Questa barca può vincere il Vendée Globe in meno di 70 giorni. Ecco perché

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Alex Thomson non lo ha mai nascosto, vuole diventare il primo velista non francese a vincere il Vendée Globe, il giro del mondo in solitario, senza scalo e senza assistenza. La prossima occasione, alla sua quarta partecipazione (di cui due podi) l’avrà nel 2020, ma per provarci ancora serviva una barca speciale.

Il nuovo Hugo Boss, progetto VPLP/Verdier è andato in acqua e le aspettative non sono state deluse, è un’Imoca 60 decisamente innovativo. Dalle poche foto diffuse infatti sono già molti gli elementi interessanti che si intravvedono. Riuscirà nell’obiettivo? E’ la barca giusta per abbattere il muro dei 70 giorni (il record attuale è di 74 giorni, detenuto da Armel Le Cleac’h)?

LA SVASATURA DEL PONTE

Già presente sul vecchio Hugo Boss e ancora più accentuata sulla nuova barca. Le ragioni di questa scelta? Sono diverse. Prima di tutto un profilo più aerodinamico, poi la svasatura consente una riduzione dei volumi nella parte alta che significa anche una riduzione di peso generale e un baricentro della barca più basso, e inoltre le svasature contribuiscono a eliminare le turbolenze sulle vele di prua quando la barca naviga ad alte velocità. Se ciò non bastasse, il ponte in discesa rende la via più impervia all’acqua che sale in coperta, che viene così scaricata più velocemente senza appesantire la barca durante le lunghe planate. Nella parte bassa della prua i volumi però ritornano potenti e rotondi, saranno funzionali a impedire alla prua di ingavonarsi quando la barca scende dai foil.

COPERTA E TUGA

Scelta radicale anche per quanto riguarda il resto della coperta e della tuga. Sempre per mantenere il baricentro basso la tuga è quasi a filo di coperta ma prosegue fino all’estrema poppa. Tutte le manovre sono al coperto, Thomson passerà al riparo della tuga buona parte del suo giro del mondo. Il principio è chiaro: uno skipper più asciutto, che patisce meno il freddo, più riposato, mantiene una buona forma fisica più a lungo ed è più efficiente quindi nelle regolazioni e nelle scelte tattiche, di conseguenza è più veloce. La tuga a filo poi contribuisce ulteriormente ad abbassare il baricentro della barca. L’altra particolarità è la posizione del trasto randa, che corre lungo tutto il bordo posteriore della tuga.

SPIGOLI

Se si paragonano gli Imoca di penultima generazione all’ultimo Hugo Boss, si nota come gli spigoli della nuova barca siano decisamente meno pronunciati ed evidenti, più rotondi e meno netti. Questo renderà la barca più all round e in grado di performare anche con vento leggero, uno dei talloni d’Achille del vecchio Boss.

Gli spigoli arrotondati del nuovo Hugo Boss
Sul vecchio Hugo Boss a poppa si notano spigoli molto più netti

FOIL

Uno degli elementi non ancora noti sono i foil, che non sono stati mostrati in foto ma si possono fare delle ipotesi. Così per come è stata concepita la barca, con forme a ricercare la massima aerodinamicità e il baricentro basso, si suppone che Thomson abbia chiesto una barca in grado di volare a tutti gli effetti, ovvero di generare prolungate fasi di full foiling, come si è già visto in parte con Charal, il nuovo Imoca di Jèrémie Beyou (Leggi QUI). Tutto ciò porta in una sola direzione probabilmente: foil di dimensioni XXL, forse mai vista prima così grandi e probabilmente a doppio o triplo spigolo, in grado di generare il massimo della portanza per un volo stabile.

Mauro Giuffrè

 

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