Enrico Tettamanti: “Vi racconto come è cambiata la nostra vita in trimarano”

IL REGALO PERFETTO!

Regala o regalati un abbonamento al Giornale della Vela cartaceo + digitale e a soli 69 euro l’anno hai la rivista a casa e in più la leggi su PC, smartphone e tablet. Con un mare di vantaggi.

(nella foto: La “Tettamanti’s family” posa in banchina, a Carloforte, prima tappa dopo la partenza dal Marina di Ragusa per il terzo giro del mondo in barca. Enrico Tettamanti (44 anni) ha in braccio il figlio Kai (4), la compagna Giulia Azzalli (32) tiene il passeggino con il secondogenito Aua (due anni a luglio). Sullo sfondo il loro trimarano Kamana 3.3, un Neel 51)

Navigo da sempre e vivo in barca a tempo pieno da 23 anni. Nel lontano 2000 ho iniziato a costruire la mia prima Kamana, il nome deriva dalla fusione di due parole e significa “piacere dell’anima”.

Il nome Kamana non rappresenta solo il nome di tutte le barche su cui ho navigato, per me e per le tante persone che negli anni ci seguono, via mare o via internet, è diventata una parola che racchiude in sé la mia filosofia di navigazione: il piacere della vela estrema alla portata di tutti.

LE MIE KAMANA
Ho sempre cercato di dare la possibilità a chiunque volesse, anche senza esperienza, di partecipare ad una delle nostre avventure, veleggiando ed esplorando i posti più remoti del pianeta, dalle mete tropicali a quelle polari.
La prima Kamana è stata un Cigale 16, un riuscitissimo progetto di Finot che aveva inizialmente ideato quel gioiello di 54 piedi per sé stesso, decidendo poi di costruirlo in serie ridotta presso il cantiere Alubat. Con Kamana ho navigato per 7 anni intorno al mondo senza mai fermarmi: Atlantico del nord, Atlantico del sud, isole dei mari del sud Pacifico, Patagonia, Capo Horn, Antartide, circumnavigazione completa della Terra del Fuoco, ….

Conclusosi quell’ambizioso progetto a bordo di Kamana ho fatto una breve sosta sulla terraferma per venderla, durante quei mesi ha fatto breccia nel mio cuore di marinaio, oltre che una nuova barca, anche la persona che avrei sposato da lì a nove mesi e con cui sarei partito per un nuovo giro del mondo.

Assieme a Giulia e a bordo di Kamana 2 (uno splendido Solaris 72 di nome “Plum”), ho deciso di seguire una rotta simile al passato, volendo però realizzare un progetto più articolato e che prevedesse diversi soci finanziatori.

Il programma ha avuto un ottimo successo e per otto anni abbiamo navigato gli oceani in lungo e in largo: la Groenlandia coi suoi giganti di ghiaccio, il selvaggio Labrador, la riserva integrale delle isole Galapagos, i fiordi inesplorati dell’Alaska, i frastagliati atolli del Pacifico, gli arcipelaghi isolati e incontaminati della papua Nuova Guinea e della Papua Indonesiana, il Myanmar e molte altre mete meravigliose…

Nel frattempo nel 2016 è nato il nostro primogenito Kai. All’età di due mesi ha raggiunto assieme a Giulia la barca, che all’epoca si trovava in Alaska, e ha iniziato a vivere a tempo pieno a bordo con noi.

L’anno dopo abbiamo deciso di rientrare in Mediterraneo per mettere in vendita la barca e abbiamo scelto di tornare provando a farlo attraverso il passaggio a Nordovest.

Potrei dilungarmi in infiniti racconti su questa meravigliosa avventura… sicuramente il fatto di avere avuto a bordo ben cinque bambini, tra cui il nostro Kai di appena un anno, è ciò che ha reso l’impresa del passaggio una vera e propria esperienza di vita, indimenticabile e impagabile. Alla fine del passaggio abbiamo potuto dire di essere stati i primi italiani nella storia a completare il passaggio “contromano”, con rotta da Ovest a Est.

Rientrati in Italia abbiamo scoperto che l’impresa del passaggio a Nordovest ci aveva regalato qualcosa di molto più importante di un primato… aspettavamo infatti il nostro secondo figlio Aua (il suo nome in onore delle tradizioni del popolo inuit)!

COSI’ SIAMO PASSATI AL TRIMARANO
Durante la gravidanza abbiamo iniziato a pianificare un nuovo progetto: un giro del mondo (il mio terzo) a latitudini tropicali che cercasse di raggiungere i luoghi meno conosciuti, questa volta non solo per goderne dal punto di vista naturale ma soprattutto con l’intento di conoscerne le comunità che li abitano.

Dopo essere passato per due monoscafi, che senza dubbio erano il meglio che il mercato internazionale potesse offrire per quella tipologia di barca, ho deciso di passare al multiscafo.

