Strapoggia? No grazie. Ecco gli errori da evitare. VIDEO

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La strapoggia dell’X-41 Le Coq Hardy. Foto Studio Borlenghi

Strapoggiare è una delle esperienze meno gradevoli che possano accadere in barca a vela, soprattutto perché la cosiddetta “strambata involontaria” avviene ovviamente sotto spinnaker. Succede quando si naviga molto bassi in poppa con vento forte, ed è la porzione di spinnaker esposta sopravvento quella che spinge la barca alla poggia con tutto ciò che ne consegue. Il gioco è quindi di tenere lo spinnaker quadrato quanto basta per scendere abbastanza poggiati, ma non troppo. Con 25-30 nodi non terremo mai il tangone completamente esposto come faremmo magari con 12-15, ma occorre essere un po’ più conservativi, tenere la vela meno esposta e non cercare sempre la massima poggia, per evitare spiacevoli conseguenze.

Nel video che vi proponiamo la barca naviga molto poggiata con vento sicuramente oltre i 20 nodi. Lo spinnaker giustamente non è eccessivamente quadrato. Si sente il tailer che lasca la scotta e non appena la barca sbanda leggermente sopravvento, correttamente, cazza per farla ritornare piatta e dare spinta. Al secondo rollio però probabilmente la raffica è più forte e nonostante il tailer cazzi la scotta la barca parte in strapoggia. Notiamo due errori: l’uomo al braccio dello spi non è pronto a strallare. La vela resta quadrata nella stessa posizione fino a quando la barca non stramba involontariamente. Il braccio dello spinnaker in questi casi è una sicurezza e la sua correzione essere molto dinamica. Appena la barca accenna a sbandare sopravento, date le condizioni, il tailer risponde strallando qualche centimetro di braccio mentre il trimmer della scotta contemporaneamente cazza. Così facendo proteggiamo un po’ la vela dietro la randa e ne esponiamo una porzione minore sopravvento. Contemporaneamente si vede anche che il timoniere non anticipa la correzione, inizia a muovere il timone quando la barca è già partita e non c’è più nulla da fare.

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