Ambrogio Le Roi: Beccaria vince la Mini Transat e fa la storia della vela italiana
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Quando vinse la Les Sables – Les Acores, antipasto della Mini Transat, scomodammo un paragone con il ciclismo definendolo “Dantesco” (leggi QUI), citando la prima pagina de L’Equipe del 10 luglio 2014 dedicata a Vincenzo Nibali, eroe di quella quinta tappa del Tour de France all’inferno, sotto la pioggia e il fango sul pavé della Roubaix.
Oggi Ambrogio Beccaria è entrato nella storia, ha vinto la Mini Transat nella categoria Serie (con il tempo nella seconda tappa di 13 giorni, 1 ora, 58 minuti e 48 secondi), è il terzo velista non francese nella storia della regata a riuscirci e il primo italiano e questo 15 novembre 2019 verrà ricordato come uno dei giorni di gloria della nostra vela. E allora ci fa piacere scomodare anche un’altra citazione dal mondo del ciclismo, questa volta ancora più storica e musicale. “E i francesi ci rispettano, che le balle ancora gli girano…Tra i francesi che si incazzano, e i giornali che svolazzano”. Cantava così Paolo Conte in Bartali, immaginando un tifoso italiano del dopoguerra che aspettava spuntare da quella curva “quel naso triste da italiano in gita”. E quel tifoso oggi siamo un po’ noi tutti velisti italiani, che aspettavamo da anni una vittoria di un velista nostrano così prestigiosa. Ci torna in mente quel magico anno 2000, quando nel giro di pochi mesi festeggiammo la vittoria della Louis Vuitton Cup con Luna Rossa e due medaglie olimpiche (Devoti e Sensini). E chissà che questa vittoria non sia di buon auspicio per il prossimo futuro. Forse, senza nulla togliere agli atleti italiani che in questi anni hanno ottenuto risultati importanti, stiamo aspettando da quasi 20 anni una soddisfazione simile e adesso è arrivata grazie a questo ragazzo classe 1991.
Questo ragazzo che nel 2015 scoprimmo a lavoro in un capannone di La Spezia. Aveva recuperato un Mini semi distrutto, il Pogo 2 con cui aveva fatto naufragio Ian Lipinski alla Transat del 2013. Lo rimise a posto con quella che ai tempi era solo un’amica e sarebbe diventata la sua compagna, Vittoria Ripa di Meana.
Quattro anni fa era uno studente, oggi è un Ingegnere Navale, con svariate migliaia di miglia in solitario alle spalle e il suo nome è scritto a chiare lettere nel palmares della Mini Transat.
Perché Ambrogio ha vinto? E perché lo ha fatto rifilando una della “batoste” più clamorose della storia della vela oceanica agli specialisti francesi? Ha vinto perché probabilmente ha sempre avuto le idee chiare. Lui non voleva partecipare, lui voleva competere e farlo ai massimi livelli. “Sono un tipo competitivo, non mi accontento” ci disse nella prima intervista che gli dedicò il nostro Giornale, il Giornale della Vela che poi lo avrebbe incoronato Velista dell’Anno 2018.
Ma una cosa è dirlo a parole, altro è mettere queste intenzioni in pratica. Ambrogio in quegli anni metteva da parte il 90% del suo stipendio di skipper, per investirlo su una buona barca veloce, come il Pogo 2 con cui prese parte alla Mini Transat del 2017. Beccaria capì subito che per essere competitivo occorreva andare a conoscere i migliori e imitarli. Si fecero sempre più frequenti le sue puntate in Atlantico, in quel posto magico che si chiama Lorient e intorno al quale ruota il meglio della vela oceanica mondiale. Soggiorni francesi sempre più lunghi, sia per allenarsi che per partecipare alle regate con i migliori. Grazie anche ai primi sponsor che lo affiancarono, perché Ambrogio ha la capacità di avere le idee chiare ed essere credibile, meno sogni e più obiettivi, e soprattutto ha la visione di una strada concreta da percorrere per ottenerli. E poi in mare è forte, perché alla fine gli sponsor ti seguono anche perché dimostri di essere in grado di ottenere dei risultati. E nel suo risultato c’è forse anche molto del suo essere Ingegnere. Non è un caso che alcuni dei navigatori oceanici più importanti lo siano, come per esempio François Gabart, Armel Le Cleac’h (gli ultimi due vincitori del Vendée Globe). Perché il talento è importante, ma se a questo aggiungi la conoscenza della fisica, della matematica e della meccanica, nella vela, in questo tipo di vela che guarda sempre più al futuro, hai una marcia in più. Insomma, navigare in mare è fondamentale, ma studiare è importante.
