“Provate il kite, è vela e vi spiego perché”. Parola di campionessa olimpica

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Spesso gli spot migliori per fare kite offrono scenari naturali impareggiabili. Nella foto ci troviamo
al Lencois Maranhenses National Park in Brasile, dove si svolge il Red Bull Rally dos Ventos, una zona semi desertica dove dune di sabbia finissima si alternano a specchi d’acqua salmasatra dai colori mozzafiato. E il vento è sempre teso. Foto Red Bull

“Sofia tu oggi devi provare a spiegare il kitesurf a un quasi ignorante”. Sofia Tomasoni sorride, come fa spesso del resto, si siede davanti a me e prende carta e penna. Inizia così la chiacchierata che abbiamo fatto con la campionessa olimpica giovanile di Twin Tip Racing (la disciplina kite riservata alle olimpiadi junior) al VELAFestival.

Quando a un velista “medio” parli di kitesurf il più delle volte storce il naso, rispondendo: “ma il kitesurf è quella cosa con le tavole che saltano e un aquilone”? La migliore replica a questo luogo comune ce lo da questa ragazza di 17 anni, che dalla sua ha un’età che la mette al riparo dai preconcetti e dagli stereotipi. Mi guarda quasi perplessa e risponde: “Il nostro sport è tutto basato su una vela che è il nostro motore, così come avviene per le barche, solo che la nostra sta in alto e sotto di noi al posto di uno scafo c’è una tavola. A volte ci sentiamo come i windsurfisti di un tempo, che erano guardati con sospetto perché portavano avanti questa disciplina un po’ strana per il pensiero comune. Noi pratichiamo uno sport che non ha la tradizione e la storia della vela intesa nel senso comune del termine, ma credetemi, è un mezzo bellissimo e pieno di fascino. Non a caso molti atleti che oggi fanno kite vengono dal mondo delle derive e delle barche olimpiche, mi riferisco per esempio ai velisti che vengono dal 49er o dal Nacra. Certo, il kite è uno sport che richiede certe doti atletiche e una buona dose di agilità”.

SOFIA TOMASONI – Diciassette anni da Bologna, nel 2018 ha vinto l’oro alle Olimpiadi giovanili di Buenos Aires nella disciplina Twin Tip Racing. Nello stesso anno ha vinto anche l’Europeo giovanile e i campionati nazionali giovanili, oltre ad aver centrato l’argento ai Mondiali youth di TT:R. Risultati che le sono valsi anche il premio TAG Heuer Young by B&G al Velista dell’Anno 2019. La gloria olimpica Alessandra Sensini l’ha definita come uno dei talenti più cristallini della disciplina a livello mondiale.

La comprensione spesso è infatti uno dei problemi delle discipline nuove. In mancanza di questa il pubblico “tradizionale” etichetta qualcosa di diverso dal proprio sentire comune come “altro”. Il kite quindi non è vela secondo molti, ma la si stereotipizza come questa disciplina un po’ strana praticata da bei ragazzi che passano le loro giornate in spiaggia. In realtà il kite è ormai uno sport olimpico, considerato dal Comitato Olimpico tra le discipline veliche, ha le sue regole e i suoi formati, e come tale richiede tecnica, dedizione enorme e sacrifici. Ma dicevamo della comprensione, e ancora una volta è Sofia a venire incontro al giornalista “giurassico”. “Bisogna partire da alcune distinzioni. La disciplina delle olimpiadi giovanili è il Twin Tip Racing. Twin Tip in inglese significa in pratica “bidirezionale”, e questa è la caratteristica della tavola che viene usata, è simmetrica, può andare in entrambi i versi. Nelle regate di Twin Tip c’è una partenza con un countdown di 3 minuti, poi ci sono dei lati al traverso/lasco con 4 boe da girare come se fosse uno slalom, e alcuni ostacoli da saltare, poi c’è l’arrivo. Come nelle barche normali chi naviga sottovento ha la precedenza sul sopravvento. Poi c’è il kite delle olimpiadi senior, il foil kite, le tavole hanno l’appendice a T che consente il volo e il percorso è diverso. In questo caso si parte di bolina secca (si, con i kite si può anche bolinare), c’è una boa al vento e poi un bordeggio al lasco tra le boe, ancora una specie di slalom in pratica, prima dell’arrivo”. E il mondo del kite finisce qui? “Certo che no, ci sono le evoluzioni del freestyle, la disciplina che si pratica con l’onda che è il “Wave”, il big air per le evoluzioni sul salto e anche discipline dedicate alla velocità”.

il kiter capoverdiano Airton Cozzolino, svariati titoli mondiali all’attivo, specializzato nelle discipline freestyle e wave (le evoluzioni con onda formata). Foto Red Bull

Ma molti pensano che il kitesurf sia pericoloso. “Non più di altre discipline, e come in altre discipline si usa un casco. Noi manovriamo la vela con una barra e siamo collegati al kite tramite dei cavi. Se tiri il cavo di destra vai a destra e viceversa, ma la componente importante è il cavo centrale. Quello aumenta o diminuisce la potenza della vela cambiandone la forma, è una regolazione attiva da usare in base all’intensità del vento. E poi c’è una vera e propria sicura, una sorta di manovra d’emergenza. Quando la molli la vela collassa in acqua e ti fermi. Se per esempio c’è un incrocio pericoloso o si intreccia la vela con quella di un altro kiter è il momento di mollare la sicura”.

