STORIE DI MARE Donne italiane che attraversano l’oceano

IL REGALO PERFETTO!

Regala o regalati un abbonamento al Giornale della Vela cartaceo + digitale e a soli 69 euro l’anno hai la rivista a casa e in più la leggi su PC, smartphone e tablet. Con un mare di vantaggi.

Buon 8 marzo veliste! Vogliamo celebrare con voi la festa della donna raccontandovi cinque belle storie di mare. Storie di donne italiane che hanno attraversato l’Oceano fin dal 1976…

IN PRINCIPIO FU IDA CASTIGLIONI


Una vita divisa tra le sue due grandi passioni: l’architettura che è stato anche il suo lavoro e la vela. Nel 1976 partecipò alla transatlantica OSTAR, vinta da Eric Tabarly, con una barca da crociera, un Impala 35. Ci mise più di 35 giorni a raggiungere la costa americana, classificandosi al 30° posto su 121 partenti e prima degli italiani. Prima ancora, nel 1973, prese parte dell’equipaggio del Namar IV nella Cape to Rio del 1973. Sul Kialoa, con un equipaggio di sole donne, ha partecipato ancora una volta a questa regata nel 1976.

PAOLA POZZOLINI E CAPO HORN


Paola Pozzolini, moglie del compianto Pierre Sicouri, mamma di Lara, Silvia e Ralph, che hanno fatto parlare di loro nelle alte sfere della vela agonistica internazionale, ma soprattutto grande velista anche lei. In coppia con il marito Pierre vinse la Portofino-New York nel 1985. Paola fu parte importante dell’equipaggio italiano di B&B che nel 1978 prese parte alla Whitbread Round the World Race, il giro del mondo a tappe in equipaggio. Arrivano le prime volate pacifiche, ritroviamo il fascino delle planate tra due muri d’acqua, fino a 19 nodi, mediamente a 12. Sono anche le prime di Paola che, superata la tensione iniziale, porta tranquillamente il B&B Italia, molto stabile in poppa. E’ bello avere una donna a bordo non relegata in cucina ma a prua e al timone tanto e quanto noi”, raccontava Pierre Sicouri sulle pagine del Giornale della Vela del 1978 parlando di Paola Pozzolini che diventerà sua moglie e con la quale il 19 gennaio 1978 doppierà Capo Horn.

L’IMPRESA DI CECILIA ALLA TRANSAT JACQUES VABRE

Cecilia Carreri, una vita divisa tra la legge (è stata magistrato), e la vela. Nel 2005 è giunta prima e unica italiana al traguardo della Transat Jaques Vabre, 4500 miglia da Le Havre (Francia Atlantica) a San Salvador de Bahia (Brasile) attraversando l’Atlantico. In quella regata, per capire quanto è stata dura, Giovanni Soldini e Vittorio Malingri sono naufragati con un trimarano. Cecilia ha compiuto questa impresa, prima e unica donna italiana, a bordo di un mostro da regata, l’Open 60 Mare Verticale.


IL SENSO DI DANIELA PER L’OCEANO

Nel 2009 alla Mini Transat, la transatlantica in solitario su piccoli 6,50 metri, tocca a Daniela Klein, che si prepara percorrendo complessivamente, dal 2007, circa 15.000 miglia. Daniela va forte e chiude al 22° posto su Tacchificio Monti 538, da La Charente Maritime, in Francia, a Bahia in Brasile. Ecco cosa aveva scritto:

“E’ fatta. Bahia. E’ un sogno grandissimo che si é realizzato. É difficile dire in poche parole tutto quanto e non so da dove cominciare a raccontare. Adesso a getto posso dire che a 24 ore dall’arrivo ho ancora addosso forte l’onda di felicitá dell’essere arrivati, dell’avercela fatta, l’abbraccio delle persone che amo e degli amici che hanno vissuto con me questa che é veramente una enorme avventura. Sta notte ho dormito in un letto vero, ho fatto una doccia vera (non un’altra onda in testa), mangiato un pasto vero (niente hachis parmentier) e sta mattina mentre facevo una colazione a cinque stelle dicevo… e adesso? Che faccio? Intanto ora si mette a posto la barca, che é stata a dir poco fantastica. In certi momenti l’ho veramente strapazzata e sono arrivata qui, in un altro continente, in un altro emisfero, dall’altra parte dell’Oceano, dopo 4100 miglia senza avere rotto niente.

Giusto qualche piccolo problemino ogni tanto con il pilota che ho dovuto reinizializzare un paio di volte, un paio di scioperi causa gran caldo della pila a combustibile che mi hanno costretto a qualche turno in piu al timone, il paranco della randa sradicato, un grillo rotto e una stecca persa. Niente. Io anche sono tutta intera, nonostante gli allarmismi nati dal mancato funzionamento della balise che hanno fatto pensare al mondo intero che ero colata a picco e invece ero in pieno match race con Hervé Aubry”.

SUSANNE BEYER E LA MINI TRANSAT


Ragazza tosta e velista coriacea. Nel 2008 si  ammala di ‘Minite’ , la classe  Mini 650, barche di sei metri e mezzo adatte ad affrontare la regata oceanica Transat 650, in solitario, dalla Francia al Brasile con unica sosta. Tre anni dopo si trova sulla linea di partenza dell’edizione 2011 della regata e la conclude prima fra gli italiani e seconda donna in assoluto, 23ma in classifica generale.

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Iscriviti alla nostra Newsletter

Ti facciamo un regalo

La vela, le sue storie, tutte le barche, gli accessori. Iscriviti ora alla nostra newsletter gratuita e ricevi ogni settimana le migliori news selezionate dalla redazione del Giornale della Vela. E in più ti regaliamo un mese di GdV in digitale su PC, Tablet, Smartphone. Inserisci la tua mail qui sotto, accetta la Privacy Policy e clicca sul bottone “iscrivimi”. Riceverai un codice per attivare gratuitamente il tuo mese di GdV!

Una volta cliccato sul tasto qui sotto controlla la tua casella mail

Privacy*


In evidenza

Può interessarti anche

Torna in alto