TECNICA Regolare la flessione dell’albero per andare più veloci

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Se vuoi far correre di più la tua barca, per toglierti delle belle soddisfazioni in regata e divertirti anche in crociera, sei capitato nel posto giusto. Ti sveleremo tutti i trucchi assieme agli esperti di Phi!Number. In cattedra, per le prime tre lezioni relative alla ricerca della massima velocità di bolina, sale Roberto Spata, uno dei velisti più vincenti sui campi di regata, titolare di New Wind: scopriremo come regolare l’albero e come interpretare tutti i “segnali” che ci manda la nostra barca. Nella prima puntata introduttiva, abbiamo parlato dei parametri (inclinazione della barca e regolazione dell’albero e forma delle vele) da sapere per aumentare le prestazioni della vostra barca. Oggi scendiamo nello specifico:

QUI TROVI LA PRIMA PUNTATA

Roberto Spata

La velocità di bolina: regolazione dell’albero e preflessione

Alcuni cenni teorici: le vele come le ali di un aeroplano

Esattamente come diversi profili di un’ala farebbero volare un aereo in modi differenti, così anche le vele possono farci navigare in modo più o meno performante a seconda della loro forma. Un caccia militare che vola a velocità sostenute necessita di ali sottili con meno attriti, mentre un pesante e lento aereo di linea avrà bisogno di profili più spessi per mantenere la portanza.

Gli ingegneri che hanno progettato queste ali, hanno tenuto conto di alcuni fattori comuni e necessari ad ottenere l’efficienza ottimale per i due tipi di esigenze, e come mostrato nelle immagini, tra un ala di un aeroplano e il profilo di una vela esistono dei parametri di riferimento praticamente identici.

Questi parametri sono molto simili anche da un punto di vista geometrico: se non verranno rispettate determinate proporzioni, un aereo non riuscirà a volare o quantomeno avrà parecchia difficoltà nel farlo, così come una vela perderà la sua efficienza.

I parametri di una vela: C – D – X

Con riferimento alla legenda indicata, la lettera “C” rappresenta la corda, vale a dire la distanza in linea retta dall’inferitura della vela alla balumina. La lettera “D” è la massima profondità della vela (insomma quanto è grassa, camber) ed è espressa in percentuale rispetto alla corda. La lettera “X”, infine, rappresenta “la posizione” del camber rispetto alla corda (draft) ed è anch’essa espressa in percentuale rispetto alla corda. Bene, il primo presupposto fondamentale per raggiungere una vela efficiente, è che il draft non debba mai essere oltre il 50% verso poppa della corda. E questo in ogni condizione di vento.

E cosa c’entra la regolazione dell’albero?

Sappiamo che qualsiasi albero, visto di lato, ha una propria preflessione modificata essenzialmente dalla tensione delle sartie che passano attraverso la testa delle crocette. Queste infatti, sempre da una vista laterale, non sono perfettamente parallele rispetto all’albero ma hanno un certo angolo verso poppa detto quartiere.

Con vento fresco di bolina, a causa della maggior pressione sulle vele aumenterebbero i carichi sul sartiame e all’altezza dell’attacco delle crocette sull’albero- in pratica il fulcro dove convergono i carichi – aumenterebbe la forza che spinge l’albero verso prua con conseguente marcato aumento della flessione. Ciò avrebbe l’effetto di aumentare la corda con la spiacevole conseguenza che la posizione della massima profondità della vela (draft), come indicato nelle immagini, si sposterebbe oltre il 50%. Con questa configurazione la vela perderebbe quasi totalmente la propria efficienza.

Altra devastante conseguenza di un eccessiva flessione – in termini di performance e semplicità di conduzione – sarebbe l’effetto della tensione del paterazzo o delle volanti. Infatti, con l’aumentare del vento sappiamo che dovremmo aumentare il carico sul paterazzo (o le volanti) per diminuire la catenaria dello strallo così da smagrire la vela di prua. Tuttavia sia paterazzo che volanti, non esercitano solo una trazione in senso orizzontale verso poppa, ma anche una potente trazione verso il basso che contribuisce ad aumentare ulteriormente la flessione dell’albero: in questo modo l’attacco dello strallo sull’albero si abbassa e di conseguenza la catenaria sullo strallo aumenta.

Controllare la preflessione

La spinta verso prua all’altezza delle crocette e la conseguente extra flessione dell’albero può essere contrastata aumentando la tensione delle sartie in generale, ma soprattutto, con le dovute proporzioni, dall’unica parte dell’attrezzatura che esercita una trazione verso poppa: le sartie basse e le diagonali.

Tale opposizione di forze è fondamentale per gestire il comportamento dell’albero di bolina, infatti la corretta regolazione delle sartie basse e diagonali ci permetterà di avere una struttura più rigida soprattutto nella parte bassa e centrale.

Di conseguenza cazzando la volante o il paterazzo, si fletterà solo la parte alta dell’albero dove tra l’altro è fissato anche lo strallo di prua, ottenendo così un duplice effetto: da una parte quello di smagrire e aprire luscita della zona alta della randa (con il risultato di depotenziare e conferire alla barca una minore azione sbandante e la maggior efficienza possibile con vento sostenuto), e dall’altra quello si ridurre con maggior efficacia la catenaria dello strallo di prua con l’effetto di smagrire il profilo della vela stessa. Entrambi questi fattori concorrono a ridurre lo sbandamento dell’imbarcazione che, come abbiamo visto, contribuiscono a una maggiore facilità di conduzione di bolina e mantengono la barca veloce e boliniera.

Armo con volanti

Per assurdo, gli alberi frazionati armati con volanti possono essere più semplici da regolare in navigazione in quanto generalmente possiedono anche un paio di volanti basse che, esercitando una trazione maggiore verso poppa, fungono da diretto regolatore della flessione dell’albero. Tuttavia, per motivi di maggiore comodità in navigazione, questo tipo di armo è ormai molto raro.

Ecco perché è così importante con il variare dell’intensità del vento, modificare la tensione delle sartie sugli alberi con le crocette acquartierate e il solo paterazzo: in questo modo si contrasta la variazione della spinta all’altezza delle crocette che genera maggiore catenaria e una forma della randa non corretta.

Per una navigazione in crociera, anche solo 2 o 3 step di regolazione possono fare la differenza. Sembra impossibile, eppure vi garantisco che più volte nel corso della mia carriera sono salito a bordo di imbarcazioni che, a causa di un assetto sbagliato dell’albero, già con aria media erano costrette a ridurre anticipatamente le vele risolvendo solo in parte il problema dell’eccessivo sbandamento.

Successivamente, a seguito di un corretto set-up, siamo riusciti a portare la stessa velatura anche con un’intensità di vento di 5 o 6 nodi maggiore rispetto al setting precedente, e con un impressionante miglioramento della facilità di conduzione e riduzione dello sbandamento.

NELLA PROSSIMA PUNTATA: SBANDAMENTO E STABILITA’ DI FORMA

…CONTINUA…

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