TECNICA Mental training, ovvero come costruirsi una mentalità vincente nella vela
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Prosegue la nostra rubrica, in collaborazione con i professionisti di Phi!Number, dedicata a voi che volete far correre di più la vostra barca, per toglierti delle belle soddisfazioni in regata e divertirti anche in crociera.
Dopo il ciclo di lezioni sulla regolazione dell’albero e la gestione dello sbandamento a cura di Roberto Spata (qui la prima, seconda e terza puntata), sale in cattedra Stefano Zenaboni, psicologo dello sport e formatore per l’allenamento mentale, per parlarvi di un tema che viene spesso sottovalutato ma che risulta determinante sui campi di regata. La preparazione mentale. Tutti questi trucchi potrete impararli “dal vivo” se entrate nel nostro VELA Sailing Team (in calce all’articolo vi speghiamo meglio di cosa si tratta).
MENTAL TRAINING, LA MENTALITA’ VINCENTE NELLA VELA
Nei workshops di Phi!Number dedicati a sportivi e velisti, prima di parlare di Mental Training mi capita di dover chiarire alcuni concetti fondamentali. Cominciamo con una premessa: cosa si intende per mentalità vincente? Di fatto, siamo tutti in grado di dire a noi stessi che per vincere nello sport ci vuole “testa”, ma qual è il vero significato di questa affermazione? Apriamo una parentesi su cosa sia l’eccellenza nello sport usando una formula matematica:
Eccellenza nello sport = abilità tecnica x abilità tattica x abilità fisica x abilità mentale.
Dunque l’eccellenza si raggiunge attraverso una moltiplicazione di 4 fattori:
- la tecnica: ovvero tutto ciò che bisogna sapere sullo sport (le regole, i ruoli, i movimenti);
- la tattica: ovvero le strategie che si possono sviluppare;
- l’abilità fisica: la capacità di compiere il gesto atletico nel modo e con il tempo giusto;
- la mentalità vincente: ovvero tutte quelle azioni che si possono e si devono compiere affinché la nostra mente renda l’azione efficiente, equilibrata, perfetta, senza nessun intoppo o rallentamento del pensiero e dell’azione.
E’ importante considerare che la formula sopra indicata è una moltiplicazione di fattori, quindi se uno di questi è pari a zero (ovvero non considerato importante) il risultato, qualsiasi sia il valore degli altri fattori, sarà pari a zero. In parole più semplici se un atleta è tecnicamente, tatticamente e fisicamente preparatissimo, potrebbe vanificare tutto il lavoro di preparazione perché “non c’è con la testa”.
Gli esempi, più eclatanti nella vela olimpica ma rappresentati tutti giorni su qualsiasi campo di regata, sono stati fino ad oggi sotto gli occhi di tutti. Infatti, mentre le prime tre variabili sono ben conosciute nel mondo dello sport e da diverso tempo si perfezionano sempre di più, per quanto riguarda l’aspetto mentale (sebbene di fondamentale importanza) si è iniziato a parlarne solo dal 1987 attraverso i manuali di Ferruccio Antonelli e Alessandro Salvini o nel 1990 con Rainer Martens e Linda Bump.
Per fortuna oggi è ampiamente dimostrato quanto la psicologia dello sport si occupi di rendere la quarta abilità più solida e performante.
COME?
Entrando nello specifico valutiamo meglio le componenti mentali che vengono impiegate nella vela, suddividendo per esempio le regate d’altura da quelle a bastone.
Le prime, di durata e lunghezza maggiore rispetto alle seconde, vengono considerate prestazioni dove la resistenza diventa una delle qualità di maggior importanza. Naturalmente facciamo riferimento alla resistenza sia fisica sia mentale. Sotto questo aspetto infatti, la resistenza viene definita come la capacità di mantenere una concentrazione elevata per diverse ore o giorni in condizioni poco confortevoli, la capacità di resistere al pensiero della fatica e la capacità di mantenere il focus attentivo per lunghe tratte senza perdersi in pensieri inutili o poco efficaci.
