
Cosa c’è di meglio del vedere delle bellissime barche in azioni in luoghi perfetti per regatare? Un’equazione perfetta, e lo è ancora di più se alcune delle barche in questione rappresentano un’eccellenza della cantieristica italiana. Stiamo parlando infatti di Mylius, il cantiere con sede a Podenzano, in provincia di Piacenza. “Le nostre barche le puoi usare come una 500 o come un’auto da corsa, come una Lamborghini”, ci aveva raccontato in un’intervista (leggila QUI) Luciano Gandini, patron di Mylius dal 2011, e nelle acque di Capri alla Rolex Capri Sailing Week abbiamo ammirato la versione “corsa”, con alcuni dei modelli più performanti del cantiere che si sono dati battaglia.





A spuntarla alla fine è stato Oscar 3, il Mylius 65 di Aldo Parisotto, davanti al Mylius 80 Twin Soul B dello stesso Luciano Gandini, terzo posto per il Mylius 18e35 Fra Diavolo di Vincenzo Adessi.
Del resto la storia dei Mylius non parla solo il linguaggio delle barche da crociera di lusso, ma anche quello delle autentiche sportive, ed è anzi con questo concetto in testa che Gandini è diventato il socio di maggioranza di questo iconico marchio: “Ho iniziato, all’inizio degli anni ‘90, sul lago di Garda. Un giorno un amico, Mario Pettoello, mi invita sul suo Comet 333 che teneva a Porto Santo Stefano. Partecipiamo ad una regata all’isola del Giglio. Non vinciamo, ma ci giuriamo che avremmo vinto una regata. Così, mentre continuavo ad andare in barca in crociera, per puro piacere della vela, nascono le mie barche, i Twin Soul. Adesso sono già nove. Dopo il passaggio tra Beneteau e Grand Soleil, mi imbatto in un Mylius 14.55. Mi piace, lo compro. Con quello vincerò, mi dico. Così è successo, sino ad arrivare al punto di svolta, quando decido partecipare al campionato mondiale Mini Maxi a Porto Cervo con un nuovo Mylius, il Twin Soul 6, un 65 piedi (20 metri). Non solo divento l’armatore, ma anche il socio di maggioranza del cantiere, che allora aveva sede a Gaeta. Nel 2011 portiamo il Twin Soul 6 al Salone di Genova, il successo è immediato”.
Lunga vita allora alle belle barche e alla nautica made in Italy.