Le cinque “seccature” da superare per vivere felici in barca
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“Che bello vivere in mezzo al mare”… “Quanto invidio chi ha fatto questa scelta”, “Se solo potessi, che senso di libertà!”. Questi sono soltanto alcuni commenti-tipo che riceviamo quando pubblichiamo articoli che hanno come protagonisti coloro che decidono di mollare tutto e trasferirsi a vivere in barca. Ma spesso non si tiene conto dei famosi “cinque elementi”. Ovvero, le cinque cose che cambieranno una volta in barca rispetto alla “vita terrestre” e che se non si conoscono in anticipo e non ci si prepara ad affrontarle (ci vuole voglia, capacità e mentalità adatta per vivere a bordo!) portano dritte a una crisi di nervi. (foto di copertina https://katieandjessieonaboat.com/)
1. GLI SPAZI RISTRETTI
La prima cosa che noterete è la mancanza di spazio a bordo. E’ vero che le barche al giorno d’oggi sono sempre più “aperte” e i volumi sono aumentati, ma sappiate che se avete intenzione di passare lunghi periodi a bordo, il bagaglio da voi preparato occuperà almeno l’intera superficie di un’eventuale cuccetta libera. Ecco dimostrato in poche parole e con una piccola ma fatale esperienza cosa vuol dire la mancanza di spazio in barca. Dovrete essere i più “spartani” possibile.
2.LA BARCA SI MUOVE
La seconda cosa impossibile da non percepire immediatamente è che la barca si muove, sempre, costantemente. Anche se, come accade nella maggior parte del tempo, si trova comodamente e sicuramente attraccata al suo posto barca nel cuore del più sicuro dei marina italiani.
Ma non è tutto, anche il mare è calmo e il movimento è comunque lieve, basterà il semplice passaggio – fatto peraltro a bassissima velocità perché siamo in porto – di un altro natante che sta entrando o uscendo dal suo ormeggio per far aumentare sensibilmente questo movimento.
Insomma ci si deve subito e al più presto familiarizzare con il moto perpetuo del mare, anche perché nella stragrande maggioranza dei casi, il nostro corpo finalmente abituato lo percepirà come un dolce rollio o una gradevole ninna nanna. Naturalmente si impara subito anche che ci sono diversi fattori pratici che influiscono sulla maggiore o minore percezione del movimento del mare dalla barca: come ad esempio il grado di ridosso e protezione dai venti e dalle maree che il porto turistico scelto offre o come la direzione della prua della barca stesso rispetto alla direzione delle correnti e del vento.
3. LA BARCA FA RUMORE
E per una lunga varietà di motivi: imparerete in fretta a capire “ad orecchio”, che stando a bordo bisogna familiarizzare con una strana serie di suoni (spesso provocata dal vento o dal cozzo tra imbarcazioni ed elementi della banchina e della darsena) che in molti casi vengono riflessi e amplificati dalla particolare struttura costruttiva delle imbarcazioni. Il suono, infatti, qualsiasi tipo di suono è scientificamente provato che viaggi bene lungo l’acqua.
A questo proposito c’è una leggenda – ma a questo punto forse solo una verità truccata da leggenda – che viene spesso raccontata a chi arriva per la prima volta, in barca o meno, a visitare la città di San Francisco in California, negli Stati Uniti. Come forse qualcuno ricorda, per molti anni su un isolotto della baia che fronteggia proprio questa famosa città americana è stato in funzione (ora è un museo…) il famigerato carcere di Alcatraz.
Ebbene si racconta che uno dei motivi che rendesse molto più straziante del normale l’essere rinchiusi in questa fortificata prigione, era il fatto che, proprio grazie a questa proprietà di trasmissione dei suoni sull’acqua, i prigionieri potevano udire distintamente i suoni provenienti dalle molte feste che si tenevano sui locali situati sulla riva marina di San Francisco, famosa da sempre per la sua vocazione mondana e vacanziera ma distante in linea d’aria dal carcere oltre un miglio.
