Greta Thunberg arriva a New York in barca a vela (e parte subito la polemica becera)

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Greta Thunberg ha concluso la sua traversata atlantica a impatto zero in IMOCA 60. E’ arrivata a New York dopo 14 giorni di navigazione e più di 3.000 miglia, accolta come una star dalla folla e da 17 barche a vela dell’Onu. Parteciperà il 23 settembre a un summit sul clima organizzato dalle Nazioni Unite. La 17enne più famosa del mondo era salpata dal Regno Unito a bordo di una superbarca, l’IMOCA 60 con i foil Malizia II (18,8 m) battente i colori dello Yacht Club de Monaco: con lei a bordo un equipaggio di tutto rispetto, tra gli altri il principe velista Pierre Casiraghi, co-skipper della barca e Boris Herrmann, velista oceanico di grande esperienza e che si sta preparando al prossimo Vendée Globe (giro del mondo in solitario).

“LA VELA E’ DA MULTIMILIONARI”
E subito è partita la polemica, becera, sul fatto che la barca a vela sia un affare da multimilionari, sminuendo il gesto di Greta.
Tra i tanti commenti ci ha stupito quello dello stimato Federico Rampini, che su Repubblica (qui il suo intervento integrale) scrive che “Attraversare l’Atlantico in barca è una simpatica provocazione che nessuno può permettersi di replicare salvo pochi appassionati e per lo più multimilionari, con tanto tempo libero a disposizione”, raccomandandosi poi di “non cadere nella trappola dell’ambientalismo snob. Le barche a vela sono un mezzo storicamente associato a ceti molto benestanti”.

Dispiace constatare il populismo del suo intervento, caro Rampini. Vero, i ricchi che vanno in barca ci sono: il principino Casiraghi è uno. Ma facendo di tutta l’erba un fascio rende un cattivo servizio ai suoi lettori. Non erano multimilionari i fratelli Amoretti, che a bordo di due “barche” (che non erano altro che macchine ripiene di polistirolo) hanno attraversato l’Atlantico nel 1999, o Jean-Jacques Savin, che lo ha appena fatto a 72 anni in un barile di legno. Non lo era Marco Demontis, che viveva da anni a bordo del suo sette metri girando il mondo senza un soldo in tasca.

Non lo sono i tantissimi ministi che sudano sette camicie – in Italia, dove proprio per questo pensiero populista la vela non è considerata un lavoro – per trovare uno straccio di sponsor per attraversare gli oceani, i migliaia di normali velisti che ogni anno affrontano la ARC (Atlantic Rally for Cruisers), due settimane di traversata dalle Canarie ai Caraibi programmata spesso con anni di anticipo. Non lo sono le decine di migliaia di appassionati che ogni fine settimana si sfidano nelle regatine di circolo, e che magari per mantenere una barca di otto metri, semplicemente, hanno fatto sacrifici e rinunce. La lista – lunghissima – potrebbe continuare.

Quindi, in barba ai detrattori, in barba a chi sminuisce il tuo gesto, a chi ti accusa di essere stata strumentalizzata. Brava Greta. Ce ne fossero mille come te! Hai dimostrato al mondo intero che la vela è spirito di adattamento (“Non ho mai avuto paura, che bello andare a 30 nodi”), attenzione ai consumi (a bordo di Malizia, l’energia elettrica era fornita da pannelli solari e idrogeneratori), passione.

Eugenio Ruocco

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12 commenti su “Greta Thunberg arriva a New York in barca a vela (e parte subito la polemica becera)”

  1. Questo il commento che alle 7.20 di questa mattina ho fatto all’articolo di Rampini, che rimane nascosto perché non approvato dalla redazione di Republica:

    “Il messaggio (di Greta) è ovviamente simbolico, nessuno vuole sostituire le grandi tratte oceaniche con flotte di barche a vela. Ma è errato associare la barca a vela a budget milionari. Chi lo fa non conosce la vela né i suoi costi. Certo, se si vogliono yacht da 20 metri, questi sono indubbiamente onerosi, ma esiste anche la piccola nautica, che con 8.000km di coste andrebbe incoraggiata, che costa annualmente come l’abbonamento a uno stabilimento balneare. Quindi diciamo le cose come stanno, non basandoci su convinzioni errate. Suggerisco la lettura di “Sei per due. La vela possibile”. E brava Greta!”

    Incompetenza e convinzioni sono una miscela esplosiva che uccide la corretta informazione. Suggerisco un anno a Caprera (a spese di Repubblica) per l’italo-americano Rampini.

    1. Ben detto! Ottima visione. Un articolo come quello di Rampini non sarebbe mai uscito in Francia dove lo sport della vela fa parte di una cultura molto più popolare.

