Aldo Fumagalli: “Così a 10 nodi in Atlantico ci facevamo gli spaghetti”

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Aldo Fumagalli vent’anni fa aveva il sogno di attraversare l’Oceano e dopo vent’anni ce l’ha fatta, partecipando al rally atlantico ARC Plus con un trimarano da veri marinai. E l’ha anche vinto. Merito di una barca stabile, dell’equipaggio e di una scelta strategica delle vele. (Nella foto di apertura, Aldo Fumagalli, 60 anni, ritratto di schiena a prua del suo Neel 47 Minimole mentre scruta l’orizzonte durante la ARC Plus 2019)

IL RACCONTO di Aldo Fumagalli: “A 10 nodi in Atlantico ci facevamo gli spaghetti”

“Mi ricorderò sempre che, a 40 anni, dissi ai miei amici: ‘entro i 60 avrò fatto l’Atlantico’. Ci sono riuscito per un pelo”. A parlare è Aldo Fumagalli, ingegnere elettronico e imprenditore di successo (è l’ex proprietario del noto marchio di elettrodomestici Candy), nato nel 1959 e grande appassionato di vela. Con il suo trimarano Neel 47 Minimole ha vinto alla fine dell’anno scorso la ARC Plus, la transatlantica di 3.000 miglia da Las Palmas (Gran Canaria) a Rodney Bay (Saint Lucia) con scalo a Mindelo (Capo Verde). Il suo successo è stato un “buona la prima”: Aldo era alla sua prima traversata oceanica e la barca era nuova di zecca.

I PRIMI PASSI

Ma attenzione, di miglia sul groppone il monzese Fumagalli ne aveva già parecchie: “Ho iniziato tantissimi anni fa, da charterista. Con gli amici noleggiavamo la barca per le nostre vacanze: man mano che diventavamo più ricchi (ride, ndr) le crociere si allungavano e ci potevamo permettere di navigare anche fuori da Mediterraneto, in posti esotici come i Caraibi e le Seychelles. Mi è capitato anche di essere pagato per fare trasferimenti di barche, ad esempio portammo un Giorgetti e Magrini di 12 metri da Venezia all’Isola d’Elba”. Tanta crociera, regate pochissime: “Giusto un po’ di attività sui First 21.7 sul lago di Como, al Circolo Vela Bellano”.

Un tranquillo pranzo nel pozzetto “veranda” di Minimole in piena navigazione oceanica, a conferma della stabilità della barca: di spalle Aldo Fumagalli, da sinistra a destra invece Carlo Pozzi, Patrick Phelipon, Marco Tausel e Marco Biraghi. Marco Corno è l’autore della foto.

LA BARCA E L’EQUIPAGGIO GIUSTI

Passano gli anni e Aldo si sente pronto a “dare una musata” in Atlantico. Per farlo ci vuole la barca giusta e lui che non ne ha mai posseduta una inizia una ricerca certosina: “Sono ingegnere che faceva lavatrici, ho bisogno di informarmi e sapere nel dettaglio come funzionano le cose. Cercavo una barca che sapesse unire velocità e comfort e volevo fosse un multiscafo: dopo un tour di vari saloni nautici mi sono orientato sul Neel 47”.

Una barca particolare, sono ben pochi gli italiani scelgono un trimarano: “E’ dotato di spazi importanti, ha una cabina rialzata sul ponte e il pozzetto è di fatto una ‘veranda’ sul mare. Quello che mi ha stupito di questa barca è la sua stabilità. Pensate che in Atlantico, mentre viaggiavamo a 10 nodi, eravamo seduti a tavola in coperta a mangiarci gli spaghetti su una tavola perfettamente apparecchiata, con bicchieri in vetro!”. Perché va bene la velocità, ma non deve venire meno la comodità in crociera: Aldo userà la barca anche con la famiglia, non a caso l’ha chiamata Minimole, che in inglese significa “piccola talpa”. Talpina è il modo in cui chiama affettuosamente sua moglie.

