Ci è giunta in redazione la bella testimonianza di un lettore, Roberto Diano, che si è trovato ad affrontare una brutta malattia e ne è venuto fuori lottando, anche grazie alla vela. Una storia da condividere, buona lettura.
ALLA VELA DEVO IL PIACERE DELLA LIBERTA’
Tutto ha avuto inizio nel mese di novembre del 2011: diagnosi di tumore al pancreas. Non c’è tempo da perdere. A gennaio del 2012 entro in sala operatoria a Verona, ed il mio destino è nelle mani del Prof. Claudio Bassi. Che, dopo l’asportazione del tumore “primitivo”, nel gennaio del 2013 deve di nuovo intervenire, questa volta al fegato. Da allora sono in cura presso lo Ieo di Milano, con controlli e visite mensili, anche presso il reparto di oncologia dell’Ospedale di Lanciano, città questa in cui svolgo la mia attività professionale. A farla breve, sono ancora in vita per la competenza dei medici cui mi sono rivolto, e che continuano a seguirmi, con adeguate terapie, per consentirmi di far fronte ad altre lesioni “secondarie” (preferisco chiamarle così, anziché metastasi) ancora presenti nel mio fegato.
A questo punto, immagino vi chiederete il perché di questa non troppo felice premessa. E’ presto detto: dopo aver avuto la fortuna di sposare, nel 2015, Andrea Claudia – le cui energie, con il suo amore, sono di continuo sprone alla mia già naturale vitalità – ho avuto un inaspettato ritorno di fiamma, uno di quei pochi che una moglie possa accettare. Eccoci al dunque: complice una vacanza, sempre nel 2015, sulla barca di un caro e ritrovato amico, Pier Luigi, e di sua moglie Daniela, è in me rinata la passione per la vela, scioccamente abbandonata anni prima.
E così è iniziata la mia “avventura”, di certo risibile per molti, ma il cui racconto spero possa essere di conforto e di sostegno per chi, come me, ha dovuto necessariamente fare i conti, da un giorno all’altro, con un nuovo nemico. Da combattere e da contrastare con tutte le forze, compresa quella del vento, che da San Lorenzo al Mare, in Liguria, inizia a soffiare, nel luglio del 2016, sulle vele del Bavaria Ladybird, con l’auspicio che anche il nome della mia barca, già assegnatole dal precedente armatore e letteralmente tradotto in “coccinella”, possa rispettare la sua tradizione di portafortuna.

Ed è così che, nei tempi consentiti da altri doveri e impegni – e da altri interventi chirurgici – ho da allora continuato a navigare, con Ladybird, lungo le coste tirreniche dell’Italia, in Sicilia e poi nella Grecia ionica. Oggi la mia barca è ormeggiata nella rada di Itaca. Posti meravigliosi, atmosfere magiche e sensazioni di assoluto benessere psicologico. Ai medici che mi hanno operato ed a quelli che continuano a curarmi devo la vita. A mia moglie, la felicità. Alla vela, il piacere puro della libertà, vera o soltanto immaginaria che sia, ma comunque benefica per la mia salute.
Spero di aver forza ed energie per completare, al rientro dalla Grecia, il periplo dell’Italia, risalendo lungo le coste del Mare Adriatico, sempre con la compagnia e la preziosa assistenza, oltre che di mia moglie, dell’insostituibile amico Pier Luigi, skipper eccellente e di grande esperienza. E spero, soprattutto, di poter così offrire un ulteriore contributo di entusiasmo e di fiducia a chi pensa di non farcela, ed anche a chi è soltanto pigramente trattenuto dall’andar per mare. In definitiva, permettendomi una nota personale di non troppo velata ironia, basta avere un pò di fegato e mai mollare, tranne gli ormeggi.
Roberto Diano
3 commenti su ““Basta avere un po’ di fegato e mai mollare. Tranne gli ormeggi”. La bella storia di Roberto”
Bravo, bravo, continua a lottare, non mollare mai, la vela, il mare e un buon esempio per la vita
Valter anselmucci
Ho cominciato a 10 anni ed ora a 70 mi diverto in Laser…non mollero mai.
Grazie, veramente tanto, per la bella condivisione.
Un caro saluto
Roberto