  2. Gli integralismi sono sempre nefasti e anche stavolta quello che, sulla carta (evidentemente non quella “stampata”) forse nasceva come un messaggio ecologico ed eco-sostenibile, in realtà è riuscito ad esserlo solo in parte e, a mio avviso, sol in piccolissima parte! Non so se Greta Thunberg sia attratta dallo shobiz o, più probabilmente, sia qualcun’altro a voler utilizzare l’impatto mediatico che questa ragazzina (apparentemente diafana e insignificante) riesce a suscitare.
    Non credo che la stampa in genere (pur nelle sue spesso grossolane generalizzazioni) volesse “demonizzare” Greta Thunberg e la sua traversata atlantica a bordo di un megayacht a vela (dotato di foiler) dal costo di almeno 4 milioni di euro ma è certo (oltre che e evidentissimo) che Malizia II non è la barca a vela per tutti (sia per il costo che per il livello tecnologico del mezzo) e comunque, per la produzione di ogni singola parte della barca (realizzata quasi totalmente in composito di fibra di carbonio e resina epossidica) sicuramente si è, sia pur involontariamente, prodotta una certa quantità di inquinamento e verrà un giorno in cui anche Malizia dovrà essere smaltito! Raggiungere New York a vela è sicuramente un bel gesto anche dal punto di vista sportivo e atletico…ma il sapere che che due persone dell’equipaggio torneranno in Europa grazie a un volo aereo e altri due li sostituiranno (dopo aver, anch’essi, raggiunto New York in aereo) finisce con il vanificar, nella pratica quotidiana, il “bel gesto” della Thunberg…ne sia lei consapevole o meno!

  3. Giorgio Caraceni

    Mi sembra che stiate travisando , andare in barca a vela mi sembra che si possa giudicare una buona ragione ecologica sia che si vada con una barca superteconologica che con una barca normalissima tipo la mia infatti dopo aver fatto rientro dalla Croazia a vela ti rendi conto della differenza che c’è tra una barca a motore e una a vela. Il clima cari amici è molto importante, ben vegano tante Greta che lancino questo tipo di messaggio alle nuove generazioni.

  4. Ragazzi vi svelerò un segreto,.
    La vela è tutt’altro che a impatto zero e questo è un dato di fatto. Da velista penso sia un’attività bellissima ma fine a se stessa a cui non rinuncerei mai, tuttavia l’ipocrisia di pensare sia un hobby anche lontanamente ecologico è davvero insopportabile.

  5. Vuoi capire il riscaldamento globale guarda dove vanno i soldi!! Se non lo avete capito c’e’ un’interesse enorme che qualcuno deve e dovra’ pagare profumatamente. Chi sara’ mai? L’avidita’, la corruzione e la bramosia di potere ha raggiunto livelli assurdi!!!

  6. Cosa rispondere a chi ti dà dell’idiota perché non sei superficiale e cerchi di vedere un po’ al di là del tuo naso? Vado a vela da più di 45 anni, ormai…Ma non sono così sciocco da considerare la vela come il solo modo di andar per mare e godere del piacere della navigazione! Secondo alcuni dovremo, forse, penalizzare chi va a motore (con i turbodiesel)…magari sovratassarli o persino proporli per un campo di “rieducazione”? Ripeto…io sono “esclusivamente velista” da sempre ma, piaccia o meno (a livello mondiale) la vela continua a rappresentare poco meno dell’11% della produzione e quindi demonizzare coloro che non vanno a vela è davvero (questo si) “idiota” e anche controproducente perché il mercato globale della nautica vale circa 21 miliardi di euro di cui soltanto 2,3 sono quelli dovuti alla vela.

    1. Ovviamente gli insulti squalificano qualsiasi causa. Però, pur percependo il retrogusto radicale shic della operazione, faccio notare che, se confrontiamo imbarcazioni a vela e motore di pari costo, credo che l’ impronta ecologica sia comunque favorevole alle prime: non credo che nella costruzione vi siano enormi differenze mentre nell’ uso, soprattutto se fatto con passione non ci sia confronto. La barca se confortevole, è da ricchi, sia essa a motore o a vela ma quella a vela veicola un sogno molto più ecosostenibile.

  7. Certamente la barca a vela di Casiraghi è molto ma molto lontana da quelle che sono le disponibilità di tantissimi appassionati velisti che non inquinano e rispettano il mare in modo silenzioso. la Greta non ha scelto una barca qualunque ma il TOP. Su tutto il resto diciamolo chiaramente senza ipocrisia; ci si chiede chi sta dietro a questa ragazza, secondo diverse fonti d’informazione risulta avere problemi di socializzazione, certo una buona trovata mediatica. Tralasciando il fatto che invece di andare in due in America ritornano in cinque con l’aereo quindi tutta quella cretineria di ridurre le emissioni è solo fumo negl’occhi per i creduloni ambientalisti: Rendiamoci conto che la Greta non va a sensibilizzare dove veramente si inquina di più, Asia, Africa america del Sud, non va li perchè a questi del clima non gli importa niente, non è un problema attuale per loro, il problema per loro è aver di che nutrirsi, avere un tetto. I fiumi più inquinanti sono in Cina e India la Greta che vada a spiegare a loro che non devono inquinare il fiume Giallo o il Gange, noi lo abbiamo percepito, ho navigato ultimamente per le coste della Croazia e la situazionè migliorata tantissimo, questo lo conferma anche Lega Ambiente. Quando si parla di inquinamento si parla sempre di automobili, riscaldamento abitativo, mai di navi da trasporto o crociera di aerei di camion, no quelli non producono CO2 producono profumi, a voi un ragionamento.
    BASTA con questa presa per i fondelli, non siamo tutti gretini a credere a tutto questo teatrino…almeno spero

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