Comunque sia, parlando di rumori in barca, si scoprirà pure che la stessa acqua e le onde producono una notevole varietà di suoni, infrangendosi contro lo scafo della propria barca e le strutture del marina e della vicina banchina; mentre come si sarà sicuramente già appreso anche guardando diversi programmi in tv a moltissimi rumori in più bisognerà abituarsi salendo a bordo di una barca a vela, sul ponte della quale si trovano numerosi oggetti, e soprattutto diverse attrezzature, che inevitabilmente andranno a colpire e a picchiettare con l’albero.
Moltiplicate ciò per il numero delle imbarcazioni presenti in porto. E aggiungete il rumore (e la puzza, ma ne parleremo tra poco) provocata invece dall’accensione e dall’utilizzo dei propulsori di tutte le barche a motore eventualmente sempre ormeggiate in quel marina. Certo si può sempre obiettare che restando a vivere in città i suoni di clacson, ambulanze, sirene della polizia, pulizia delle strade e quanto altro ancora vi viene in mente, che si sentono di norma quasi in continuazione anch’essi non sono certo più piacevoli. No, anzi.
Ma stiamo infatti solo cercando di mostrare che andare a vivere in barca vuol dire non tuffarsi in un silenzioso medioevo ma imparare a conoscere, riconoscere, accettare e sopportare tutta una nuova serie di suoni e rumori ai quali il nostro orecchio cittadino non è per nulla allenato. Che poi siano meno fastidiosi o invasivi di quelli di pompieri, tram sferraglianti e polizia, è lapalissiano.
Esiste infine un’altra più particolare categoria di rumori, quelli provocati dai vostri vicini di ormeggio e quindi classificabili come “umani”. Suoni che testimoniano litigi, chiaccherate a tarda notte, piacevole (per loro) intimità, pulizia del ponte alla mattina presto (no, di solito senza aspirapolvere, ma non sfidate la cabala), cene e feste serali con ampie comotive di amici. La soluzione? L’abitudine – e il farsi invitare alle feste e alle cene in modo da passare “dalla parte del torto” ma di goderne pure.
A parte gli scherzi, si tratta di normale convivenza civile, come quella che si pratica anche vivendo in un condominio cittadino, ma mitigata dal fatto che entrando più facilmente in confidenza coi vicini di barca (anche solo per il fatto che sono più facilmente visibili e incrociabili dei vicini di appartamento in città) è anche più semplice e normale rispettare ognuno la sensibilità altrui.
4. GLI ODORI
Quarta sensazione di bordo che va adeguatamente preparata è quella che riguarda gli odori. Insomma, i sensi sono cinque e pensavate di farla franca con quello che spesso ci provoca le maggiori reazioni di fastidio, per non dire disgusto? Come abbiamo appena visto, non è che vivendo in barca ci si possa certo completamente isolare dal rumore del mondo.
Si dovrà semplicemente abituarsi a conoscere e condividere una differente tipologia di suoni prodotti dalla natura e dall’uomo o da entrambi insieme – con la variabile comunque che tanto più il marina scelto sarà piccolo e isolato, tanto minore sarà il numero e il volume di questi rumori da sentire. E come nel caso del suono anche l’odore in barca arriva dalla propria imbarcazione o dalle altrui e dalla natura e dalla darsena circostanti.
Qualche esempio?
A generare odori (che solitamente non sono proprio profumi ma vere puzze fastidiose) sono innanzitutto il mare e le cose che nel mare vivono (o vivevano…), quindi, in ordine sparso, le altre barche e le loro cucine, i gabinetti, il carburante dei motori (e in particolar modo il gasolio), i tubi di scarico delle acque nere, i serbatoi dei motori per carburante e olii, il silicone e la vetroresina mescolati con la salsedine, la muffa e, come sempre accade, voi stessi e i vostri vicini.
Naturalmente molti di questi odori possono essere tranquillamente gestiti o proprio neutralizzati (in seguito vedremo come…), ma con altri bisognerà imparare a convivere. Per fare un esempio pratico, anche semplicemente facendo benzina per l’auto al distributore sotto casa vi sarete accorti che rovesciando un poco di gasolio sulla carrozzeria o sulle mani avrete poi l’obbligo di sentirne l’odore nel naso per parecchio tempo ancora.
