I segreti delle vele per la regata e la crociera svelati dall’esperto. FOTO

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Le vele sono il motore delle nostre barche, ma per scegliere quelle giuste occorre prima di tutto la consapevolezza dell’utilizzo che vogliamo farne: regata o crociera? Regate offshore o inshore? Crociere con lunghe navigazioni o uscite giornaliere? Al variare delle risposte a queste domande cambiano i tipi di vele. Materiali, forme, superficie velica, sono diversi i parametri da valutare. Ne abbiamo parlato con il loft e sales manager North Sails di Carasco (Ge) Alessio Razeto che ci ha svelato i suoi “segreti”. 

Allessio Razeto, genovese, classe 1975, loft e sales manager della North Sails di Carasco Ge), regatante professionista su barche d’altura e monotipi.

Qual è lo stato dell’arte oggi delle vele da regata?

La stragrande maggioranza del pubblico quando parla di vele da regata si concentra solo sul materiale. Ma il materiale alla fine è solo un sopporto che consente di realizzare una forma. Alla North invece storicamente ha rivestito un enorme importanza il progetto delle vele. Quello che fa andare forte una barca da regata è il disegno, che sarà funzionale anche al materiale. Leggerezza e tenacità sono i due criteri fondamentali delle vele moderne, soprattutto la tenacità è il concetto fondamentale. Le membrane stampate come monolitico e le vele in sandwich sono le tecnologie di costruzione più diffuse in generale.

A determinare le performance delle vele è prima di tutto la loro forma. Quella ideale prevede che il grasso sia concentrato dalla zona centrale della vela verso prua.

Quali sono i criteri per concepire un programma vele da regata per la nostra barca?

La prima grossa discriminante è quella tra regate offshore o inshore. La seconda è quella tra monotipo e barca a rating. Poi una cosa che va approfondita è il tipo di equipaggio. Inutile cercare il meglio del meglio, spendendo grossi importi, se poi ci sono grosse lacune di equipaggio. Il prodotto vele va bilanciato con le risorse umane a disposizione. Se invece è un gruppo affiatato, magari anche con qualche professionista, il discorso cambia.

Qual è il corredo ideale di vele da regata inshore e offshore?

Ci sono vele identiche ma con particolari diversi. La randa nel caso dell’inshore sarà più leggera e senza mano di terzaroli, al contrario quella offshore avrà sicuramente almeno due mani. Ci sono vele tipo il jib light che è identico per le due declinazioni, ma poi in offshore dobbiamo iniziare a parlare di vele particolari come la staysail, i Code Zero e i windseeker, il corredo offshore è sempre più nutrito. Per l’Inshore l’ideale è puntare su materiali ad alto contenuto di carbonio che vanno alla ricerca del grammo di leggerezza. Nell’offshore bisogna pensare che è facile che le vele siano più maltrattate, quindi il discorso cambia. Nel 3Di, che è la tecnologia di punta della North Sails, per l’offshore la possibilità di applicare combinazioni variabili di fibre diverse ci consente di potere realizzare dei prodotti mirati in termini di resistenza e durata. Sull’offshore il carbonio va arricchito con l’aramide e il dyneema per essere più resistente alla fatica e alla flessione. Addirittura le vele per il giro del mondo in equipaggio non hanno carbonio all’interno.

Per l’inshore avremo una randa, tre fiocchi (leggero-medio e medio-pesante che hanno la stessa area ma differente forma e materiale e fiocco 3,5) così copriamo almeno fino ai 25 nodi, poi molto dipende dal tipo di barca. Come vele da poppa normalmente avremo un A 1,5 e un A2 nel caso degli asimmetrici e un S 1,5 e S2 nel caso dei simmetrici, tutte vele con un taglio che ci consente di navigare abbastanza poggiati dato che si tratta di una regata tra le boe e non una lunga dove magari navigheremmo spesso al lasco. In generale spesso sono vele con area molto simile tra di loro e con forma e profili diversi, con queste due vele si può navigare tranquillamente fino a 25 nodi di vento reale. A queste si può aggiungere la spinnaker staysail che serve tanto più quando la barca ha un bompresso. Si usa dagli 8-9 nodi reali in su e con angoli non più stretti di 130 135 reali. È una vela leggerissima e panciuta, essenzialmente accellera i flussi sotto la randa, raccoglie i flussi liberi tra albero e bompresso e li accellera nella parte sottovento alla vela. A parità di velocità la staysail ti consente di poggiare qualche grado in più.

Nella foto una barca che naviga sotto asimmettrico e spinnaker staysail. La staysail è una vela che si arma più a poppa dello strallo e raccoglie i flussi liberi tra albero e bompresso per accelerarli sotto la randa.