E allora nulla accade per caso. Ambrogio partiva da favorito per questa Transat 2019, lo sapeva lui e lo sapevano i suoi avversari che lo rispettavano e lo temevano. Quegli skipper francesi che per tutto l’ultimo anno si sono allenati con Beccaria sapevano quanto fosse veloce, quanto minuziosa fosse la conoscenza di Bogi della sua barca e il livello perfetto di “tuning”, di regolazioni di fino, a cui era arrivato. Sapevano quanto minuzioso e centrato fosse stato lo studio del programma vele di Geomag, sviluppato con la North Sails che lo segue fin dagli esordi del 2015 (prima con il disegnatore Giovanni Sanfelice in Italia poi con gli specialisti francesi della North di Vannes).
Ma partire da favorito, e vincere già la prima tappa, significa anche essere in grado di sopportare una pressione enorme, che può schiacciarti nei momenti in cui devi prendere le decisioni importanti sotto stress, nei momenti in cui in Atlantico Bogi ha “picchiato duro” su Geomag, tenendo delle medie di miglia nelle 24 ore impressionanti. E anche negli ultimi due giorni, poco prima dell’arrivo in Martinica, Ambrogio ha dimostrato di sapere gestire la pressione, quando ha capito che era fatta e che non doveva strafare ha alzato forse leggermente il piede dall’acceleratore, ben conscio che la vela è uno sport meccanico e la sua Geomag fosse ormai “stanca”, dopo una traversata oceanica vissuta al “limite” sotto la frusta del suo fantino.
E allora goditela Ambrogio, goditela sul serio. La vittoria probabilmente ti lascerà inizialmente una piccola sensazione di vuoto e di smarrimento, come quando per lungo tempo hai inseguito qualcosa e quando la ottieni ti sembra di perdere quell’equilibrio che ti ha tenuto in piedi in questi anni di planate oceaniche. Tutti ti chiederanno: “e adesso che fai”? Come quando ti laurei e tutti sono ansiosi di sapere i tuoi programmi futuri. Adesso per te è “estate” Ambrogio, è tempo di divertirti, di riposare, hai il lusso di potere scegliere cosa fare e anche quello di prenderti una pausa, riflettere e aspettare di ritrovare le giuste motivazioni. Complimenti Bogi, e grazie.
Mauro Giuffrè
BECCARIA STORY
1991: Nasce a Milano e fin dai primi anni di età in famiglia gli “propongono” la barca a vela come svago. Il piccolo Ambrogio è curioso ma quel mondo non sembra ancora suo.
2002-2006: Il giovane Ambrogio frequenta il Velamare Club in Sardegna. La curiosità verso la vela cresce ed esplode in passione dopo una scuffia in Flying Junior con un’amica.
2006-2010: Ambrogio decide di cercare imbarco sulle barche d’altura e partecipa ad alcune delle regate classiche in Tirreno, come la Giraglia, la Tre Golfi e la Middle Sea Race.
2009-2013: Con due amici inizia l’avventura in laser 4000 per cercare quelle sensazioni di adrenalina e sport che le barche d’altura non riescono a dargli. Arrivano le prime vittorie.
2013-2014: Ambrogio sale su un Mini e scoppia l’amore. Nel 2014 compra il relitto del Pogo 2 di Ian Lipinski, lo recupera (con un viaggio della speranza in Portogallo) e lo rimette a nuovo.
2016: Non si fanno attendere i risultati internazionali, Ambrogio è secondo alla Les Sables – Horta – Les Sables e campione italiano Mini 650 per il secondo anno di fila. Al Velista dell’Anno del Giornale della Vela vince il premio “TAG Heuer #don’tcrackunderpressure”
2017: In coppia con Bernardo Zin su un F18 non abitabile sfida Nico e Vittorio Malingri sulla rotta Portofino-Giraglia battendo i due più quotati avversari e inventori del record.
2017 bis: Beccaria parte per la sua prima Transat 650 in solitario, sesto nella prima tappa, rompe il bompresso nella seconda e perde il podio ma completa comunque la regata.
2018: Nuova barca, un Pogo 3, e nuovo sponsor, Geomag. Piovono le vittorie nelle regate francesi contro gli specialisti dei Mini 650. Beccaria ormai è uno dei più rispettati, e vincenti, Ministi a livello internazionale. L’obbiettivo è vincere la Transat 2019. La redazione del Giornale della Vela lo elegge Velista dell’Anno.
2019: si conferma al vertice nelle regate di avvicinamento alla Mini Transat e non manca l’appuntamento con la storia diventando il terzo skipper non francese a vincere la mitica transatlantica.
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