I multiscafi mi sono sempre piaciuti nonostante non li avessi mai presi in considerazione perché non si conciliavano al meglio con le mete e le navigazioni impegnative che hanno caratterizzato le nostre avventure fino al 2017. Per un giro del mondo a livello tropicale non c’è dubbio che siano mezzi molto efficienti, per non parlare della comodità della vita di bordo nelle andature portanti.

Prima di scegliere ho valutato diversi catamarani, ma non sono riuscito a trovare un compromesso interessante: i catamarani sono o molto improntati al charter, e quindi poco interessanti per le nostre esigenze, oppure studiati più per le performance e quindi con volumi interni piuttosto ridotti ma costi molto alti!

I trimarani, che ho sempre preferito rispetto ai catamarani soprattutto per il modo di navigare più simile al monoscafo, sono in linea di massima più performanti e sicuri, ma in realtà fino all’uscita del Neel 51 non erano ancora stati progettati dei mezzi che avessero gli spazi interni necessari per il nostro progetto.

Il concetto di Neel mi ha da subito colpito sulla carta ma, essendo un prodotto così nuovo, non riuscivo a trovare informazioni tecniche sufficienti e/o prove a mare fatte da professionisti. La soluzione per capire se potesse andare bene per i nostri scopi o meno è stata di andare a provarlo personalmente a La Rochelle, in Francia.

Dopo appena un’ora di navigazione mi è stato chiaro che stavo timonando quella che sarebbe diventata Kamana 3 (che abbiamo chiamato Kamana 3.3 per via dei suoi tre scafi). Ho avuto la fortuna di poter collaborare con il cantiere e intervenire in vari aspetti dell’imbarcazione, visto l’uso che ne avremmo fatto ho apportato alcune modifiche al modello proposto.

UNA BARCA EFFICIENTE E COMODA
Abbiamo quindi messo in acqua un mezzo super efficiente dal punto di vista energetico: non abbiamo generatore ma svariati pannelli solari di ultima generazione, un generatore idroelettrico e un sistema di batterie al litio studiato nel dettaglio per offrire la miglior resa usando la barca a tempo pieno.

Vele e albero/rigging sono stati valutati per le miglior performance e il miglior passaggio sull’onda, ma la vera differenza è stata quella di cercare di mantenere la barca il più semplice possibile, con svariati accorgimenti sull’impiantistica e scelte di materiali specifici che abbassassero drasticamente le ore di lavoro di manutenzione.

In questo momento siamo a bordo da oltre 9 mesi, abbiamo navigato oltre 10.000 miglia e posso dire che tutto quello che avevamo sperato, in termini di efficienza e comodità di vita a bordo, l’abbiamo ottenuto.

Sul tema comodità vorrei spendere qualche parola in più… sicuramente ci aspettavamo un cambio radicale rispetto al monoscafo, ma le nostre aspettative sono state ampiamente superate. Gli spazi nelle cabine, le attività in cucina, i lavori di manutenzione, la vita di bordo in generale, a maggior ragione con due bambini piccoli che corrono di qua e di là, sono diventati più facili, gestibili, pratici. Direi che alle volte ci si dimentica quasi di essere su una barca!

Se le condizioni del mare cambiano e si naviga controvento in un mare piuttosto formato con onda di prua, un monoscafo naviga nettamente meglio. Ma se si hanno a disposizione le tempistiche giuste, con uno studio adeguato delle previsioni metereologiche, è veramente difficile trovarsi in condizioni complicate. E comunque, il mezzo è assolutamente in grado di affrontare anche queste condizioni.

LA NOSTRA TRAVERSATA
Siamo salpati dal Marina di Ragusa i primi di ottobre con destinazione Nassau (Bahamas), che ci eravamo prefissi di raggiungere verso intorno al 15/20 dicembre.

Le tappe che abbiamo fatto sono quelle classiche, anche se dopo una sosta nella bellissima Carloforte abbiamo fatto rotta su Palma de Mallorca e siamo stati bloccati otto giorni per un susseguirsi di tempeste con intensità fuori dal comune per quel periodo.

Dopo Palma, approfittando di una finestra meteo favorevole, abbiamo deciso di navigare oltre Gibilterra, facendo tappa a Barbate de Franco, a nord dello stretto di Gibilterra dalla parte oceanica. Durante quella navigazione il nostro piccolo Aua ci ha regalato una grande emozione…ha mosso i suoi primi passi tra un’onda e l’altra attraversando l’intera dinette per correre tra le braccia di Giulia.

La cosa curiosa, probabilmente dovuta proprio al fatto che da quando ha iniziato a camminare ha sempre vissuto su una barca, è che è sempre stato molto più sicuro e bilanciato durante le navigazioni che nelle nostre passeggiate sulla terraferma.
Da Barbate abbiamo quindi navigato verso Lanzarote: una navigazione meravigliosa con poco vento, anche se grazie all’efficienza della barca abbiamo mantenuto medie vicine ai 10 nodi.

