Caso Laser: botta e risposta tra cantiere e ILCA, ma chi pensa agli atleti?
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Botta, risposta, e controrispota. Potremmo riassumere così l’ennesimo caso Laser, in corso tra l’ILCA, l’associazione internazionale della Classe Laser e Laser Performance Europe, il produttore inglese quasi del tutto monopolista della deriva più diffusa al mondo.
La battaglia è iniziata perché la ILCA (International Laser Class Association) ha annunciato di essere alla ricerca di nuovi costruttori dopo aver “rotto” con lo storico produttore. Il motivo? “Siamo delusi nel vedere la fine di un rapporto così lungo e produttivo, ma abbiamo dovuto andare avanti per proteggere il livello di concorrenza e l’investimento per i 14.000 membri dell’ILCA e per gli oltre 50.000 velisti di tutto il mondo che navigano regolarmente sui Laser”, ha detto il Presidente di Classe Tracy Usher. Con il suo stabilimento di produzione nel Regno Unito, LPE è stato il costruttore approvato dall’ILCA che produceva imbarcazioni per la maggior parte dell’Europa, dell’Asia e delle Americhe, fin quando la Classe ha deciso di terminare il rapporto dopo il rifiuto del costruttore di consentire l’ispezione delle imbarcazioni in costruzione nel proprio stabilimento di produzione, come richiesto dal contratto.
“Il cuore stesso della nostra classe è la capacità di ogni velista di regatare alla pari e l’unico modo di garantirlo è assicurare che tutti i costruttori producano la barca in stretta conformità con il Laser Construction Manual. Se non possiamo essere sicuri che le barche siano tutti uguali, non ci resta più nessuna classe”. In realtà si sa da tempo che World Sailing è stata richiamata all’ordine dall’antitrust per i diversi monopoli in alcune classi, tra cui il Laser, una casualità questa presa di posizione?
LA RISPOSTA DI LASER PERFORMANCE
La risposta del cantiere Laser Performance non si è fatta attendere. Un lungo comunicato il cui succo è molto semplice: Laser Performance è disposta a fare ispezionare i propri stabilimenti solo da World Sailing in quanto la federvela mondiale è l’istituzione ultima in termini di decisioni e quindi la sola a cui rendere conto. Laser Performance in virtù di un accordo del 1998 è in possesso di una licenza di proprietà intellettuale che la rende di fatto esclusivista per Europa, Asia e Americhe e nonostante plurime richieste, ILCA si è rifiutata di portare avanti una trattativa per il rinnovo dell’accordo, annunciando l’ispezione solo 5 mesi prima della scadenza del contratto. Secondo quanto sostenuto da Laser Performance, ILCA può nominare nuovi costruttori solo in un territorio limitato ad Australia e Giappone; tuttavia, nessuno dei due può fornire imbarcazioni in territorio Laser Performance senza il consenso dello stesso cantiere. Insomma la posizione sembra chiara e lo storico costruttore non appare intenzionato affatto a interrompere la propria produzione.
LA CONTRO RISPOSTA DI ILCA
E qui arriva la contro risposta di ILCA: nessuna barca senza la targhetta ufficiale di World Sailing sullo scafo e sulla vela verrà considerata regolare, affermando implicitamente che la federvela internazionale non omologherà i nuovi Laser fuoriusciti dal cantiere inglese. Ma c’è di più, sembra essere concreta la possibilità addirittura di un cambio nome, al fine di scollegare definitivamente lo storico scafo dal nome del suo principale cantiere produttore. Un vero e proprio braccio di ferro, con l’associazione di classe che a questo punto sembra avere dalla sua parte la federazione internazionale.
La questione risulta quanto mai delicata, dato che la classe Laser è sotto osservazione per Parigi 2024 e ai trials di Valencia (i test in mare per valutare la possibilità di una sostituzione con una nuova classe olimpica), dove il Laser è stato provato con un nuovo armo con randa laminata e square top, i concorrenti candidati a sostituirlo, Melges 14, D-Zero, RS Aero si sono dimostrati competitivi e credibili. Come accaduto però già altre volte, a farne le spese sembrano essere ancora una volta gli atleti.
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1 commento su “Caso Laser: botta e risposta tra cantiere e ILCA, ma chi pensa agli atleti?”
Il signor Tracy Usher,è libero di costituire tutte le classi che vuole,ma lasci così come è il laser,la barca per tutti.come era il suo spirito quando è nata.Non ha alcun diritto di comandare a casa d’altri,dato che Laserperformance risulta essere il proprietario del marchio Laser.Se vuole fondare la classe Gamma,fondi pure la IGCA al posto di ILCA,non sta nè in cielo nè in terra che usi la sigla ILCA per un’altra classe.Per quanto riguarda lo status olimpico,altro non è stato che la rovina della classe,dalla barca per tutti,dall’impiegato che la domenica voleva divertirsi a regatare,fino al timoniere un po’ più bravino,si è arrivati all’esasperazione,col risultato che ora sulla linea di partenza trovi tutti ragazzini montati che devono andare alle olimpiadi,ove ne andranno uno per nazione,e forse a malapena uno di riserva,i prezzi sono lievitati all’inverosimile e molti hanno abbandonato i campi di regata.Se dovesse perdere lo stato di olimpico,calerebbero i prezzi,ritornerebbero in acqua barche ormai da anni in stato di abbandono,e soprattutto ritornerebbero alle regate gente tipo l’impiegato o il cittadino medio.Per concludere,parlo dello standard,che è la classe con la quale regato,quando non era olimpico,35/40 barche sulla linea di partenza era una cosa normale,oggi con 10 barche sulla linea di partenza,ci si può considerare fortunati.Quando c’erano le regate c’era più entusiasmo,tutte le barche venivano messe a posto in fretta e furia per esserci,dava nell’occhio chi rimaneva a terra.Ora quando c’è una regata di Laser,dà nell’occhio chi fa la regata.Lascio a voi le conclusioni,e scusatemi se sono stato pedante.