Tra barche volanti e bolidi oceanici, il Dinghy non muore mai!
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Sfrecciano le barche con i foil, volano i bolidi oceanici, si parla sempre di più di vela del futuro, ma il caro, vecchio, Dinghy non muore mai. A 106 anni suonati, continua a radunare tanti appassionati: al Trofeo SIAD Bombola d’Oro organizzato dallo Yacht Club Italiano, giunto alla 23ma edizione nel Golfo del Tigullio, se ne sono presentati ben 87. Sarà perché è considerato un’icona della cultura sportiva marinara, per la sua facilità di trasporto o per il fatto che, pur lenta, è una deriva estremamente tecnica dove le regolazioni, i pesi e pochi gradi possono fare la differenza.
LA STORIA DEL DINGHY
Il Dinghy è un’imbarcazione lunga tre metri e mezzo e larga poco più di un metro che nasce nel 1913 dal progetto dell’inglese George Cockshott. Cockshott era un avvocato appassionato di progettazione, passione che lo portò a partecipare e vincere il concorso indetto dalla Boat Racing Association, che aveva come obiettivo la creazione di una deriva di piccole dimensioni che potesse diffondere la pratica della vela come sport perché economicamente più accessibile rispetto alle grandi barche da regata diffuse ai tempi.
Da allora la storia del Dinghy è una storia di successi e di passione, inaugurata dalla partecipazione alle Olimpiadi già nel 1920 in Belgio e poi nel 1928 in Olanda, a seguito della quale venne creato il primo cantiere di Dinghy 12′ in Italia.
Questa deriva, che si è evoluta negli anni passando dalla classica costruzione in legno anche a materiali più elaborati, permette una pratica velica dall’impatto ambientale nullo, che, abbinata all’economicità e alla facilità di manutenzione, può rispondere alla ricerca di purezza e di contatto diretto con il mare, diventando così simbolo di uno stile di vita pulito ed essenziale.
I VINCITORI
Ecco come andata la regata: 4 le prove in totale del weekend – 3 quelle di domenica. Massimo Schiavon a bordo di Come Minimo che grazie a una notevole serie di parziali (1,1,7,5) si è aggiudicato il Trofeo SIAD-Bombola d’Oro. Staccato di un solo punto, Federico Pilo Pais con il suo dinghy Blue Amnesia (2,4,4,2) che ha ben saputo leggere i refoli del golfo. Terza piazza per Francesco Rebaudi – già vincitore dello scorso anno – che con il suo Kinnor ha scontato una partenza difficile.
Il Trofeo Challenge Giovanni Falck, per la squadra che ha ottenuto il migliore piazzamento nella classifica generale, è stato vinto dal team adriatico composto da Massimo Schiavon, Francesco Vidal e Flavio Semenzato. Sempre Flavio Semenzato ha vinto il premio speciale a estrazione: un assegno da destinare alla Fondazione Tender To Nave Italia Onlus. Per il 2019 è Francesca Lodigiani che si aggiudica il titolo femminile a bordo del suo dinghy rosso, Cavallo Indomito.
Attilio Carmagnani conquista il Trofeo Challenge Master 65 con i colori dell’YCI e autore di una magnifica quarta prova – quarto overall. Grande risultato anche per Gaetano Allodi, velocissimo con il suo Bonaldhino e che riceve il premio Super Master Over 75. Nella categoria The Legend Over 80, è Franco Damonte – Classe 1937 – che conquista il premio, mentre la Coppa Allievi, per il primo anno in palio al Bombolino, è andata al miglior timoniere under 30, Luca Cazzaniga a bordo di Piano B.
Dalla vetroresina al legno: il Trofeo SIAD-Bombola d’Argento, riservato alle barche classiche, è andato ad Alberto Patrone con Damina seguito da Fabio Mangione con Nashira e Stefano Puzzarini con Maxima.
(Foto: Bluepassionphoto)
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