
A Livorno appena un giorno fa si è disputata una regata nazionale con 400 velisti, loro e svariate migliaia di appassionati nel mondo dovranno però abituarsi a una cosa: la loro barca non si chiamerà più Laser, ma ILCA Dinghy con tanto di nuovo logo.
I motivi di questa “pentola in ebollizione” ve li avevamo raccontati QUI , ma in ballo non c’è solo la contesa tra l’associazione di classe (ILCA) Laser e il suo storico cantiere produttore per l’Europa, accusato di produrre barche che non rispettavano il criterio del One Design. In ballo c’è il futuro del Laser stesso come classe olimpica, e le manovre dell’ILCA vanno lette nel contesto di una ricerca di rinnovamento soprattutto d’immagine da mostrare a World Sailing, la federvela internazionale. Il succo della questione è che il Laser, o meglio l’ILCA Dinghy, è a forte rischio per le Olimpiadi di Parigi, da quello che è trapelato dai trials di Valencia (i test in mare per valutare la possibilità di una sostituzione con una nuova classe olimpica), dove il Laser è stato provato con un nuovo armo con randa laminata e square top, e i concorrenti candidati a sostituirlo, Melges 14, D-Zero, RS Aero si sono dimostrati competitivi e credibili.
La realtà del presente vedrà il produttore australiano, Sailcraft Australia, che aumenterà la sua produzione e la stessa cosa farà Performance Sailcraft Japan. Nel frattempo al vaglio ci saranno una serie di nuovi costruttori. Basterà eliminare Laser Performance Europa (e le sue barche non sempre uguali nelle performance) per salvare la barca olimpica con più praticanti al mondo? Lo sapremo presto.