Per fortuna, o purtroppo, poi, molti di questi odori molesti dipendono dal comportamento e dall’educazione degli stessi abitanti delle barche.
Svuotare e lavare il serbatoio del carburante per il proprio motore direttamente nelle acque del marina in cui vi trovate a essere ormeggiati ad esempio è il classico sistema di dar vita a una serie di cattivi odori che emaneranno dal mare stesso in quanto trasformato in un putrido liquido stagnante. Spiegate loro quando possibile e con i dovuti modi che è una cosa da non fare.
5. LA BARCA NON E’ IMPERMEABILE
Quinta e ultima scoperta determinante: la barca non è impermeabile, almeno non totalmente. Volete sapere quale grado di isolamento sicuro all’acqua di norma una barca ha? La risposta è molto poco. Ma spieghiamoci meglio. Quasi tutte le barche moderne sono costruite in sandwich di vetroresina che non nascono per essere coibentati, come possono essere gli spessi muri di una “vecchia” casa costruita con mattoni pieni.
Tutto ciò praticamente vuol dire che nel momento in cui le condizioni meteo ad esempio peggiorano e la fredda acqua del mare si distende sulle parti esterne del ponte e dello scafo, anche le superfici interne di scafo e cabine tenderanno a raffreddarsi sensibilmente.
Esistono efficacissimi sistemi di riscaldamento, ma vogliamo solo che prendiate coscienza che problemi legati al clima, alla temperatura e al freddo (e alla conseguente condensa che si forma sottocoperta) potrebbe essere all’ordine del giorno. Soprattutto se il vostro marina è in Veneto e non in Sicilia.
È necessario insomma un poco di allenamento mentale ad affrontare questo tipo di situazioni che, comunque sia, di per sé non sono certo in grado di mettere a repentaglio la vita o anche solo la salute di qualcuno. L’abitudine è importante: ma come vi abituerete al fatto di starvene in panciolle sul ponte, con un mojito in mano, a godervi l’ennesimo tramonto spettacolare sul mare, potrete anche sopportare ogni tanto lo scarico delle acque nere del vostro vicino di ormeggio (anche se non lo dovrebbe fare!). Altrimenti tornate pure agli scarichi dei camion che infestano il vostro appartamento cittadino, d’estate come d’inverno, siete liberissimi di farlo!
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6 commenti su “Le cinque “seccature” da superare per vivere felici in barca”
Sono sorpreso dalla scarsa qualità e banalità di certi articoli, come questo
Sono piuttosto concorde
….lo ripeterò sempre, le “seccature” sono proporzionali alla soggettiva voglia e quindi non oggettualizzatile….
Si ritengo poter appendere 5 regole fondamentali per poter condividere una barca i consigli dati sono una parte dipende molto dalla adattabilità di ogni uno.
Chi ha scritto questo articolo mostra di non avere esperienza e conoscenza delle problematiche, ma da dove lo avete preso?
Ciao Fabio, ma perchè scrivi di mancanza di esperienza e di conoscenza delle problematiche?
Nonostante la finalità meramente riempitiva dell’articolo, a me sembrava ovvio che i destinatari non fossero i velisti oceanici, i pensionati di lungo corso o i regatanti avvelenati del Circolo, ma piuttosto chi guarda il sito, è affascinato dalla vela e vorrebbe provare l’esperienza, non avendone
Per cui, se pensi davvero quello che hai scritto, piuttosto scrivi tu quali sono le reali problematiche sulla base della tua esperienza
Se invece io dovessi spiegare a una persona che come riferimento di “barca” ha i traghetti per la Sardegna, quali saranno le principali problematiche a bordo, gli direi +/- quelle riportate nell’articolo (aggiungerei l’uso dell’acqua dolce e calcherei di più che i bagni – intesi come gabinetti – non sono come a casa)