Le vacanze in barca di Monsieur Lenard
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Il loro studio di progettazione ha messo la firma sui più grandi superyacht del mondo. Dan Lenard e il socio Carlo Nuvolari in 25 anni di attività hanno progettato più di 350 barche a vela e a motore, tra cui il 106 metri Black Pearl di Oceanco e il ketch di 64 metri Spirit of the C’s di Perini. Tra i loro clienti si sono annoverati celebri stilisti, registi, industriali e businessman.
Ma dietro al look curato da designer di successo di Dan si cela un marinaio abilissimo (vi abbiamo raccontato sul numero di aprile la sua traversata oceanica senza motore né strumenti) e, soprattutto, un crocierista puro. Ogni volta che si presenta l’occasione Lenard lascia il suo studio trevigiano per fiondarsi in barca a vela, dove “finalmente posso riappropriami del mio tempo”.
Nato a Lubiana (Slovenia) nel 1968, ha respirato il mare fin dalla più tenera età: “Mio padre, architetto come me, scoprì il fascino delle isole Incoronate l’anno della mia nascita. Prese una casa laggiù e passavamo tutte le estati esplorando quelle isole che, allora più di oggi, erano totalmente selvagge. Non c’era niente, ed era bellissimo così. Ad esempio mi stupii quando vidi per la prima volta, in Italia, delle spiagge con gli ombrelloni. ‘Che follia è questa?’, mi chiesi”.
HO CAPITO LA MIA STRADA
L’esperienza croata insegna a Dan a vivere il mare al 100%: “Alle Incoronate ho appreso tutti i segreti della pesca, esplorando tutte le tecniche, e ho imparato a navigare a vela. Ma non solo. Ho capito la mia strada: già all’epoca (erano i primi anni ’70) l’arcipelago era una meta turistica nota ai ricchi armatori italiani che arrivavano con i loro yacht in legno, costruiti dai Cantieri di Pisa o da Sciarrelli.
A me sembravano navi spaziali e mi affascinavano tantissimo. A dieci anni già realizzavo modellini di barche, che ‘varavo’ in acqua e lasciavo alla deriva con tanto di messaggi al loro interno. Ho frequentato prima l’istituto tecnico, poi la facoltà di architettura di Lubiana, solo con un obiettivo: poter un giorno progettare barche”.
QUANDO TRASFERIVO LE BARCHE DA SOLO
“Odio le regate, io sono un crocierista nato”, ci confessa: “A 15 anni sono partito da solo con un Laser da Portorose (Slovenia) per una crociera costiera che mi ha portato verso il sud della Croazia. Zainetto legato all’albero e via! Poi sono passato al Flying Junior, in confronto al Laser mi sembrava una reggia!”.
L’occasione di salire a bordo di cabinati si presenta poco dopo: “A 16 anni ho conseguito la patente nautica – in Slovenia allora funzionava così – e ho cercato subito lavoro nel settore. Non c’era internet all’epoca, tutto era un po’ da ‘cow boy’ e dovevi improvvisare: ero venuto in contatto con i camionisti che portavano le barche Jeanneau realizzate per armatori croati e sloveni ad Antibes e mi offrii di trasferirle in Adriatico.
Mi chiamavano quando la barca stava arrivando nel porto francese, mi davano il voucher con il quale completare l’allestimento in un cantiere, provvedevo a montare l’attrezzatura di coperta, a stendere le mani di antivegetativa e poi salpavo.
La prima volta mi capitò un Sun Magic 44: volevano pagare un team di quattro persone, ma io feci tutto da solo e presi il quadruplo dei soldi (ride, ndr). Compii il trasferimento senza mai fermarmi. Non per desiderio di avventura o sfida personale, ma perché la barca non aveva i documenti per poter navigare in Italia e quindi dovetti raggiungere la Croazia stando sempre fuori dalle 12 miglia dalla costa!”.
LA BARCA IDEALE? ME LA SONO COSTRUITA
Nel 1992, a 23 anni, incontra Carlo Nuvolari e fonda lo studio Nuvolari-Lenard, raggiungendo grandi successi professionali: “Navigavo tantissimo, sia a vela che a motore: ero sempre invitato a bordo degli yacht dei nostri clienti, quindi non sentivo il bisogno di una barca ‘mia’. Nel tempo, ho maturato l’idea di quella che avrebbe dovuto essere la mia barca da crociera ideale: l’occasione giusta mi si è presentata nel 2004, quando ho trovato una carena con appendici in carbonio, realizzata dal grande progettista Andrej Justin (il creatore degli RC44 e dei Bavaria più venduti, ndr) e e ho deciso di ‘costruirci sopra’ il mio cruiser.
Ho curato il design della coperta e il layout dell’attrezzatura, nonché la configurazione degli interni, piano velico e rigging. Così è nato il 50 piedi Exciter. Un 15 metri (largo 4,40) ultraleggero, otto tonnellate di dislocamento a pieno carico, chiglia di 2,80 m e zavorra di 2,6 t. Ha preso forma nella piccola officina del cantiere Prelog, nel nord della Slovenia, ai confini con l’Ungheria: mi sono concesso un’attrezzatura di prim’ordine.
