Abbiamo migliorato il First 53 grazie a un hamburger da McDonald’s (e altre storie da designer)
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Siamo stati alla Italian Yacht Design Conference al Politecnico di Milano: un’occasione per incontrare dal vivo chi le barche le pensa e le progetta. Un bell’evento, quello coordinato dal giornalista Antonio Vettese e dal professor Andrea Ratti, ricco di interventi interessanti.
QUI potete vederlo integralmente, noi ci siamo divertiti a raccogliere alcune massime e aneddoti (ironici e non) sul design di una barca che sono venuti fuori durante gli “speech” dei relatori.
TUTTO MERITO DI UN TAVOLINO DEL MCDONALD’S
Il design di barche è anche sapere trovare la giusta ispirazione, magari da settori distanti anni luce. Così Lorenzo Argento, che con Roberto Biscontini ha firmato il nuovo First 53: “Dopo aver progettato 100 tavoli per il crew mess (la zona pranzo sottocoperta, a prua della cucina) non eravamo ancora soddisfatti. Una sera siamo andati a mangiare al McDonald’s con Roberto, Gianguido Girotti e il project manager di Beneteau Damien Jacob. Ci siamo seduti al tavolo e ci siamo detti: “E’ proprio il tavolo che fa per noi per proporzioni ed ergonomia! Girotti è andato in macchina a prendere il metro e abbiamo preso le misure. Così è nato il tavolo che vedete sul nuovo First 53”.
IL MEGAYACHT E’ PROIEZIONE DI POTENZA
Carlo Nuvolari, co-fondatore con Dan Lenard dello studio Nuvolari-Lenard, che ha siglato alcuni dei più bei superyacht al mondo: “Il megayacht è la proiezione di potenza e immagine dell’armatore, che vuole dimostrare al mondo chi è… Il designer ha il compito di alimentare i sogni (e le stravaganze) del committente: ma senza dimenticare che si sta progettando una barca”.
SUL “GIGANTISMO IMPERANTE”
E ancora, sul “gigantismo imperante” dei superyacht, Carlo Nuvolari: “Ironico: uno spende centinaia di milioni per una barca di 100 metri e sentirsi grande. Poi però scopre che i porti turistici non sono quasi mai attrezzati a ospitare uno yacht di tali dimensioni e si vede costretto ad attraccare in un porto commerciale”. Accanto alle gigantesche navi cargo e traghetti che sembrano grattacieli, “il megayacht diventa un microbo e l’armatore del megayacht fa la figura del cioccolataio”.
L’IMPORTANZA DEI FORNITORI
Questa la riflessione di Lucio Micheletti (che viene dal mondo dell’automobile e che ha curato l’interior ed exterior design del nuovo Baltic 142 Canova, lo stato dell’arte della crociera “green”), su cosa voglia dire progettare le barche oggi: “Se c’è un punto in comune tra la progettazione delle barche e il mondo delle auto è il lavorare a stretto contatto con i fornitori. Questi non si limitano a fornire un prodotto, ma dicono la loro e contribuiscono alla buona riuscita del prodotto: la contaminazione oggi è fondamentale”.
L’IMPATTO AMBIENTALE DEI MEGAYACHTS
A sorpresa l’intervento – non privo di ironia – dell’architetto Massimo Franchini, che di barche ne ha progettate tante (è uno degli inventori del motorsailer moderno). Si parlava di barche che non sembrano più barche ma dei veri e propri palazzi: “Bisognerebbe valutare l’impatto ambientale ed estetico delle barche. Forse un megayacht nel porto di Rhode Island non stona, ma a Cala di Luna magari si”. Cara sovrintendenza, il messaggio è chiaro. Dobbiamo impedire ai megayacht di rovinare la vista in alcuni angoli paradisiaci nei nostri mari!
E.R.
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