Ma non l’avete una casa che volete vivere tutti in barca?
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Vivere in barca è una delle tendenze indiscusse della nautica moderna. Tantissimi lo sognano, sempre più persone riescono a farlo per lunghi periodi l’anno. Tralasciando gli esiti, non sempre positivi, ma del tutto soggettivi, che questa richiesta del pubblico ha apportato al design delle barche, oggi vogliamo parlare, tra il serio e il faceto, con ironica tragicomica, della questione prettamente “ludica” dell’andare a vivere in barca o della vita a bordo in generale.
Quando immaginate la vostra vita in barca sognate baie silenziose e deserte, acque cristalline, risvegli all’alba con un tuffo, aperitivi al tramonto, il contatto primordiale con il mare e il vento, lunghe veleggiate sempre con la brezza giusta. Chiudete gli occhi e immaginate tutta questa meraviglia. Fantastico vero? Ma non è così. No, no. Adesso vi raccontiamo noi com’è la realtà.
Avete da poco compiuto 40 anni, finalmente avete una buona e solida stabilità economica, siete innamorati della vostra compagna e insieme sognate di dare una svolta alla vostra vita. Sognate una barca. Lei è ancora più appassionata di voi, compra tutte le riviste di nautica, italiane e straniere, le leggete insieme, vi preparate al grande passo. E alla fine lo fate, la comprate la barca, non importa che essa sia nuova o usata. La comprate. Ma volete fare le cose con calma. “Partiamo prima da una lunga crociera estiva, per ambientarci”. “Fantastico amore, non vedo l’ora, sono così felice che quasi quasi voglio andare anche a pesca in barca, così puoi soddisfare anche l’altra tua grande passione”, ti dice lei. Tu pensi: “meraviglioso, è proprio la donna della mia vita, questo è il sogno della mia vita”.
Ed eccovi qua. Primo giorno di ferie, la barca è pronta o quasi, e volete partire subito. In un giorno fate i salti mortali per preparare tutto. Caricate la cambusa a bordo calcolando male gli orari, sono le 3 di pomeriggio di luglio e a bordo ci sono 79 gradi, sudate in ogni centimetro del vostro corpo. “Poco male, la prossima volta studieremo meglio i tempi”. È quasi il tramonto, salpate. C’è una residua leggera brezza e la baia dove passerete la notte dista solo poche miglia, si va a vela. L’acqua fa un suono magnifico sotto la carena, la barca fila che è una bellezza. Vi abbracciate. “Amore vedrai che baietta che ho scelto per passare la nostra prima notte in mare, saremo solo noi”, lei vi guarda con gli occhi che brillano, si prospetta una notte di grande amore.
Ammainate le vele, accendete il motore, entrate nella baia e ci sono almeno 40 barche, a pochi metri l’una dall’altra. Lei ti chiede: “ma amore non avevi detto una baietta deserta”? “Tesoro lo so, era segnalata su una rivista tra le calette dove stare in pace da soli”. “Ma amore se era scritta su un giornale com’è possibile che non la conosca nessuno”? Poco male pensate, troviamo un angolo dove ancorare, domani penseremo a nuove rotte. Calcolate il vento, le previsioni meteo, date fondo tra un tedesco che vi saluta cordiale e dei francesi che vi guardano sospettosi. Mettete il tender in acqua per approntare una seconda ancora, non si sa mai, vi buttate in acqua con la maschera a controllare che entrambe tengano bene, meglio essere sicuri. Siete già un tantino stanchi, ma che bella la vita in barca, il meglio deve ancora venire.