La disciplina delle Olimpiadi sarà il kite foil. Nella foto la spagnola Gisela Pulido in una sfida di velocità contro il catamarano GC 32 Spanish Impulse nelle acque di Maiorca. Il duello è stato molto equilibrato, con velocità del tutto simili. Foto Red Bull

Si dice che i kiter sono sempre giovani e alla continua ricerca di adrenalina. “Non è vero. La passione per il kite a me per esempio è venuta da mio padre. Io prima giocavo a calcio, certo mi piaceva lo skate quindi avevo una certa affinità verso le tavole. Andavamo in vacanza al mare in Calabria e vedevo mio padre fare kite, sono diventata sempre più curiosa. Allora verso i 12 anni ho iniziato, prima è sconsigliabile per questioni fisiche, ma non l’ho fatto da autodidatta ma seguendo una scuola e un istruttore. In Calabria ci sono degli spot incredibili, come per esempio Gizzeria, è su quelle spiagge che ho mosso i primi passi. E per quanto riguarda l’adrenalina, ma chi l’ha detto? Io sogno di navigare su una barca d’altura, molto tradizionale e lenta, è una cosa che mi attrae moltissimo”.

Del resto un’altra delle cose che abbiamo scoperto del kite è che puoi imbarcarlo tranquillamente su una barca e portarlo con noi per esempio in crociera. La tavola da kite è lunga non più di 140-160 cm, ma ne esistono anche più piccole per il vento forte. La vela è gonfiabile, e una volta sgonfia si ripiega dentro una borsa e la si può stivare comodamente in un gavone. Insomma velisti, abbattiamo i preconcetti, è uno sport che si muove con una vela esattamente come quello che facciamo noi. E possiamo anche portarci dietro l’attrezzatura in barca e andare a goderci magari uno spot raggiungibile solo via mare. Quindi: perché no?

IL KITE SURF IN PILLOLE

Le vele per il kitesurf sono gonfiabili, un’operazione che richiede pochi minuti di lavoro prima di andare in acqua. Foto Red Bull

1 La vela del kite è gonfiabile, e una volta a riposo la si ripiega in una sacca e la si può conservare ovunque, anche in barca. La tavola è lunga al massimo 150-160 cm.

Un kiter si prepara a stendere i cavi in dyneema in ordine mentre prepara la sua attrezzatura in spiaggia. Foto Red Bull

2 La vela viene manovrata tramite dei cavi collegati a una barra. Alcuni regolano la direzione, quello centrale la potenza, e c’è una sicura per fare cadere la vela in caso di pericolo.

Proprio come su una barca le vele del kite sono di differenti misure e va scelta la superficie adatta in base al vento. Da quelle più grandi per l’aria leggera, alle piccole per il vento forte.

3 La disciplina olimpica giovanile è il Twin Tip Racing, quella senior il kite foil. Esistono poi il “free style”, il “wave”, il “big air” e diverse altre declinazioni.

Governare la vela: la barra che tiene in mano il kiter è collegata alla vela tramite dei cavi in tessile. La regolazione di quello centrale serve a dare e togliere potenza alla vela, i laterali danno la direzione e, in caso di pericolo, sganciando la sicura di uno di questi la vela collassa in acqua. Foto Red Bull

4 Il kitesurf si insegna in scuole dedicate ed è assolutamente sconsigliabile da autodidatti.

Le misure delle tavole variano in base al vento e allo stato del mare (max. lunghezza circa 160 cm). Nella foto Sofia Tomasoni con la sua tavola da Twin Tip Racing, una tavola simmetrica bidirezionale.

5 Il pubblico del kite è giovane ma non è preclusa la pratica anche ai più adulti, a patto di avere una buona agilità e un fisico abituato allo sport.

Una volta terminata l’uscita la vela viene sgonfiata e riposta in una borsa. La dimensione dell’attrezzatura a riposo non è particolarmente ingombrante, il tutto può essere riposto anche a bordo di una barca a vela, possiamo così portare l’attrezzatura da kitesurf anche in crociera. Foto Red Bull

6 Il kitesurf è una disciplina olimpica nell’ambito degli sport velici.

Mauro Giuffrè

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1 commento su ““Provate il kite, è vela e vi spiego perché”. Parola di campionessa olimpica”

  1. Il velista che ritiene che il kite non sia vela
    1 non capisce nulla neppure di vela
    2 non avrebbe le capacità fisiche per praticare il kite

    Per fare kite a livello serio serve fisico e attributi

    Se mancano si può fare race hahahah

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