REPORTAGE Foil al Vendée Globe, quattro IMOCA 60 a confronto

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foilLe Sables d’Olonne (Vandea, Francia) – Dopo la “scheda” con tutto quello che dovete sapere sul Vendée Globe 2020/21 (un’edizione che metterà nuovi confini dal punto di vista tecnologico), entriamo nel “tecnico” con la nostra corrispondente da Les Sables d’Olonne Francesca Goi che è salita a bordo di quattro IMOCA 60 di generazioni diverse pronti a partire per il giro del mondo e ci racconta, in tre puntate, le differenti soluzioni progettuali applicate sulle barche: Foil, pozzetto e carena. Oggi parliamo di foil. (foto di apertura: Gauthier Lebec / Charal)

COME SI SONO EVOLUTI GLI IMOCA 60 – I FOIL

E’ sufficiente un rapido sguardo verso il pontile, per capire che i foils sono i veri protagonisti dell’edizione 2020-2021 del Vendée Globe. Siamo saliti a bordo (o quasi, causa Covid Charal l’abbiamo ammirata dal pontile) di quattro barche che prenderanno il largo, domani 8 novembre da Les Sables d’Olonne, per il giro del mondo in solitaria. Abbiamo scelto quattro barche rappresentative per capire l’evoluzione degli Imoca e quattro team con filosofia, budget e priorità diverse. Nonostante al Vendée Globe ci sia un’unica classifica, immaginiamo che la regata si correrà in plotoni. Una prima grande distinzione sarà tra barche con o senza foils. Tra i foiler è possibile distinguere tra progetti di ultima generazione, nati attorno ai foil stessi e barche alle quali sono stati aggiunti in un secondo tempo. I favoriti, inutile dirlo, hanno tutti barche di ultima generazione.

Detto questo, il Vendée Globe è una regata lunga e impegnativa, dove ogni elemento conta: con un tasso di abbandono medio del 50%, la performance non è l’unica variabile.

LE BARCHE CHE ABBIAMO ANALIZZATO, DALLA PIU’ MODERATA ALLE PIU’ ESTREME

La prima barca è Medallia della skipper inglese Pip Hare. Varata nel 1999 è una delle veterane della corsa, alla terza Vendée Globe. Affidabile e performante, Medallia ha chiglia centrale. Pip mira a portare a termine il suo Vendée Globe a prescindere dal piazzamento. La parola per descrivere questo progetto: coesione. Nonostante le iniziali difficoltà a trovare uno sponsor che sostenesse il progetto, passione e determinazione della skipper e del team, hanno reso l’impresa possibile.

La Mie Caline – Artisans Artipole di Arnaud Boissières é una barca del 2007. I foils sono stati aggiunti nel 2012, assieme ad importanti interventi sulla struttura della barca. Arnaud, o Cali, come lo si sente chiamare più spesso, è al suo quarto Vendée Globe. La parola per descrivere questo progetto è costanza: dello skipper, del progetto e dei partner. La Mie Caline non è tra le favorite per la vittoria, ma Arnaud sa che può ottenere un buon piazzamento, subito dietro alle barche di nuova generazione.

Charal di Jeremie Beyou, varata nell’estate del 2018, è un foiler di ultima generazione. Anche Jeremie è alla quarta Vendée Globe, con un ottimo terzo posto all’edizione 2016 (e quest’anno è decisamente tra i favoriti). Charal è un concentrato di tecnologia e potenza e vederla navigare è straordinario. Parliamo di una barca che ha toccato punte di 37 nodi di velocità e che la settimana scorsa, in una giornata di mare piatto, con 18 nodi di vento è arrivata a farne 31. La parola che descrive il progetto: dedizione. Jeremie punta alla vittoria.

DMG Mori, dello skipper giapponese Kojiro Shiraishi, varata nel settembre 2019. Abbiamo scelto DMG Mori perché pur essendo la sister-boat di Charal, ha alle spalle un progetto diverso. Innanzitutto, barca e skipper hanno meno miglia insieme al loro attivo, budget diversi e diverse priorità. Kojiro vuole portare a termine il suo secondo Vendée Globe, dopo l’abbandono del 2016. La parola che descrive DMG Mori è prudenza. Nel senso positivo del termine: Kojiro è uno skipper molto determinato, che non corre rischi inutili. DMG Mori ha foils diversi da quelli di Charal e ha mantenuto la struttura della prua del varo. Sarà interessante vedere come si comporteranno in mare due progetti così simili e diversi al tempo stesso.

Foto di Francesca Goi

MEDALLIA, VENT’ANNI DI BARCA, NIENTE FOIL

Medallia è l’IMOCA della skipper inglese Pip Hare. Se Pip è al suo primo Vendée Globe, la barca è una veterana della corsa. Costruita da Bernard Stamm per prendere parte al Vendée Globe del 2000 con il nome di Superbigou, la barca era di nuovo alla partenza del giro del mondo in solitaria nel 2016, con lo skipper svizzero Alan Roura. Siamo saliti a bordo di Medallia accompagnati da Joff Brown, team manager del progetto.

