Quando si parla di vele uno dei temi più sensibili per i velisti è la loro durata. Il motivo è presto spiegato, la durata delle vele incide, positivamente o negativamente, sul portafoglio. Più dura una vela, meno spenderemo sul lungo periodo. Tralasciamo l’ampio discorso sulla scelta dei materiali, che ovviamente hanno un’incidenza sulla durata del prodotto, e superiamo momentaneamente l’analisi sull’uso corretto in mare delle nostre vele. Concentriamoci invece su un argomento che troppe volte viene sottovalutato, che invece ha una certa importanza e incide sulla durata delle vele: come le conservate una volta che la barca è a riposo o la vela non serve per un immediato utilizzo?
Partiamo subito dal presupposto che lasciare un genoa issato e avvolto sullo strallo per anni è certamente un buon modo per accorciarne velocemente la sua vita. Anche se la parte esposta sarà solo quella protetta dalla banda UV, la stessa a lungo andare si irrigidirà accentuando l’unghia fisiologica (dovuta al supplemento di tessuto della banda UV) che le vele avvolgibili hanno in balumina. Insomma quando pensiamo di non utilizzare la barca per un po’ è meglio ammainare la vela e conservarla. Ma come la piegheremo e dove la conserveremo?
L’idea comune è quella di piegarla con le classiche pieghe orizzontali e riporla in uno di quei sacchi corti e rotondi. Sicuramente è una soluzione, ma non è affatto quella ottimale. Perché? Per un problema che riguarda la “memoria” dei tessuti e la struttura delle vele. Tutti i materiali, chi più chi meno ovviamente, hanno una memoria, ovvero se piegati e compressi vengono segnati in modo più o meno visibile. Ci sono materiali che subiscono meno questo processo e tendono a minimizzarne i segni una volta che riprendono la loro forma da issati, altri che invece soffrono di più. La regola generale dice che più è rigido un materiale più avrà memoria. Il Dacron per esempio è più elastico, tende a subire meno la memoria, ma al tempo stesso è cedevole a livello di forma proprio per le sue caratteristiche di elasticità.
Come possiamo quindi conservare al meglio le nostre vele? Arrotolandole e deponendole in un sacco lungo con cerniera. Questa è senza dubbio la tecnica migliore per conservare le vele senza che poi mostrino le pieghe da “riposo”.
Servono almeno due persone per potere eseguire l’operazione e si può partire dalla base o dalla penna, ma il metodo migliore è quello di portare la penna alla mura. Avremo così la vela piegata a metà sull’inferitura. L’operazione serve a ridurre la quantità di superficie da avvolgere per rendere l’operazione un po’ più rapida. A quel punto inizieremo ad avvolgerla dall’alto. Se l’operazione è riuscita bene alla fine avremo un tubo perfettamente rotondo e senza alcuna piega innaturale. La nostra vela è pronta per essere riposta in un luogo fresco e asciutto, ricordandoci di non riporre sopra essa dei pesi che vanificherebbero il buon lavoro svolto. Il risultato sarà, quando torneremo a issarle, una vela senza alcuna piega orizzontale e in perfetto stato. Un ottimo punto di partenza per allungare la vita delle nostre “ali” e risparmiare anche qualche soldo.
Mauro Giuffrè
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