TECNICA In barca sapete come usare l’ancora galleggiante?
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Le ancore galleggianti hanno una funzione molto chiara a bordo di una barca: rallentare lo scafo per mantenere il controllo in condizioni meteomarine avverse. Lo scopo è quello di tenere la poppa o la prua nella direzione delle onde, evitando così che entrino al traverso. Quando infatti le onde colpiscono lo scafo con un angolo di circa 20° rispetto alla prua o alla poppa, la barca risulta governabile. Ci sono due principali tipologie di ancore galleggianti: una “a paracadute” e l’altra “a trascinamento” che può essere una singola ancora o una serie di piccoli coni. Vediamo il funzionamento di quella a paracadute e di quella a trascinamento in serie.
ANCORA A PARACADUTE
Utilizzata per stabilizzare la barca, funziona con il principio del paracadute “frenando” lo scafo grazie al suo attrito in acqua.
L’ancora galleggiante a paracadute viene solitamente lanciata da prua con l’obiettivo di riuscire a tenere la barca il più possibile contro vento e ferma nel caso in cui le condizioni meteomarine avverse non permettano di navigare a vela.
L’ancora galleggiante riesce a tenere la barca abbastanza ferma, provocando solo un lieve movimento di scarroccio sottovento. Nelle ancore a paracadute più comuni, la cima principale è in nylon per assicurare elasticità al sistema. Una boetta segnaletica, all’occorrenza anche due collegate con una cima all’ancora, vi aiuteranno sia a non farla affondare, sia nel recuperarla, perché avendo un’ampia superficie, riportarla in barca non è un’impresa semplice.
Affinché funzioni correttamente, l’ancora deve stare nello stesso ciclo d’onda della vostra barca, in modo da andare su e giù seguendone il moto. In caso contrario la barca sarà sottoposta a violenti strattoni: per evitare che questo accada è meglio avere cima in abbondanza a bordo da rilasciare nel caso fosse necessario allungarla per portare lo scafo nel corretto ciclo d’onda.
Controllate bene che la cima sia in chiaro prima di gettare l’ancora e per aiutare la barca a stare con la prua al vento, potete anche tenere fuori un fazzoletto di randa e diminuire il rollio. Il motivo principale per il quale questo sistema potrebbe non essere efficace è la tenuta della cima, un buon consiglio per evitare che questo accada è quello di aggiungere della catena.
Una volta che l’ancora è in posizione, il timone può essere bloccato e lasciato. Bisogna inoltre prestare attenzione alle bitte sulle quali si blocca la cima dell’ancora, perché sono sottoposte a un carico molto elavato, oltre a monitorare che l’ancora non affondi per mancata pressione di acqua trascinando con sé di conseguenza anche la prua della barca. Il costo di un’ancora a paracadute per uno scafo di 45 piedi e dislocamento di 15 tonnellate è di circa 2.000 euro.
ANCORA A TRASCINAMENTO A CONI IN SERIE
Una volta messa in acqua da poppa rallenta le planate sulle onde.
Formata da una serie di coni disposti in serie lungo una cima con con un peso posizionato ad una estremità, l’ancora a trascinamento ha la stessa funzione di quella a paracadute: rallentare il più possibile il moto della barca tenendola ferma al vento, quando le condizioni di mare e vento sono avverse.
Il numero dei coni dipende dalla lunghezza dello scafo e può variare dalle cento alle duecento unità con un diametro di circa dodici centimetri.
L’ancora a trascinamento va messa in acqua da poppa e il carico viene distribuito sulla serie di coni. Il rischio con l’onda in poppa, è quello di ingavonare: questo sistema agisce per tenervi il più possibile fermi, rallentando le planate sulle onde. Ovviamente il pericolo è che l’onda da poppa si infranga in pozzetto.
In situazioni estreme comunque l’equipaggio può stare sottocoperta, perché questo sistema non richiede una persona fissa al timone. Gettare l’ancora a trascinamento è più semplice che lanciare quella a paracadute, anche se l’aspetto negativo di questo sistema è senza dubbio il recupero, che può richiedere anche un’ora.
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