A livello di scafo, la barca ha sostanzialmente mantenuto le caratteristiche del varo e non monta i foils. Ciononostante, parliamo di uno scafo performante, leggero e veloce, che ha permesso ad un giovane Alan Roura di ottenere il 12mo posto alla scorsa edizione del Vendèe Globe. La scelta di non montare i foils deriva da una valutazione del costo-opportunità dell’intervento e dal fatto che il coinvolgimento dello sponsor è arrivato con un certo ritardo. Il team ha valutato che l’incremento della performance che i foils avrebbero portato, non giustificava l’investimento, a meno di interventi sostanziali anche sulla struttura della barca. Pip non partirà da Sables d’Olonne con l’ambizione di vincere, ma di fare un buon Vendée Globe per sé, per il team e per gli sponsor, e, soprattutto, portare a termine la corsa.

Foto di Francesca Goi

LA MIE CALINE, CON I FOIL, MENO PIANO VELICO

Il secondo progetto è La Mie Caline – Artisans Artipôle, di Arnaud Boissières. Ci ha accolti a bordo JC (Jean-Christophe Caso), membro del team e esperto navigatore. Nonostante non si tratti di uno scafo di ultima generazione, La mie Caline – Artisans Artipole ha subito delle importanti modifiche nel 2012 per integrare i foils.

Si tratta in questo caso di foils di prima generazione, per intenderci gli stessi che avevano portato Jeremie Beyou sul terzo gradino del podio nel 2016 e che ritroviamo oggi anche su Time for Oceans di Stephane de Diraison. Se quindi la carena rimane la stessa del varo, aggiungendo i foils è stato necessario arretrare l’albero di un metro, cambiando baricentro, piano velico e comportamento della barca.

L’introduzione dei foils ha obbligato a ridurre il piano velico. Il J-1, grande vela di prua, del peso di 110Kg (a secco) non c’è più . E’ stato sostituito da un code 0 della taglia di un J-1, pur garantendo un range di utilizzo simile (come raccontiamo nell’intervista a Gautier Sergent in coda al servizio di presentazione della regata dove spieghiamo le ragioni di questa scelta legata al momento raddrizzante dei foils n.d.r.).

Foto Gauthier Lebec / Charal

CHARAL, TERZA GENERAZIONE DI FOIL PER VINCERE

Varata del settembre 2018, Charal è una barca concepita attorno ai foil. Di Charal abbiamo parlato con Gauthier Lebec, del team di Beyou. Di dimensioni più grandi rispetto a quelli montati sulle barche “generazione 2016”, i foil di nuova generazione escono sul ponte. Quelli di Charal sono divisi in due parti, con un tip ed uno shaft ben distinti (il foil è composto da due parti: il “tip”, la punta, e lo shaft, il “braccio” che collega la punta alla barca, per intenderci, ndr), a differenza per esempio di quelli di Hugo Boss, che hanno una curvatura molto più pronunciata e continua.

L’idea dei progettisti di Charal è quella di avere shaft più lunghi che possano affondare i foils profondamente nell’acqua e, di conseguenza, permettere alla barca di volare più in alto per scavalcare le onde. Dal varo del 2018, quella con cui partirà Jeremie Beyou è la V3 (la terza versione di foils): rispetto alla V1 (simile a quella della sister-boat DMG Mori), la V2 aveva un tip più corto, una geometria più simile a quella di Apivia O LinkedOut, con una forma a L più pronunciata. Lo shaft della V2 era troppo corto, quindi meno possibilità di regolazione dell’estensione. In un certo senso, la V3 è più simile alla V1: come la V1 ha uno shaft lungo, con l’angolo piuttosto vicino alla barca e come la V2 ha lunghezza maggiore ed angolo più aperto.

Foto di Francesca Goi

DMG MORI, SISTERSHIP DI CHARAL (MA COI FOIL PIU’ PICCOLI)

Siamo saliti a bordo di DMG MORI con Simone Gaeta, rigger e responsabile foils and stearing system.
La barca dello skipper giapponese Kojiro Shiraishi è la sister-boat di Charal: stesso progetto e stesso cantiere, varata a settembre 2019, un anno dopo quella di Jeremie Beyou.

Foiler di nuova generazione, DMG Mori navigherà con i foils del varo, la V1 di Charal, quindi più piccoli di quelli della sister-boat o di Arkea-Paprec e LinkedOut. Se la dimensione è la variabile che salta all’occhio, i progettisti lavorano oggi anche su altri elementi. Possono variare anche l’ampiezza e lunghezza dello shaft (la parte del foil che entra in acqua), sapendo che quest’ultima può avere conseguenze di ventilazione, motivo per il quale vediamo barche con i fence. Per regole di stazza, l’angolo di incidenza dello shaft invece rimane fisso.

Nonostante la barca di ultima generazione, Shiraishi vuole innanzitutto finire il suo Vendée Globe, motivo per il quale il grande lavoro è stato fatto sulla fiabilizzazione prima che sulle performance della barca. A ciò va aggiunto che, diversamente dalla sister-boat, il team ha avuto solo un anno per mettere a punto la barca, e la maggiore esperienza di Charal ha giovato anche a DMG Mori.

Francesca Goi

Domani vi parleremo delle soluzioni adottate per il pozzetto di questi IMOCA 60!


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