Aperitivo con le ultime luci della sera. Dolci effusioni. E sgattaiolate verso la cabina di prua mano nella mano. La vostra barca sta per trasformarsi in un nido d’amore, ma all’improvviso. “Amore ma che caldo che fa, apriamo un po’ il tambuccio, pazienza se qualcuno ci sente”. Con lo sguardo marpione sollevi la finestra, entra un piacevole fresco, e ti tuffi su di lei. “Ziiiiiiiiiiiiiii”. Ma che cos’è? Una fetente zanzara si è subito intrufolata a disturbare la vostra quiete. Calma. Lei ti ordina “Cacciala subito, lo sai che ho il sangue dolce”. Con due mosse di karate la stendi, ma per farlo ti sei alzato in piedi e sbatti la testa. Non sei a casa cribbio, stai un po’ attento. Appronti una specie di telo per evitare che altre zanzare rientrino. Si ristabilisce la calma. Lei continua a guardarti languidamente. La baci. E…..”teng teng teng teng teng teng”. Ma cos’è questo rumore????
La drizza che sbatte. Il vento ha un po’ rinforzato. Devi andare a fissarla meglio, altrimenti rovina l’albero, si rovina la drizza, un disastro, scatti fuori a sistemarla. Apri la barca, corri, la sistemi, ritorni da lei in cabina e “Ziiiiiiiiiiii”, hai lasciato aperto ed è rientrata una zanzare. Lei sbuffa, tu insegui il malefico insetto, e nel frattempo….ma che succede, vedi dall’oblò la barca dei francesi pericolosamente vicina, loro si sbracciano e gridano. Salti in coperta, lo fa anche la tua compagna. Voi avete due ancore e loro una, quindi col vento le barche si muovono in maniera diversa. Vi toccate, imprechi contro il francese. Temi che gli alberi si incrocino. Corri a salpare un po’ d’ancora per cavarti dall’impiccio. Ti liberi del francese, ma ti accorgi troppo tardi che avevi dato fondo sull’ancora del tedesco. La spedi. Il tedesco parte in scarroccio, ovviamente verso di te. Se prima era cordiale adesso urla le poche parole italiane che conosce: “italiani, casino, pizza, mandolino, Berlusconi”. Passando in rassegna tutte le tue nozioni tecniche, marcia avanti, marcia indietro, tira su, tira giù, destra, sinistra.
Ti divincoli. Respiri, lei è stata incredibilmente calma e ti ha anche aiutato, siete già un equipaggio, va bene così. Vi allontanate dal cuore della baia e vi mettete più a largo, ridate fondo. Tornate in cabina, il tempo di distendersi e lei questa volta dorme. Certo, sono le 2 di notte ormai, è stanca. Pazienza. Vi assopite pure voi e….”ciaf ciaf ciaf ciaf”….si è alzata risacca. Eh che c…o pensate, proprio una notte di m…a. “Amore che ne dici se torniamo un po’ in porto, tanto c’è posto e siamo vicini”, e domani torniamo a muoverci. “Forse è meglio hai ragione dai”. A tutto motore, fanculo le vele, vi dirigete verso il marina, che dista solo poche miglia.
Alle 3,45 siete comodamente all’ormeggio. C’è silenzio. Non c’è risacca. Non ci sono zanzare. Non c’è vento. Va bene su, la prima notte la passeremo in porto, poco male. Vi addormentate. “Gniii, gniii, gniii, gniiii”. Siete esausti. Cos’altro succede? Il mollone della cima d’ormeggio cigola. Avevi letto che era importante cambiarli periodicamente, ma tu ti sei accontentato di tenere quelli del posto barca che hai rilevato. Peggio per te. Esci fuori. Ti ingegni con un sistema di cime per cercare di avere meno carico sulle molle. Ci riesci. Lei nel frattempo si è addormentata. Meglio così. La raggiungi, ormai è l’alba. Ti addormenti al suo fianco. Passa al massimo un’oretta, e un raggio di sole dritto come la giustizia penetra dall’oblò terminando esattamente sulla tua faccia. 3,2,1 a bordo ci sono 40 gradi.
