“Così ho affrontato la mia prima regata in solitario”. Il bellissimo racconto di un lettore
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Luigi Gallerani, è il classico “cervello in fuga”: da Genova si è trasferito in Svizzera dove lavora come sistemista al controllo acceleratori al CERN l’Organizzazione europea per la ricerca nucleare, il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle. Lontano dal mare, tra protoni ed elettroni, è sbocciata la sua passione per la vela: sul lago di Ginevra (Lemano) ha perfezionato la tecnica e la sua mente “organizzatrice” ha fatto sì che diventasse presidente dello Yacht Club del CERN.
Gli mancava soltanto un’esperienza da navigatore solitario e l’occasione si è presentata con la Translemanique, la traversata del Lemano che ha deciso di affrontare con un piccolo Surprise, Mamma Mia. Ecco il suo bellissimo racconto, ricco di spunti tecnici. Siamo convinti che leggendolo, alla fine, verrà tanta voglia di Translemanique anche a voi perché, come dice Luigi, “è stata la regata più bella, impegnativa e formativa della mia vita. Ho imparato di più durante le 32 ore di navigazione che in un anno di vela, e non vedo l’ora di rifarla!”.
LA MIA PRIMA TRANSLEMANIQUE EN SOLITAIRE
Ho deciso di affrontare la “Translemanique”, traversata del lago Lemano di circa 70 miglia, perché, a differenza della Bol d’Or con cui condivide il percorso, trovavo più entusiasmante l’idea di mettermi alla prova contro me stesso ed altri 100 tra i migliori skipper del lago, senza equipaggio. Avendo il sogno di avere un giorno una barca mia e di attraversare mari e oceani, volevo verificare la mia preparazione: fino a che punto sono a mio agio in barca? Sarò in grado di lottare contro la stanchezza, la fatica, i venti, e la lunga navigazione alla ricerca degli imprevedibili venti locali?
Barche e navi mi hanno sempre affascinanto, in particolare la passione per gli aspetti tecnico scientifici nella loro costruzione. I corsi del Centro Velico Caprera e l’amore da genovese per il mare hanno fatto il resto. Purtroppo però, mi son avvicinato alla vela molto tardi. E’ solo da circa 10 anni che, approdando al CERN Yachting Club (YCC), di cui sono oggi presidente, ho avuto opportunità di imparare ogni giorno qualcosa navigando su una flotta eterogena di 25 barche, dalle derive più performanti (Laser, Rs500, Rs400, 29er), ai catamarani (Hobie Tiger, Tornado, Nacra15 con foil) alle piccole chiglie Yngling, Surprise, J70, J80, tutte mantenute dal lavoro volontario di tutti i soci del club.
PERCHE’ HO SCELTO IL SURPRISE E COME L’HO PREPARATO
Ho scelto di navigare sul Surprise, la più diffusa barca sul lago e alla regata (7.65m fuori tutto), perché ha due vantaggi a mio avviso rispetto al J80 e J70 (dotati di gennaker) che avrei potuto scegliere al club: un pozzetto piccolo dove tutte le manovre sono “vicine” al timone, e una zavorra di 600kg in fondo alla pinna di deriva, che mi avrebbe garantito un momento raddrizzante di bolina relativo assai superiore in caso di vento fresco, a quello che avrei avuto sul J70 in solitaria, barca studiata per regatare sempre in equipaggio.
Ho iniziato a lavorare su “Mamma Mia” con tre mesi di anticipo, ogni giorno. Innanzi tutto maschera e boccaglio per dedicarmi allo scafo: pulito a fondo la carena e carteggiato l’opera morta (che ricordiamo, di bolina, diventa opera viva!), verificato allineamento timone e ridistribuito i pesi all’interno della cabina. Solo questo mi ha permesso di guadagnare il 15% in più di velocità (misurata a motore). Ho fatto il possibile per ridurre l’umidità purtroppo presente all’interno, asciugando la sentina, installando sia vaschette de-umidificanti che ventilando il più possibile anche con l’uso di una piccola stufa elettrica.