In base ai ruoli – e qui entreremo nel merito nel prossimo paragrafo – questa resistenza è diversa per il timoniere che dovrà mantenere la concentrazione attiva per lungo tempo, per i grinders che dovranno mantenerla durante lo sforzo fisico o per il prodiere che dovrà attivarsi in tempi brevi a ogni manovra.
Cosa diversa è per le regate a bastone dove l’ago della bilancia si sposta verso la gestione dell’emozione e dell’errore. Spieghiamoci meglio: nelle regate a bastone il tempo ha un’influenza elevata soprattutto quando si ragiona in termini di secondi guadagnati o persi. Le emozioni in questo caso possono rendere la prestazione più barcollante.
Quante volte vi siete sentiti bloccati, tesi e poco performanti durante una regata importante, in un giro di boa, in un incrocio o durante le fasi del pre-partenza? Quante volte vi è capitato di pensare di avere la vittoria in tasca e poi per un non nulla le cose sono precipitate non rendendovi in grado di gestire la situazione? E ancora, quante volte avete continuato a rimuginare un errore banale perdendo la capacità di definire velocemente e lucidamente una nuova strategia da adottare? Questi sono soltanto alcuni dei tranelli che la vostra mente mette in atto per trarvi in inganno proprio quando il tempo è poco e gioca a vostro sfavore. Fatto sta che le regate si perdono in questo modo.
Gestire la propria capacità di resistere alla sofferenza o alla perdita di concentrazione nell’altura, o gestire le emozioni e l’errore durante le regate a bastone, permette di fare la differenza tra una buona regata e una regata eccellente, dove per eccellenza si intende la vittoria.
PSICOLOGIA E RUOLI
Prendiamo in esame le differenze psicologiche che vi sono tra 4 ruoli che caratterizzano l’equipaggio in barca.
Chi si dedica a questo ruolo dovrebbe avere alcune capacità mentali importanti, ad esempio una buona gestione delle emozioni, una buona capacità di gestire l’errore, e soprattutto un’ottima capacità di ascolto. In termini tecnici un focus attentivo che possa spaziare tra quello ampio di osservazione dell’ambiente (la barca, il lavoro dei trimmers, i numeri sugli strumenti o la variazione della rotta rispetto al vento) a quello dettagliato nel percepire i messaggi che la barca ci trasmette (la velocità, l’accelerazione o il comportamento generale dell’imbarcazione sulle onde e nelle raffiche). La capacità del timoniere e il suo allenamento mentale dovrebbe essere improntato sul mantenere uno stato di serenità interiore che gli permetta di gestire l’errore con maggiore lucidità, oltre che nel mantenere il più possibile un assetto e un equilibrio di conduzione costante. Un ottimo allenamento per i timonieri si è rivelato essere quello della respirazione quadrata caratterizzata da quattro fasi: inspirazione, espirazione e due di latenza attuate con lo stesso tempo di esecuzione, aiutando il corpo ad ossigenare e la mente a restare serena.
Il ruolo del tattico è quello di rimanere concentrato sulle evoluzioni del vento e sul posizionamento degli avversari, elaborando delle decisioni che risulteranno determinanti per la buona riuscita della competizione.
Durante questi continui processi mentali (creati peraltro sulla base di informazioni tutt’altro che affidabili e quindi insidiose), nella mente di un tattico esperto si creano continui scenari, utili a prevedere le più disparate situazioni e nuove possibilità. Questo membro d’equipaggio ha poi il compito di attivare una comunicazione efficace con il proprio team allo scopo di condividere le informazioni in modo chiaro e facilmente percepibile, coordinando contemporaneamente il lavoro durante le performance. Inoltre, quando durante la regata le cose non girano per il verso giusto, il tattico si trova a dover gestire la frustrazione del proprio equipaggio o la loro mancanza di fiducia mantenendo tuttavia la propria lucidità mentale.
