PROVATA – Y7, quando il lusso è semplicità. FOTO
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By Michael Schmidt
Se dovessimo scegliere due aggettivi per sintetizzare l’Y7 lo definiremmo senza dubbio originale e anti convenzionale. Una barca che esprime in modo chiaro la visione del vulcanico Michael Schmidt, fondatore (lo fu anche del colosso Hanse a inizi anni ’90) nel 2014 del marchio che oggi prende il nome di Y Yachts. L’imprenditore e velista tedesco, che nel 1985 ha vinto anche un’Admiral’s Cup per la Germania nel ruolo di timoniere, ha un’idea precisa a proposito degli Y Yachts: devono essere veloci e leggeri e avere un’estetica che li distingua. “Il divertimento a vela è possibile anche con una barca semplice che abbia a bordo lo stretto necessario senza sacrificare il comfort” spiega Schmidt. L’Y7 è l’ultima nata e incarna in pieno la filosofia del fondatore del marchio: una barca con alcuni aspetti che definiremmo “minimalisti”, quasi in stile day sailer, ma al tempo stesso lussuosa. Il concetto di lusso però sull’ Y7 assume un significato nuovo. Il lusso qui sta nell’avere superfici esterne dove per metri e metri non si incontra nulla (non una puleggia, non una sovrastruttura di troppo), o arredamenti interni dove prima di tutto viene ricercata la funzionalità di ogni elemento e il suo essere “marino” senza trasformarsi nell’arredo di una casa galleggiante.
COME NASCE L’Y7
“Il progetto dell’Y7 è stato affidato al designer americano Bill Tripp, mentre gli interni sono opera di Norm Architects. “Quando Michael ed io abbiamo parlato per la prima volta” racconta Bill Tripp, “ci ha chiesto una barca che a prima vista mettesse subito voglia di navigare, una barca che incarnasse la bellezza moderna, le prestazioni, la semplicità e la facilità d’uso, insieme alla capacità di andare ovunque. Il principio generale della barca è “keep it simple”. Questo significa che abbiamo progettato una barca che può essere comodamente condotta da una coppia. Dotata di un fiocco autovirante, due motori, elica di prua e joystick di comando, è facile da manovrare sia in fase di attracco che di navigazione”, precisa il designer americano.
By Michael Schmidt
A VELA
Quando ci troviamo al timone dell’Y7 nelle acque di Palma di Maiorca per il nostro test la prima sensazione che abbiamo non appena prendiamo in mano la ruota è proprio quella della facilità di conduzione. Navighiamo sotto Code Zero a un’andatura stretta, intorno ai 60 gradi, con 10-12 nodi di vento. La barca è sbandata ma non necessità di interventi alla scotta randa e soprattutto le risposte del timone danno quasi la sensazione di essere su una barca più piccola e maneggevole, invece siamo proprio su un 21 metri. Già con quest’intensità di vento la scia accenna a staccarsi e navighiamo sempre sopra i 9.5 nodi, ma andiamo frequentemente in doppia cifra. Uno dei focus richiesti al progettista era infatti quello di rendere la barca performante ed efficiente tra i 10 e i 18 nodi, secondo Schmidt infatti il range di vento per divertirsi veramente è questo.
By Michael Schmidt
Ciò non significa che sotto o sopra questo range ci siano dei problemi, anzi, la costruzione rigida e leggera dell’Y7 è utile nelle brezze come nel vento forte. Nel suo viaggio inaugurale, il trasferimento di 2600 nm da Greifswald a Maiorca, con vento forte la barca ha tenuto una media di 14 nodi, navigando sempre in sicurezza e senza alcun problema. L’armo non prevede il paterazzo, la flessione dell’albero è tutta a carico delle sartie e del vang idraulico. Le crocette, per sorreggere in sicurezza l’armo, sono piuttosto lunghe e acquartierate con un angolo importante di circa 45 gradi. Una scelta, quella di eliminare il paterazzo, fortemente voluta da Bill Tripp che ha iniziato a sperimentarla su barche di simili dimensioni fin dai primi anni 2000. Tutto ciò che è inerente alle manovre è stato collocato a ridosso della timoneria, una coppia di winch per lato, il resto della barca è sgombro, anche visivamente, da qualsiasi cima.
GLI INTERNI
Internamente il primo dettaglio che ci ha colpito è anche quello forse più semplice ma intelligente: due staffe che corrono sul tetto della dinette, a queste sono allacciate due maniglie in tessuto morbido. Servono per reggersi quando c’è mare formato. Niente di più semplice e funzionale. Per il resto anche gli interni rispecchiano la filosofia “Michael Schmidt”, che ha trovato nello studio Norm Architects un interprete ideale per lo stile della barca. L’approccio di Norm Architects all’interior design e all’estetica minimale è stato tradotto in un’atmosfera calda con legni scuri e soprattutto eliminando accessori o elementi superflui per ottenere un design più semplice, seguendo le linee naturali della barca. L’illuminazione enfatizza ulteriormente l’ambiente calmo e accogliente, con lampade sottili e integrate a scaffali e armadi. La bellezza dei dettagli si ritrova nelle forme e nell’alta qualità artigianale degli elementi in legno da incasso. Le porte all’interno dello yacht sono progettate con cornici senza soluzione di continuità.
I NUMERI DEL’Y 7
Lungh. f.t.: 21,68 m
Lungh. gall. 20,35 m
Largh.: 5,75 m
Pesc.: 3,30 m;
Disloc.: 28.900 kg
Sup. velica: 297 mq
Progetto: Bill Tripp;
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