Il cantiere di La Rochelle consegna la barca a Fumagalli il 15 di settembre, meno di due mesi prima della partenza della regata dalle Canarie: “Poco tempo prima, il 29 agosto, mi era stato diagnosticato un problema cardiaco grave, per cui mi sono dovuto sottoporre a un’operazione per un triplo bypass. Il giorno prima di andare sotto ai ferri ero alla ricerca disperata di uno skipper che potesse trasferire la barca dalla Francia alle Canarie. Per fortuna ho trovato Patrick Phelipon”.

Cambio di vela in navigazione: Phelipon è un vero e proprio tuttofare instancabile a bordo.

Phelipon è un nome noto: classe 1953, da una vita in Italia nella “cricca” di Cino Ricci che lo andò a “pescare” in Francia, dove il navigatore vantava già un pedigree da invidia (era a bordo del Pen Duick VI di Tabarly alla prima Whitbread – il giro del mondo a tappe in equipaggio – nel 1973). Nel curriculum di Patrick figurano Admiral’s cup, Fastnet Race, Half Ton Cup, Quarter Ton Cup, Mini Ton Cup: inoltre ha progettato con successo tante barche, mitico fu l’Effraie, il mini tonner armato a Cat Boat che ha vinto la prima Mini Ton Cup. “Patrick conosce alla perfezione le barche ed era la persona che stavo cercando”, prosegue Fumagalli.

“Ad ogni modo, la mia riabilitazione post-intervento durò meno del previsto e riuscii a prendere parte al trasferimento dalla Francia al Portogallo e poi verso le Canarie”. Phelipon è stato l’unico innesto in un equipaggio ben rodato: assieme ad Aldo, alla ARC Plus hanno partecipato i suoi amici Marco Corno (skipper), Marco Biraghi, Marco Tausel e Carlo Pozzi (medico: in questa transatlantica è d’obbligo imbarcare un dottore).

Il Neel 47 Minimole fotografato in navigazione da Davide Zerbinati sul suo Stadtship 54 Aluaka.

LE MODIFICHE PER AFFRONTARE L’OCEANO

“Neel è un cantiere serio ma ovviamente la barca, appena ci è stata consegnata, necessitava di qualche modifica e in questo l’esperienza di Phelipon ci è stata fondamentale: abbiamo sostituito il punto fisso della scotta randa con un sistema carrellabile, installato barber ovunque a bordo in modo tale da avere tutti i rinvii in pozzetto. Quando navighi in alto mare, meno ti muovi in coperta e meglio è. A questo proposito, va detto che in Atlantico l’onda, molto lunga, può arrivare a sei metri di altezza, rendendo difficilissimo salire sull’albero in caso di necessità.

Per scongiurare questa evenienza, Patrick ha operato delle modifiche in testa per avere una tripla ridondanza delle drizze principali. Queste ultime erano rinforzate con guaine speciali e un paranco di demoltiplica in testa d’albero. Non potete immaginare le onde oceaniche a che sforzi elastici sottopongano le drizze: ti tirano su la prua, fanno scendere in planata la barca e poi la frenano. E infatti abbiamo avuto due rotture: la drizza del gennaker e quella della Parasailor”.

Patrick Phelipon (a sinistra) e Aldo Fumagalli controllano la Parasailor in poppa: il doppio tangone è una soluzione voluta da Phelipon.

L’ARMA SEGRETA DI MINIMOLE

Segnatevi questo nome, Parasailor. Secondo Aldo è stato questo tipo di vela a determinare il successo di Minimole. Si tratta di una vela da portanti che sfrutta principi derivanti dall’aeronautica leggera. Inventata in Germania, è composta da una vela simmetrica tipo spinnaker (non tangonata) e da una apertura nel punto di massima pressione dell’aria, dietro cui è installata un’ala a cassoni (tipo parapendio). La vela è in grado di sfogare la pressione in eccesso e l’ala fornisce un traino fisso a 45°. Il risultato è una vela che, oltre a fornire buone prestazioni a livello di velocità in poppa, riduce il rischio di strapoggia e straorza, è facile da gestire, stabilizza fortemente la barca e permette d’usare il pilota automatico in sicurezza.