ARMO, AUTOPILOTA, SICUREZZA
Mi son poi dedicato all’armo, e seguendo i consigli del velaio TopSail che ha realizzato le vele da regata, centrato e regolato l’albero per venti leggeri. Verificato e lubrificato ogni bozzello, cambiato scotte e drizze dove fosse necessario, salito in testa d’albero per verificare Windex e luci di navigazione. Ho installato il TillerPilot di Raymarine, cosa che ha richiesto parecchie ore di lavoro, modifiche all’impianto elettrico, alle batterie e due sessioni di calibrazione bussola.
In alternativa all’autopilota, ho sperimentato anche due sistemi per l’autogoverno: uno basato su elastici e TillerLock, non molto efficace a dire la verità nelle andature portanti, e un altro, adottato anche da molti concorrenti della Translemanique, basato su una doppia cima da 4mm legata al timone, fatta passare sulle fiancate e tensionata sull’albero da un elastico regolabile, che consente di timonare anche mentre si è a prua. Ho poi investito sulla sicurezza, installando jack-lines a centro barca che mi consentissero anche di entrare in cabina restando legato, luci di navigazioni ausiliarie, attrezzi per piccole riparazioni e non pochi elementi “di rispetto”. Sicuramente avrei potuto risparmiare sul peso, ma il mio obiettivo era rimanere autonomo, anche in caso di piccole avarie. Essendo da solo e non avendo barche appoggio, ho scelto, per sicurezza, di tenere installato il motore fuoribordo da 4CV. Per la navigazione ho stampato tutte le carte nautiche, e preparato a bordo un tablet-gps con Navionics.
FINALMENTE IN REGATA!
Tante le uscite di prepazione, occasione per imbarcare molti principianti del club per condividere la mia passione per la vela, ma anche per incrinarsi una costola giusto una settimana prima della regata! Per quanto mi fossi preparato, niente è stato simile dal punto di vista emotivo e velico a quello che ho vissuto durante la regata, dove mi è capitato di tutto!
Partenza quasi in bonaccia, in cui nel silenzio glaciale si respirava la concentrazione degli altri skippers sui Pharos33 e Pharos40, 6.5metri internazionale, Swan 44, Seascape27, Gran Surprise e Toucan, impegnati come me a decidere se risalire il il “PetitLac” sulla costa svizzera o su quella francese (io ho scelto, sbagliando, la francese!).
Una decina di cambi di vento durante il sabato, che mi hanno letteramente sfinito, con continue issate e ammainate e cambio mura di spinnaker in un caldo asfissiante, in cui ho patito di non avere un genoa rollabile. Piccoli problemi a bordo come la stecca alta di randa che si sfila dalla tasca e mi obbliga a una bolina larga per ammainare in velocità per rimetterla in sede, al gps-log che smette di funzionare a tre ore dalla partenza (riuscirò poi a farlo ripartire con un reset, la memoria dei punti interni del tracker era satura). La sensazione di una regata infinita e un po’ di scoraggiamento quando di nuovo bloccato senza vento, alle 18 ero ancora davanti a Losanna.
Navigazione in serata con vento al traverso, a pochi metri dalla costa al buio alla ricerca delle termiche, e poi verso le 22, l’arrivo di tuoni e fulmini, seguiti, finalmente, da un po di vento fresco, per fortuna non troppo rafficoso, sui 4-5bft. Bolina fino alla boa, e poi la più bella “planata” della mia vita di poppa, in notturna, toccando i 10 nodi con solo randa e genoa. Chi ha vinto la regata su Surprise, ha sicuramente issato lo spinnaker piccolo in quella situazione.
Non avevo avuto occasioni di provarlo in solitaria con quel vento, e vista la stanchezza e la velocità sostenuta della barca, ho preferito non esagerare e tenere pronto lo spinnaker grande in caso il vento calasse. Con il senno di poi, avrei dovuto issare spinnaker cercando di arrivare prima dell’alba al Petit Lac, evitando di ritrovarmi al sorgere del sole, dopo 26 ore di navigazione, in mezzo al lago in bonaccia piena di fronte a Rolle, situazione psicologicamente deprimente, che ha compromesso definitivamente la performance della mia regata, di cui comunque, ero e sono ancora entusiasta!
Luigi Gallerani
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