Non è morto solo un uomo, è morta un’icona, è morto quello che forse potremmo definire il papà delle vele moderne. O “Il Papa”, il soprannome che gli misero i velisti suoi coetanei. A 89 anni, nella sua casa di Point Loma (San Diego, California), si è spento Lowell North, fondatore della North Sails nel 1957, due volte medaglia olimpica, leggenda della classe Star, uno degli uomini che più hanno influenzato la vela moderna e la tecnologia applicata ad essa. Nato nel 1929 a Spirngfield, nel Missouri, grazie al suo lavoro nei trent’anni di proprietà, le vele North Sails sono diventate quello che sono oggi, ovvero un punto di riferimento imprescindibile per le più importanti regate al mondo, come la Coppa America o la Ocean Race.
All’età di 14 anni faceva la regate in Star con suo padre, ma arrivava spesso ultimo. Così il giovane Lowell decise che la forma della sua randa non era quella giusta, la rifilò, e iniziò a correre. Talmente forte che nella Star ha vinto poi quattro titoli mondiali, e un oro olimpico, oltre al bronzo olimpico nella classe Dragone.
Ma è anche e soprattutto nel mondo delle vele che Lowell North ha lasciato la sua impronta. Capisce che quello del velaio non può essere solo un lavoro da artigiano, intuisce che occorre fare un passo avanti. Nel 1957 apre il suo primo loft e contemporaneamente si da allo studio e diventa ingegnere aerospaziale. Quello che capisce North è che serve un approccio scientifico, ed è quello che oggi usano tutte le velerie al mondo, grazie anche alla sua intuizione.
Ma non è la sua sola intuizione. Lowell North comprende che per fare crescere il suo marchio servono dei testimonials, gli servono i velisti più forti, che non solo veicoleranno il marchio ma daranno con la loro esperienza anche un contributo cruciale allo sviluppo del prodotto. E così North raduna intorno a se i migliori velisti, i migliori tecnici, per fare a tutti gli effetti quella che sarà una grande rivoluzione nel mondo delle vele. Nasce così un gruppo di “Tigri”; i “Tigers” come sono stati ribattezzati: nomi come Tom Whidden (che tutt’oggi è CEO della North Sails, Tom Schnackenberg (il fisico dai baffi lunghi), John Marshall (un biochimico con la mente geniale e un grande velista).

Proprio Schnackenberg è una delle figure cruciali dello sviluppo della North Sails, insieme a Lowell. Tom di professione faceva il fisico, oltre a essere diventato velista. Negli anni ’70 collabora con la North Sails dalla Nuova Zelanda ed è il primo a intuire l’importanza cruciale di “digitalizzare” il lavoro del velaio, grazie allo sviluppo dell’informatica e dei software di progettazione. Propio “Schnack” sviluppò un database che conteneva una grande quantità di possibili profili diversi per ogni vela, modellando ogni disegno con un software di progettazione in 2D da lui ideato. E’ la svolta decisiva, ed è in quegli anni che si basa il successo che i software di progettazione, e i database, della North Sails hanno oggi.
Nel 1977 la North sbarca nel mondo della Coppa America e su indicazione di Lowell il responsabile del programma vele di Enterprise è proprio Tom Schnackberg, in un sindacato in cui lo skipper è lo stesso Lowell North. Andò male, Enterprise venne spazzata via da Courageous di Ted Turner che vinse la selezione interna e diventò il defender americano per la Coppa America, difesa che ebbe poi successo contro gli australiani. Ma la consacrazione in Coppa America fu solo rinviata. Il team North resta nel giro e il 1983 arriva una nuova occasione. Le due barche che si contendono la finale della Coppa America sono infatti entrambe invelate North Sails. Da una parte Dennis Conner con Liberty e tattico una delle “tigers”, Tom Whidden; dall’altra parte un gruppo di scalmanati australiani guidato dallo skipper John Bertrand. Dietro il team australiano, oltre al genio eclettico di Alan Bond, c’è però lo “zampino” di Tom Schnackenberg che propone agli aussie quello di cui gli americani di Conner ancora non si fidavano: le vele di prua con il taglio triradiale e rifinite in fibra aramidica, il kevlar, che la North Sails aveva messo a punto in via ancora sperimentale. La storia racconta che Australia II interruppe con la sua vittoria un dominio incontrastato a stelle e strisce che durava da 150 anni.

In molti ricordano le famose alette della barca australiana, ma i genoa triradiali e le fibre aramidiche da quel giorno divennero qualcosa di irrinunciabile nel mondo delle regate.
Dopo questa consacrazione internazionale Lowell North decise di vendere la veleria e ritirarsi, lasciando però un’impronta netta e le sue Tigers in quella che sarebbe diventata indiscutibilmente la più grande produttrice di vele al mondo. Per cui non è morto solo un uomo, un velista e un velaio. Lowell North con le sue intuizioni, il suo metodo di lavoro, è stato uno dei padri della vela moderna. Buon vento allora al Papa, per la sua ultima regata.
Mauro Giuffrè