Kojiro Shiraishi, varata nel settembre 2019. Abbiamo scelto DMG Mori perché pur essendo la sister-boat di Charal, ha alle spalle un progetto diverso. Kojiro vuole portare a termine il suo secondo Vendée Globe, dopo l’abbandono del 2016. La parola che descrive DMG Mori è prudenza. 

IMOCA 60, POZZETTI A CONFRONTO

MEDALLIA

Il pozzetto del Medallia è simile a quello che ritroviamo su altre barche senza foils. La navigazione più confortevole di una barca con deriva centrale non ha richiesto particolari protezioni nella zona del pozzetto, che risulta sicuramente meno bagnato di quello di un foiler.

LA MIE CALINE

Scafi sempre più veloci, grazie ai foils, ma anche sempre più acqua sul ponte e impatti violenti per la barca e, soprattutto per lo skipper. La concentrazione non può calare mai e le regolazioni continue delle vele richiedono che lo skipper passi sempre più tempo in pozzetto. Per un maggiore confort dei Arnaud, il pozzetto è stato chiuso ulteriormente allungando la copertura di un metro e, per la sua incolumità, la superficie è stata ridotta, in modo che, in caso di impatti violenti o cadute si possa ridurre al minimo l’eventualità di traumatologie.

Il cambio del piano velico e della posizione dell’albero hanno modificato il layout del ponte e i rinvii di drizze e scotte. A poppa, è stato creato un falso ponte, con una sorta di scivolo che permette di tenere le vele all’esterno e di spostarle più facilmente.

Foto di Gauthier Lebec

CHARAL

Anche per Charal, i foils hanno evidenziato la necessità di garantire maggiori confort e sicurezza allo skipper, con pozzetti sempre più chiusi. La navigazione con i foils porta molta acqua sul ponte e, di conseguenza nel pozzetto. A cause dei violenti impatti delle brusche decelerazioni, nel pozzetto arrivava a crearsi un’onda che poteva facilmente entrare sottocoperta, minacciando la sicurezza dello skipper e la strumentazione elettronica. Da qui la scelta di maggiore protezione della zona dove lo skipper passerà la maggior parte del tempo durante la corsa. Per issare ed ammainare le vele, Jeremie Beyou ha voluto delle telecamere che gli permettessero di seguire l’operazione senza uscire dal pozzetto.

DMG MORI

A causa della quantità d’acqua che si riversava nel pozzetto, fin dalle prime navigazioni ci si è resi conto che la protezione non era sufficiente a garantire la sicurezza e il confort dello skipper, Come nel caso degli altri foiler, la copertura è stata quindi incrementata di circa un metro. Ció ha permesso anche di aggiungere un pannello solare aggiuntivo. Winch (4), manovre e tripline per aprire i jammer e comandare i sistemi di hook nell’albero sono gestibili dal pozzetto. Come per gli altri foiler con pozzetto chiuso, la protezione dall’acqua è a detrimento dell’altezza: nei nuovi pozzetti non c’è lo spazio per stare in posizione eretta.

Francesca Goi


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