La figura del tattico deve quindi sottostare a una enorme pressione psicologica.
Le esigenze mentali di questo ruolo sono anche in questo caso quelle di mantenere una capacità attentiva per tutta la durata della gara. Per lui, ha dato ottimi risultati la tecnica della visualizzazione che, semplificando, è quella di creare dei ripetitivi film mentali con scenari che possano riprodurre esperienze passate e fornire previsioni future.
Oltre a quello di scegliere le vele più adatte alle condizioni meteo, i trimmers regolano e modificano la forma delle stesse a ogni cambiamento dell’intensità del vento e del tipo di onda. Tuttavia il loro compito è anche quello di “sentinelle”. In particolar modo, durante le andature portanti, quando si naviga cercando il miglior angolo e velocità (VMG) con le scotte in mano, il regolatore delle downwind sails segnala al timoniere le percezioni sulle variazioni di intensità e angolo del vento attraverso ciò che percepisce nelle mani, nelle braccia e nel corpo. Deve quindi avere un’ottima capacità di riconoscere qualsiasi variazione di tensione della scotta sapendola comunicare in tempi rapidi.
L’obiettivo, per chi regata in questo ruolo, sarà quello di allenare la capacità di ascolto percettivo e propriocettivo del corpo, mantenendo il focus attentivo all’interno di sé per migliorare la sensibilità del cambiamento percepito.
Un ottima tecnica per i trimmers (ma non solo) è quella del “Body Scan” che consente di passare in rassegna tutte le parti del corpo, aumentando la sensibilità e il focus attentivo proprio su quelle parti che interessano la performance sportiva.
Non so se il nome prodiere provenga dal fatto che questo velista lavora sulla prua o semplicemente per le prodezze che è chiamato a realizzare, ma quel che è certo è che un buon prodiere deve essere generalmente forte, veloce, agile e coraggioso.
Le abilità mentali per questo ruolo sono legate a ridurre al minimo il pensiero razionale e velocizzare il tempo di esecuzione: non penso, faccio! Il prodiere quindi deve saper agire senza rallentare l’azione, e per questo va ridotto ai minimi termini il pensiero limitante, che può creare ostacoli, blocchi ed errori nell’esecuzione.
I velisti impegnati in questo ruolo dovranno inoltre sapersi attivare in tempi rapidi, quasi esplosivi, e anche in questo caso l’obiettivo è allenarsi affinché la mente crei degli automatismi per far funzionare il corpo con rapidità. Terminata l’azione, dovrà però saper tornare allo stato di tranquillità, anche qui in tempi rapidi, per poter recuperare le energie spese e prepararsi alle azioni future.
L’allenamento mentale è improntata sulla reattività con esercizi sia fisici (per allenare il corpo) sia mentali legati alla arousal o eccitazione conseguente allo stimolo, oltre che allenare la capacità di deattivazione in tempi rapidi.
Come dimostrato, ogni ruolo in barca ha un campo di intervento psicologico a se stante. Tutti devono poter collaborare e tutti devono fidarsi gli uni degli altri per rendere le manovre e le i processi decisionali sincroni e performanti.
Una eccellente comunicazione, sorella dell’attività mentale, renderà efficace qualsiasi azione durante le performance e aumenterà la serenità a bordo. La regola è sempre la stessa: equipaggio felice fa barca veloce!
Stefano Zenaboni
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COME PARTECIPARE
Sei pronto per la sfida e vuoi metterti in gioco co consulta la pagina del VELA Sailing Team e scrivi subito per informazioni e prenotazioni a info@phi-number.com. Il primi posti a bordo disponibili sono per Pasquavela (10-13 aprile, Porto S. Stefano); poi sarà la volta della VELA Cup (24-26 aprile, Santa Margherita) e della 151 Miglia – Trofeo Cetilar (30 maggio-1 giugno, Livorno e Punta Ala).
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