Sfruttando il nome che mi ero fatto come progettista, ho ottenuto il meglio a prezzi di costo. Come l’albero ultratecnologico di Lorima, ad esempio”. Una bella storia d’amore, quella di Dan con la sua barca: “Ho macinato tantissime miglia, sia in crociera con la famiglia in Adriatico e nel Mediterraneo, che fuori stagione: tenevo la barca al Lido di Jesolo e approfittavo di ogni piccola pausa che il lavoro mi concedeva per saltare a bordo. L’ho venduta nel 2012 a un appassionato armatore, ma tuttora passo in barca la maggior parte del mio tempo libero”.
IL MANIFESTO DEL CROCIERISTA DI DAN LENARD
Avete capito che nelle vene di Dan Lenard scorre sangue salato. Per lui la vela è solo crociera e la ricerca della velocità e della performance va intesa come unico modo per poter navigare a vela il più possibile. Questo è il primo punto di quello che potremmo definire il suo manifesto. “Le barche a vela sono progettate per andare a vela.
Dimenticatevi del motore, vi aiuterà ad allargare la vostra ‘tolleranza tempistica’. Se dovete raggiungere un luogo, prevedete di farlo a vela. Pianificate, si, ma non nel dettaglio. Adattatevi e improvvisate.
Viviamo in un mondo pianificato, il mare è un’occasione per riappropriarsi del proprio tempo e per rompere la routine quotidiana”. Lenard quando è in barca cerca di ridurre al minimo i contatti con la terraferma: “Se possibile, evito di ormeggiare nei marina: io li visito per curiosità quando non sono in vacanza, passando in rassegna le barche ormeggiate (e vi assicuro, mi darebbe fastidio se un curiosone come me gironzolasse attorno alla mia barca!), ma in crociera ancoro sempre in rada.
È l’unico modo per vivere la barca al 100%”. Come ogni buon esploratore, in rada Lenard ama immergersi in apnea (con assetto variabile, in passato è sceso anche a 45 metri di profondità: “Ora sono fuori allenamento, se va bene arrivo massimo a 20!”) o raggiungere la terraferma per dedicarsi all’hiking.
Per fare questo c’è bisogno del tender. “A me piace navigare ‘puro’, anche dal punto di vista estetico: quindi non amo trainare il tender, preferisco un modello compatto che stia in coperta o facilmente gonfiabile.
Vanno bene anche i canottini che si acquistano dal tabacchino d’estate a 20 euro. Ci si sta a malapena in due, direte voi. Bene, compratene tre se siete in sei in barca!”. La sosta in rada non può prescindere da una buona ancora: “Valutate quale sia il modello migliore in base al fondale che incontrerete, e predisponete più catena del previsto.
Questa va controllata periodicamente per evitare ruggine. Per evitare incagli, spesso si tende ad ancorare sulla sabbia (mi raccomando, non sulla posidionia!), io non ho problemi a dare fondo anche sulla roccia perché posso scendere a controllare che l’ancora abbia preso ed eventualmente ‘incastrarla’ tra gli scogli.
Una volta che la barca è ancorata bene, sarete certi che niente la smuoverà”. Tra le regole per godersi il proprio tempo in barca, c’è anche quella di approcciare “i pescatori del luogo per acquistare o farsi cucinare il pesce. Un branzino ha più gusto se conosci la faccia di chi lo ha pescato”.
Per quanto riguarda i luoghi dove andare in crociera, ovviamente, al primo posto della classifica di Dan c’è l’Alto Adriatico: “Non sto parlando della costa, ma delle isole croate. Parco delle Incoronate a parte, potete scegliere tra 1.246 tra isole, isolette e scogli: io preferisco quelle più esterne e vicine all’Italia, troverete di sicuro quella che vi piace. Alcune sono quasi disabitate, non c’è niente. Ed è il loro punto di forza.
IN BARCA A IMPATTO ZERO
La traversata da Cadice (Spagna) a Fort Lauderdale, in Florida a bordo di un 10 metri ‘riciclato’ (ovvero ricavato da parti di imbarcazioni pre-esistenti) senza motore né elettronica, compiuta da Lenard in 42 giorni a una media di cinque nodi è l’emblema di uno stile di navigazione ‘eco’ che il designer mette in pratica da anni.
“Oltre al navigare più possibile a vela, il buon crocierista rispetta l’ambiente al 100%. Questo significa in primis non portare imballaggi e plastica mono-uso a bordo: io faccio la ‘differenziata’ ancor prima di salire in barca, trasferendo vivande eventualmente imballate in contenitori di vetro o plastica riutilizzabili. Ad esempio, non acquisto prosciutto già tagliato ma preferisco averlo intero: tagliato al coltello, è anche più buono.
Sostituite le bottiglie d’acqua in PET con quelle in vetro (sono più belle e l’acqua ha un sapore migliore) se volete potete installare un purificatore sul lavandino della cucina in modo tale da poter bere anche l’acqua contenuta nel serbatoio della barca. Poi, niente acque grigie: lavatevi il meno possibile (o meglio, fatelo con acqua di mare) e utilizzate esclusivamente saponi e detersivi biodegradabili.
Se non lo avete, installate un piccolo serbatoio per le acque nere: trattandosi di rifiuti biologici, potete si scaricarle in mare ma non quando siete alla fonda. Meglio farlo quando state navigando a 7-8 nodi. E se avete il vizio di fumare, occhio a non gettare i mozziconi in acqua, impiegano centinaia di anni a degradarsi”.
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