“All’inizio i miei amici erano tutti contrari all’acquisto della Parasailor, ma il prototipo di 285 mq che mi sono fatto mandare dalla Germania, alla fine, ha convinto tutti. Nonostante i primi test non fossero soddisfacenti, con la vela che rifiutava e ondeggiava con vento leggero, abbiamo imparato a usarla (Patrick ha voluto comunque installare un doppio tangone a prua per stabilizzare entrambi i bracci) e ci ha consentito di navigare in poppa a filo, andando anche a mezzo nodo di VMG in più rispetto agli avversari. Questa è stata la nostra vera arma segreta in regata”.

La plancia di comando in coperta di Minimole: sul display B&G si nota la velocità (8 nodi) in poppa piena (172°) grazie alla Parasailor sotto autopilota.

“SECONDO ME LA POSSIAMO VINCERE”

Inizialmente, Fumagalli e il suo equipaggio non erano partiti per la ARC Plus con particolari ambizioni. “Dopo le prime due giornate di navigazione, Patrick mi si avvicina e mi fa: ‘Aldo, secondo me questa regata la possiamo anche vincere’. Da lì è scattata la scintilla e la voglia di essere competitivi. Da un lato ce la siamo goduta alla grande, grazie agli spazi e alla comodità offerti dalla barca, dall’altro abbiamo preso la competizione seriamente. L’equipaggio rispondeva agli ordini di Patrick – in barca non c’è democrazia (ride, ndr) – e ognuno aveva ruoli ben definiti.

Aldo Fumagalli alle prese con il routing quotidiano

La disciplina, a bordo, è fondamentale: non devono esserci prevaricazioni e soprattutto ogni membro dell’equipaggio deve conoscere la barca a menadito, in fase di allenamento bisogna simulare eventuali errori ed emergenze per capire come fronteggiarli al meglio. Dal canto mio, io sono stato messo ai fornelli e la vocazione per la tecnologia mi ha fatto diventare il responsabile meteo: ogni giorno, comodamente seduti in quadrato, valutavamo l’evolversi delle condizioni sullo schermo del televisore da 60 pollici. Mi sono basato su programmi di previsione come Predict Wind”.

Marco Corno a Capo Verde – tappa intermedia della ARC Plus – si fa un bagno assieme a uno splendido esemplare di tartaruga marina.

SCELTE STRATEGICHE

Minimole conclude al primo posto tra i multiscafi e in reale la prima tappa (850 miglia dalle Canarie a Mindelo), in quattro giorni, dodici ore e 35 minuti. La seconda e più impegnativa navigazione fino ai Caraibi viene affrontata con maggior consapevolezza sul proprio potenziale. A parlare adesso è lo skipper Marco Corno: “Partiamo a tutta randa e genoa, nel mezzo della linea, siamo primi, ci aspetta un’accelerazione sotto l’isola di Sao Antao.

Decido, sbagliando, di aspettare a dare gennaker, ci passano: diamo gennaker. La rotta ci porta troppo a terra, strambiamo con gennaker e 30 nodi, si apre il grillo della scotta in strambata… Uff! Dobbiamo ammainare, che rabbia, eravamo molto veloci con il gennaker piccolo. Mi rendo conto che soffriamo lo stress, e i ragazzi necessitano di tranquillizzarsi. Siamo partiti troppo a 1000 e decido di continuare senza rischi e solo con genoa. Perdiamo posizioni e siamo lenti nell’attraversare il cono d’ombra che ci fa l’isola di Sao Antao.

Con le previsioni di vento e le posizioni dei nostri avversari, che riceviamo ogni quattro ore, iniziamo a fare un po’ di strategia: le previsioni ci indicano di andare a sud, ma i nostri avversari rimangano sulla linea più corta ed a nord. La decisione è semplice; Minimole deve essere quella più a sud del gruppo di testa ma senza esagerare continuando il controllo sulla flottiglia che naviga a Nord. Anche per questa tappa decidiamo di timonare il più possibile facendo turni. Timonando con onda si guadagna quel mezzo nodo che fa la differenza in una regata così lunga. Il vento è stabile tra i 15 e i 20 nodi e di direzione variabile tra gli 80 e 120 gradi. Siamo partiti il giovedì e la domenica siamo finalmente secondi. Aldo Fumagalli imposta a computer un sistema misto di rotte dei concorrenti e di previsioni. È ingegnere e si nota”. Lunedì Minimole prende la testa della flotta e niente potrà scalzarla fino all’arrivo a Saint Lucia, nuovamente prima in reale e in compensato.

