Questa barca proverà a difendere la Coppa America

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Emirates Team New Zealand launch their second AC75 ‘ Te Rehutai”
36th America’s Cup presented by PRADA

Chissà cosa ha pensato Max Sirena, lo skipper di Luna Rossa, quando ha visto il secondo AC 75 di Team New Zealand. Magari il team director italiano aveva già avuto qualche anticipazione e non è rimasto sorpreso, ma questa barca sembra destinata a far parlare di se nei prossimi giorni.

Lo è intanto perché questa sarà la barca del defender, quella che cercherà di tenere la Coppa America in Nuova Zelanda respingendo gli attacchi degli sfidanti. Si tratta quindi della barca più attesa di quest’edizione della Coppa. Ma “Te Reuthai“, così è stata battezzata, farà parlare di se anche per le scelte progettuali intraviste già dalle prime immagini. Questa barca sembra infatti una sintesi delle barche degli sfidanti, con in più alcune novità. Ha uno “skeg” che ricorda quello di Ineos, piuttosto voluminoso, ma i contorni dello skeg sono morbidi come quelli di Luna Rossa. La prua è invece più vicina a quella di American Magic, a V in stile skiff australiano pur essendo a tutti gli effetti differente. Dalla barca degli americani però si allontana decisamente a proposito dei volumi anteriori molto più scavati. L’idea sembra quella di limitare la superficie bagnata allo skeg quando la barca non navigherà sui foil. I volumi scavati che terminano con un leggero spigolo sul limite esterno della barca, sembrano invece pensati per garantire galleggiabilità se la barca scendesse violentemente dai foil, evitando così pesanti ingavonate di prua. A poppa invece volumi piatti e uno spigolo esterno piuttosto accentuato. In linea di massima le forme sembrano però meno aerodinamiche rispetto a quelle di Luna Rossa, assolutamente prive di spigoli. Quasi come se si trattasse di un’interpretazione delle criticità differente.

Le forme del nuovo AC 75 kiwi sono però molto diverse da quelle della prima barca neozelandese. Indice che quindi forse la prima non era così competitiva come in molti sostenevano.

La “sintesi” fatta dai neozelandesi pone una domanda: loro hanno copiato gli altri team o viceversa? Non c’è risposta al momento, ma in un certo senso le scelte di Team New Zealand fanno capire che anche alcune fatte dagli altri team sarebbero esatte. Paradossalmente la barca più differente da quella del defender sembra quella di Luna Rossa. E torniamo alla prima domanda: Max Sirena si è sorpreso nello scoprirlo?

Mauro Giuffrè

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4 commenti su “Questa barca proverà a difendere la Coppa America”

  1. La diversità fra le barche sfidanti (che prima gareggeranno per la Prada Cup) e il defender neozelandese è abbastanza significativo e qualcuno dei team progettuali avrà azzeccato la scelta migliore mentre qualcun’altro, evidentemente, no! Il problema di fondo che sembra aver ispirato i neozelandesi e avevo sottolineato essere cruciale il 10/09/2019 (a commento dell’articolo “Quando l’opera morta diventa viva: il caso AC 75 e Imoca 60) sembra essere il “decollo” e l’ammaraggio durante le manovre e, nel ricordare le regate con gli IACC nel golfo di Hauraki, penso al vento spesso debole che vi soffiava e, forse, la scelta operata dai neozelandesi potrebbe essere motivata da questo…O da chissà cos’altro! Speriamo che questa notevole competizione tecnologica renda entusiasmanti le regate fra queste barche che poco barche sono quando navigano, in gran parte, per aria…Ma che, comunque e imprescindibilmente, sempre pienamente barche sono quando decollano e ammarano!

  2. Tutta la mia simpatia a Max Sirena, ma lui è solo un velista, Front Man di Prada, non è il Toto Wolf della Mercedes.
    Mi auguro che dietro di lui ci sia una Direzione Tecnica sufficientemente “robusta” per capire se c’è un Gap di progettazione e come eventualmente correre ai ripari.
    Comunque vada, Forza Italia!

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