PROVATA. Bavaria C50, l’anteprima del nostro test. FOTO
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La prima volta che ne parlammo con Maurizio Cossutti ci raccontò: “Quella di Bavaria è stata una di quelle telefonate dove c’è bisogno poi di una sedia data la notizia”. Ed è proprio vero, perché se ti chiama uno dei più grandi colossi della nautica mondiale per chiederti di rinnovare la sua linea di barche con dei progetti nuovi, la sfida è di quelle che possono fare tremare le gambe. Ma il Cossutti Yacht Design è uno studio che alle sfide è abituato e quella di Bavaria ha definitivamente portato questo nome italiano alla ribalta internazionale anche nel mondo delle barche di serie. La richiesta di Bavaria era precisa: ripensare un nuovo canone di barca per variare, rinnovare l’estetica, aggiungere sportività, innalzare il livello. Non certo richieste facili da accontentare. Il C 50 è uno dei risultati di questo lavoro, insieme al C 45, due barche che sono andate a formare la nuova C Line del cantiere, ovvero un segmento che si colloca su una fascia di mercato più alta rispetto a quella dove normalmente aveva deciso di piazzarsi Bavaria. Ciò non significa che anche la C Line non abbia nel mondo del charter uno dei suoi punti di riferimento, questo resta, ma è nata una maggiore attenzione anche verso le esigenze “armatoriali” di queste barche.
Per incontrare i gusti anche di un ipotetico armatore esigente, la prima cosa da fare era caratterizzare esteticamente la barca, con degli elementi che la rendessero in qualche modo inconfondibile. E’ nata anche da questo l’idea di una tuga molto particolare. Apparentemente bassa sul ponte, ma è in realtà sapientemente camuffata dal vetro della finestratura che corre lungo tutta la lunghezza della tuga per spezzarne lo scalino e dare un piacevole effetto estetico, oltre che un’ovvia luminosità verso l’esterno. Il bordo libero è pronunciato, la vocazione croceristica pura resta e in questo caso i volumi interni diventano obbligatori da andare a cercare.
A VELA
Il modello da noi provato era dotato di fiocco autovirante e randa avvolgibile, con un piano velico quindi abbastanza ridotto rispetto alla superficie potenziale di cui può disporre la barca. Le condizioni non erano esattamente facili, vento intorno ai 6 nodi e ondina. Il C 50 con questa configurazione di vele è ovviamente penalizzato, ma al timone ha comunque restituito delle sensazioni positive che lasciano vedere la bontà indubbia del progetto. Di bolina il gioco è quello di farla partire. Occorre lasciare accellerare la barca senza forzarla all’orza, una volta creatosi un minimo di apparente è stato piacevole constatare che la barca anche con questo piano velico è riuscita a stringere fino ai 45 gradi di reale senza perdere velocità. Con 6 nodi abbiamo tenuto una speed costante intorno ai 3,5 con punte a 4 nodi. La barca risulta facile da timonare, le ruote restituiscono una buona sensibilità e, nonostante il vento leggero, non è difficile intuire il miglior angolo su cui posizionare la barca per risalire il vento. Poggiando e issando il gennaker l’aria è aumentata di intensità fino a toccare i 9 nodi. In queste condizioni, tenendo un angolo intorno ai 100 gradi al vento, non è difficile fare punte a 7 nodi, e anche a barca sbandata a un angolo più stretto il controllo del timone resta eccellente e non è mai necessario intervenire sulla scotta. Tutte le manovre si gestiscono dai due winch primari, le cime corrono a scomparsa con la particolarità di essere coperte da un carter facile da rimuovere in caso di problema, così da consentire l’ispezione.
TUTTI I DETTAGLI, I NUMERI, E LE FOTO DEL BAVARIA C50 SUL NUMERO CARTACEO DI LUGLIO DEL GIORNALE DELLA VELA
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