Per l’offshore avremo un numero di fiocchi uguale all’inshore a cui va aggiunto almeno un fiocco 4 che può essere simile all’area della tormentina. Per un regata di 24-48 ore l’inventario magari diminuisce numericamente, ma un windseeker  (ovvero un piccolo fiocco ultraleggero n.d.r.) non puoi non averlo in offshore perché ti fa scappare via nelle bonacce. C’è poi il jib top, un fiocco pesante a bugna alta per più di 15 nodi ad angoli di 80 gradi (quando col fiocco sei sotto invelato e con il Code troppo), una vela che per una regata di 24 ore magari non serve, ma se fai una Middle Sea Race può fare la differenza. Il Code Zero nelle sue varie declinazioni non può mancare (adesso anche senza cavo antitorsione). Su barche un po’ più grandi va considerato anche l’A3 per il lasco stretto, una vela magra per venti freschi, da aggiungere ad A1,5 ed A2.

Le vele tipo Code Zero sono una soluzione ideale sia per la regata, dove avranno dei tagli più specifici, che per la crociera dove possono essere impiegati dalla bolina larga fino a 120 gradi al vento.

Quanto contano le vele e quanto l’equipaggio?

Inutile negarlo, il 60% è l’equipaggio. Non ho mai visto un equipaggio scarso con delle super vele andare meglio di uno forte con vele brutte. Le vele possono essere belle quanto vuoi, ma se non le sai regolare non incidono. In monotipo invece a parità di equipaggi non si può compensare con la capacità tecnica una vela sbagliata che lavora male.

Qual è lo stato dell’arte delle vele da crociera, che caratteristiche devono avere?

Per assurdo il discorso è più complicato. L’aspetto budget diventa dominante, è fondamentale capire il tipo di utilizzo della barca ancora di più che in regata. C’è il crocerista evoluto che conosce le vele e i materiali, e chi invece magari sopra i 15 nodi non naviga. Il must delle vele da crociera è la durata e l’affidabilità. Sono vele che devono fare 5-6 stagioni magari restando spesso all’esterno anche con la barca a riposo. Una volta che hai capito il tipo di utilizzo e il tipo di velista che le chiede diventa una questione di budget. Come North Sails i prodotti di punta sono il Dacron 3Di Nordac e il 3Di Endurance: sono prodotti leggeri, robusti e duraturi. Scendendo di livello e budget si passa alle classiche vele pannellate, anche in materiali pregiati, come spektra e mylar.

Un barca invelata con un genoa 3Di Nordac, la nuova frontiera delle vele in dacron senza cuciture.

Qual è il corredo ideale di vele da crociera?

Il problema delle barche da crociera è trovare lo spazio a bordo per le vele. Avremo ovviamente una randa possibilmente full batten, fiocchi o genoa avvolgibili magari con stecche verticali o orizzontali se sono stecche flessibili in carbonio. Con vento più forte se una barca è sopra i 40 piedi la trinchetta diventa quasi fondamentale. Per le portanti un bel Code Zero, che noi chiamiamo Code 1 per la crociera, una vela che puoi avvolgere e lasciare issata a prua in navigazione. Con vento medio leggero diventa uno spasso, una vela ideale dalla bolina larga ai 120 gradi. Facile da usare anche da soli. Il Code per chi vuole divertirsi è fondamentale su qualsiasi misura di barca, anzi più piccola è meglio è. Poi se vuoi andare proprio in poppa ci vuole un gennaker.

Anche le vele da crociera hanno un loro range di utilizzo pensato in base al tipo di vela e a dove, e per cosa, verrà usata.

Come aumentare la durata delle nostre vele?

La durata è data da due o tre elementi: non portare le vele troppo spesso fuori range (anche per quelle da crociera il velaio ci dirà quale saranno le condizioni per utilizzare una determinata vela) e non farle sbattere troppo. Quando concepiamo con il nostro velaio delle vele per la crociera è importante comunque sapere mediamente dove e per cosa le useremo: la robustezza delle vele e la loro forma cambia se navighiamo per esempio nel Golfo del Tigullio in Liguria, a Bonifacio in Corsica o se facciamo l’Oceano. In base a questo il velaio ci consiglierà il range di utilizzo per ogni vela. Una cosa da fare ogni anno è un controllo in veleria per monitorarne lo stato generale. Poi occorrerebbe non lasciare le vele issate, ma quando la barca è inattiva ammainarle e conservarle. Le vele non vengono rovinate solo dagli agenti atmosferici ma anche dallo smog e dai suoi acidi corrosivi. Il modo migliore per conservarle è un luogo non umido e riporle assolutamente asciutte e mai bagnate, paradossalmente meglio avere una vela salata e asciutta e non una sciacquata con acqua dolce e umida che favorirà l’insorgere delle muffe. Nel caso delle vele da regata, meglio arrotolarle che piegarle, o in ogni caso piegarle con pieghe non troppo strette. Un’ultima cosa fondamentale è levare le stecche per non lasciare il materiale in tensione. Se seguiamo questi accorgimenti allungheremo certamente la vita alle nostre vele.

Mauro Giuffrè

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