Lì abbiamo preparato tutto nel minimo dei dettaglio, vari check tecnici, spesa e di nuovo in navigazione verso Capo Verde, a metà novembre. Capo Verde è una meta che, per chi ha tempo, non dovrebbe essere saltata.
Le isole e i suoi abitanti sono meravigliosi, vivono letteralmente a tempo di musica che risuona in ogni strada e che portano nel DNA. Inoltre sono isole che offrono degli spot insuperabili per kitesurf e surf, che sono due nostre grandi passioni. Questa tappa ci ha permesso poi di “spezzare” la traversata che, avendo come meta Nassau che è 1000 miglia più lontana rispetto alle classiche mete di arrivo caraibiche, sarebbe altrimenti risultata molto lunga per i bimbi.

Da Ragusa e Nassau, fortunatamente non abbiamo avuto nessuna sorpresa, nessun inconveniente.

Come sempre dedico molto tempo, impegno e tutta la mia esperienza al fine di preparare la barca al meglio prima di salpare per godermi poi completamente il vento e la navigazione. Veleggiare da un continente all’altro, seppur sia un’esperienza vissuta più e più volte, mi affascina e mi emoziona come la prima volta…

Enrico Tettamanti

GALLERY – TUTTE LE FOTO DA BORDO DI KAMANA 3.3 (foto di Enrico Tettamanti e Giulia Azzalli)

Prossimamente, tutti i consigli di Enrico e Giulia per la vita di bordo…

PER CONTATTARE ENRICO

Kamana 3.3 e la famiglia di Enrico possono essere seguiti nelle loro avventure attraverso l’account Instagram @kamanalife. Enrico Testamenti inoltre lavora come consulente per tutti coloro che desiderano pianificare traversate e giri del mondo o spedizioni in mete estreme. Dall’acquisto della barca alla realizzazione del progetto. Se volete contattarlo, potete farlo all’indirizzo enri.ttt@gmail.com


AIUTACI A TENERTI SEMPRE AGGIORNATO

I giornalisti del Giornale della Vela, insieme con Barche a Motore e Top Yacht Design si impegnano ogni giorno a garantire informazione di qualità, aggiornata e corretta sul mondo della nautica in modo gratuito attraverso i siti web. Se apprezzi il nostro lavoro, sostienici abbonandoti alla rivista. L’abbonamento annuale costa solo 49 euro!

Sostienici anche su Barche a Motore e Top Yacht Design!

——————————————————

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER, E’ GRATIS!

Per rimanere aggiornato su tutte le news dal mondo della vela, selezionate dalla nostra redazione, iscriviti alla newsletter del Giornale della Vela! E’ semplicissimo, basta inserire la tua mail qui sotto, accettare la Privacy Policy e cliccare sul bottone “Iscrivimi”. Riceverai così sulla tua mail, due volte alla settimana, le migliori notizie di vela! E’ gratis e ti puoi disiscrivere in qualsiasi momento, senza impegno!


Una volta cliccato sul tasto qui sotto controlla la tua casella mail

Privacy*

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

1 commento su “Enrico Tettamanti: “Vi racconto come è cambiata la nostra vita in trimarano””

  1. E’ una cosa che mi sono sempre chiesto, ma questi navigatori, che girano il mondo in lungo ed in largo, a volte, nell’arco dei suoi giri cambiano anche barca, monoscafo, trimarano, ma che lavoro fanno, come fanno a mantenersi uno stile di vita così, perché comunque di soldi ce ne vuole, e non pochi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Scopri l’ultimo numero

Sei già abbonato?

Ultimi annunci
I nostri social

Iscriviti alla nostra Newsletter

Ti facciamo un regalo

La vela, le sue storie, tutte le barche, gli accessori. Iscriviti ora alla nostra newsletter gratuita e ricevi ogni settimana le migliori news selezionate dalla redazione del Giornale della Vela. E in più ti regaliamo un mese di GdV in digitale su PC, Tablet, Smartphone. Inserisci la tua mail qui sotto, accetta la Privacy Policy e clicca sul bottone “iscrivimi”. Riceverai un codice per attivare gratuitamente il tuo mese di GdV!

Una volta cliccato sul tasto qui sotto controlla la tua casella mail

Privacy*


In evidenza

Può interessarti anche

Guido bernardinelli - 1

Guido Bernardinelli e la vela. Storia di un amore infinito

L’azienda che dirige, La Marzocco, 800 dipendenti, è un’eccellenza internazionale nel mondo del caffè espresso ma soprattutto è partner degli inglesi di INEOS Britannia alla Coppa America di Barcellona. Perché Guido Bernardinelli, 57 anni, la vela ce l’ha nel sangue,

Lago Maggiore

Come si va in crociera in barca a vela sul Lago Maggiore

Capita spesso di raccontare di avventure, regate e traversate al limite del verosimile, esperienze “salate”, per così dire. Meno, però, capita che si parli di laghi. Eppure la vela non è certamente estranea alla tradizione lacustre, e non parliamo solo