Il 3 dicembre Aldo Fumagalli e il suo equipaggio tagliano il traguardo con un vantaggio di due ore e 43 minuti sullo Stadtship 54 Aluaka di Davide Zerbinati (vi abbiamo raccontato sul numero di febbraio scorso l’avventura alla ARC di Davide). Racconta Aldo: “Con Davide si è creato un bel feeling, devo ringraziare sua mamma che alla partenza della regata ci ha fornito il lievito per il pane che ci mancava! Noi abbiamo ricambiato con due chili di verdure congelate!”.

Un momento di relax sulla coperta di Minimole in una fase di brezza leggera, catturato da questo scatto grandangolare. A sinistra Aldo Fumagalli e a destra Marco Tausel in modalità “siesta”. Quando il vento era più forte, l’ordine era tassativo: legarsi alla jackline e rimanere in pozzetto!
Marco Tausel alle prese con il tester per valutare lo stato delle batterie di bordo.

TOGLIETEMI TUTTO MA NON LA MIA BARCA

Il racconto di Aldo ci restituisce l’immagine di una vacanza avventurosa tra amici, tranquilla nonostante qualche imprevisto che in barca devi sempre mettere in conto: “Come quando ci ha lasciato il motore, durante il trasferimento verso le Canarie: l’installatore ha fatto un errore nel sifonamento dell’entrobordo e l’acqua è entrata ‘grippandolo’. A Las Palmas ci siamo trovati a dover ormeggiare a vela, con vento fortissimo, un trimarano di 9 metri di larghezza. Patrick ha fatto la manovra come se niente fosse… grandissimo!”.

O come quando “in navigazione ci è saltato un tubo dell’acqua (quello di mandata sul circuito di distribuzione interno dell’acqua dolce appena dopo il serbatoio) e abbiamo passato ore a ‘sgottare’…”.

E adesso? “Sicuramente abbiamo vissuto un’esperienza splendida e da ripetere, infatti mi sono già iscritto alla ARC del 2020. Navigando su Minimole ho imparato a conoscerla, apprezzarla, valutarne i pregi (tanti) e i difetti (pochi).  Sapete che cosa hanno in comune il mondo degli elettrodomestici da cui provengo e quello delle barche? La passione e il legame che si crea con l’oggetto. Minimole la sento davvero mia. Toglietemi tutto ma non la mia barca”.

Eugenio Ruocco

PILLOLE / 1 – NEEL 47, CHE BARCA E’

Il Neel 47 è un trimarano lungo 14,20 metri e largo 8,50, pesca 1,58 m per un dislocamento di 10,60 tonnellate. Secondo Fumagalli è una barca ideale per le lunghe navigazioni e le crociere per la sua stabilità e i grandi spazi del quadrato che, assieme al pozzetto, forma un grandissimo living. La barca, con un piano velico intelligente, si è dimostrata veloce alle portanti. Il Neel 47 è costruito dal cantiere di La Rochelle Neel Trimarans (www.neel-trimarans.com), marchio fondato dal velista oceanico Eric Bruneel. In Italia, Neel è rappresentato da Yacht Synergy (www.yachtsynergy.it).

PILLOLE / 2 – PARASAILOR, LA VELA “DEFINITIVA” PER LE PORTANTI

Buona parte del successo di Minimole alla ARC Plus, secondo Fumagalli, è merito della Parasailor. Si tratta di una sorta di spinnaker forato al centro che sfrutta principi di derivazione aeronautica. Grazie all’apertura nel punto di massima pressione dell’aria, dietro cui è installata un’ala a cassoni (tipo parapendio), la vela è in grado di sfogare la pressione in eccesso e l’ala inclinata provvede a stabilizzare la barca. Un’ottima soluzione quando si naviga di poppa e lasco largo, anche perché lavora molto bene anche con il pilota automatico. Normalmente la Parasailor non è tangonata, Patrick Phelipon su Minimole ha insistito invece per avere due tangoni fissati in coperta per avere ancora più stabilità: al lasco ne basta uno (come nella foto), in poppa possono essere armati entrambi. www.parasailor-parasail.it

 

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