Lei si sveglia. Imbronciata. Tu praticamente non hai chiuso occhio. La guardi. Lei ti guarda. “Amore che poi se ci pensi, in fin dei conti, se vogliamo essere onesti….quella villetta all’Argentario non è poi così male, c’è anche la spiaggia a due passi”. Lei ti guarda, sorride. “E magari la domenica andiamo a fare un giro in barca, e andiamo anche a pesca”. È proprio vero che alla fine, se ci credi, il lieto fine arriva.
Nota della redazione: ci teniamo a precisare che nessun crocierista è stato maltrattato per la realizzazione di questo articolo, che la vela è meravigliosa perché ognuno può viverla a suo modo, in crociera, in porto, in Oceano o ovunque gli pare, e che l’autore di questo articolo è un regatante, modesto, e un crocierista, pentito.
Mauro Giuffrè
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7 commenti su “Ma non l’avete una casa che volete vivere tutti in barca?”
Storia molto divertente e, alla fine, a parte qualche eccesso o drammatizzazione di troppo, anche “terrenamente” realistica! Certo, però, che questi due…saranno stati pure innamorati l’uno dell’altro e anche un po’ del mare e della vela…ma erano anche un po’ tanto sfigati, qualsiasi cosa facessero o pensassero! Oppure, forse era solo una “notte no”…
Storia di chi non ha mai fatto una vera vacanza in mare.
Se non siete capaci a navigare, state pure in centro a Milano.
Beh se ci si ferma al primo tentativo….riprovare e magari fuori stagione noooo??? E grazie a tipi come questi si trovano ottimi affari nel mercato dell’usato( poco) ah ah…
E ora aspettiamo l’articolo su chi invece ci riesce 😉
A questo Fantozzi ed alla sua Mazzamauro chissà cosa succederà quando acquisteranno casa.
Fortunatamente la vita in barca non è per tutti.
A parte l’incapacità di questi due personaggi, volutamente esagerata (perché poi?), trovo l’articolo particolarmente stupido quanto inutile, seppur scritto con una vena che vorrebbe avere la pretesa di essere umoristica, sottolineando gli inconvenienti della vita a bordo. A che serve un’articolo con questo taglio? A far ridere? Vogliamo convincere la gente che navigare e vivere a bordo è una tortura continua e sono molti di più gli inconvenienti che i lati buoni? Se il diportista pentito ha cambiato idea ne abbiamo guadagnato tutti, lui per primo. Significa che non ha mai navigato decentemente e non ha saputo cogliere i tanti momenti preziosi che questa vita regala.
La nota positiva è che leggendo cose del genere magari in molti cambieranno idea lasciando più spazio a quelli che amano davvero la vita a bordo.
Vivo dal 1992 sette, otto mesi l’anno a bordo della mia barca in giro per il mondo e trovo sia una vita particolarmente piacevole e ricca di sensazioni ed emozioni. Qualche inconveniente sicuramente c’è, ma fa parte del gioco e poi non mi direte che in una casa tutto è perfetto e non succede mai nulla di negativo?
Concordo in pieno e il mio primo pensiero è stato: ottimo articolo….cosi molti forse si scoraggeranno e saranno di meno a godersi la meraviglia del Vivere in Barca ( inconvenienti naturali inclusi) e avremo baie meno affollate😉
Storia carina, che porta alla luce, evidentemente in modo volutamente esagerato, i principali disagi in cui può incorrere un diportista alle prime armi e senza un minimo di esperienza. Certo ti sfido ad arrivare in baia in Croazia, nel mese di agosto dopo le 17.00, si troveranno gavitelli pieni e impossibilità di gettare l’ancora (come da normativa Croata a meno di 300 m dalla costa). Mi ricordo che, quando feci la patente nautica, una buona parte degli esaminandi non era mai salita in barca, neppure come semplice crocerista. La coppia della storia è ben sfigata, ma fa parte di un cliché che purtroppo è diffuso. La vita in barca non è per tutti, ma ci sono vari modi per viverla, anche senza starci molti mesi l’anno, puoi andarci i week end oppure un mese in vacanza.