Coronavirus, Patrick Phelipon: “Fermi alla boa alle Azzorre, speriamo di poter fare carburante!”
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“Viveri ne abbiamo ancora, speriamo solo che ci facciano attraccare per fare carburante”. A parlare, con la sua consueta calma serafica, è il velista oceanico Patrick Phelipon (una Whitbread assieme Tabarly, tante barche progettate alle spalle, una vita in Italia tra i ‘favoriti’ di Cino Ricci), fermo alla boa davanti alla Marina di Horta (Azzorre), alle prese con la burocrazia portoghese rallentata dalle norme anti-coronavirus.
Patrick era partito dalla Martinica con il trimarano Neel 47 Minimole di Aldo Fumagalli (con il quale ha vinto la ARC Plus, trovate sul numero di aprile, in edicola e in digitale, la bellissima storia della traversata) e adesso, arrivato nell’arcipelago portoghese, non gli resta che attendere. “Appena riusciremo a fare carburante, studieremo quando riprendere il trasferimento della barca: potremmo salpare per Gibilterra domenica mattina”.
Sul web se ne sentono di tutti i colori: gente che viene multata in Italia per aver trasferito una barca mentre a terra scattava il decreto “tutti a casa” per affrontare l’emergenza sanitaria, velisti in giro per il mondo che non sanno che pesci pigliare, altri che vengono bloccati in quarantena nei marina.
“Nel nostro caso non dovrebbero esserci problemi”, afferma, con prudenza, Phelipon. “Io e l’equipaggio stiamo trasferendo la barca per lavoro, e non credo che andremo incontro a sanzioni. Non siamo partiti dall’Italia, d’altronde! Potrebbe essere che faremo una sosta nel sud del Portogallo prima di Gibilterra. Da lì poi dovremmo dirigerci verso la Francia, perché la barca va portata a Cannes”.
E la situazione in Francia? “Ho un amico skipper che è arrivato a Nizza in questi giorni, dopo un trasferimento da La Rochelle: l’hanno fatto ormeggiare e gli hanno dato la possibilità di noleggiare un’auto per tornare a La Rochelle. Speriamo bene, noi comunque ci informeremo bene prima di salpare”.
E fa bene, Patrick a informarsi. Il Portogallo ad esempio sta applicando misure molto restrittive contro il coronavirus e, come ci ha raccontato il navigatore oceanico Sergio Frattaruolo, che vive a Lisbona dove ha la sua Extreme Sailing Academy, “ogni marina qui sta applicando una policy diversa. Fermo restando il fatto che il Portogallo ha bloccato il traffico turistico (quindi traghetti e navi passeggeri, ndr), alcuni porti hanno proprio chiuso. Ho un amico che stava trasferendo la barca e si è trovato il suo marina (quello di Cascais, dove aveva il posto barca), chiuso. Ha dovuto proseguire fino ad arrivare al marina di Lisbona dove tengo la barca io”.
Qualora lo dovessimo ancora specificare: chi naviga in questi giorni, anche in acque internazionali, lo sta facendo esclusivamente per motivi di lavoro indifferibili. Statevene a casa (o in barca, se vivete a bordo), cari velisti!
E.R.
(foto di copertina: Fabio Taccola)
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