
Il cavo anti torsione per anni è stato uno dei componenti fondamentali delle vele come i Code 0, gli A0 e tutte quelle vele non inferite avvolgibili con un “frullone”. Oggi però stiamo per entrare, e in parte lo siamo già, in una nuova era, quella delle vele definite “Cable Less”, senza cavo anti torsione. Numerose velerie stanno sperimentando questa soluzione in regata e i suoi vantaggi, come leggerete, non sono indifferenti, così da giustificare un prossimo utilizzo su larga scala non solo nel mondo dei racer.

I primi a sperimentare la tecnologia “Cable Less” furono i velai della Doyle sul Maxi 72 Bella Mente, una barca che vedeva a bordo due leggende come Terry Hutchinson, vice presidente Quantum Sails, e Mike Sanderson, CEO Doyle. La barca era armata con un corredo misto fornito dalle due velerie, ma a firma Doyle per quanto riguarda i Code e simili.

L’IDEA
L’idea Doyle fu quella di sostituire il cavo con una serie di rinforzi unidirezionali integrati che irrigidissero il bordo d’ingresso della vela che va poi a lavorare in fase di avvolgimento. In alternativa a questa soluzione, vengono anche usati dei pannelli di tessuto rinforzato, più pesanti rispetto alla costruzione della vela. Una necessità nata inizialmente per un motivo semplice: rendere la vela più efficiente in determinate condizioni.
Sulle vele tipo Code 0 e simili, e in generale come principio, quando si allarga leggermente l’angolo al vento si ha la necessità di ammorbidire la drizza per rendere la vela più potente, stessa cosa con vento leggero. In queste situazioni l’effetto della gravità causato dal cavo anti torsione incide negativamente, facendo cadere l’inferitura sottovento più del dovuto e costringendo a un eccesso di tensione di drizza, non giustificata dall’andatura e dall’intensità del vento. Stessa cosa negli angoli stretti o con brezza più tesa, la drizza deve essere in grado di stirare non solo la forma della vela ma anche il cavo anti torsione, e il risultato è quello di avere sempre carichi più alti rispetto a quelli necessari per le condizioni. Questo faceva si che la forma della vela da progetto fosse un po’ più magra del dovuto sul bordo d’ingresso, proprio per prevedere il fattore cavo.
Come ci ha raccontato inoltre Vittorio D’Albertas della Quantum Sails Italia: “Per ragioni di stazza IRC e ORC le vele tipo Code hanno una limitazione: per evitare di essere considerate dal regolamento come dei “super genoa” che penalizzerebbero molto il rating, la misura tra metà balumina e inferitura deve essere il 75% o più della lunghezza della base. Non potendo aggiungere centimetri di curvatura in inferitura, che peggiorerebbero l’effetto gravità del cavo, questi vengono aggiunti in balumina, con il fastidioso risultato di vele dalla balumina spesso “svolazzante” perché resa più “rotonda” per restare in stazza. Qualcosa di antiestetico e poco efficiente. Senza il cavo, con le Cable Less, una parte di questa curvatura può essere portata sul bordo anteriore, proiettando in avanti l’inferitura, migliorando la forma generale della vela, e offrendo più precisione nella regolazione dell’angolo di inferitura”.
UNA QUESTIONE DI CARICHI

Come ci ha spiegato Matteo Reboli della North Sails, azienda che ha rinominato le vele senza cavo con la dicitura Helix: “Il passo in avanti con le vele Helix è la ridistribuzione dei carichi che permette di ridurre notevolmente le tensioni sui punti di attacco (mura e testa) trasferendo i vettori di sforzo nella parte frontale della vela, rendendo più efficace il profilo e migliorandone l’avvolgimento, questo si riflette nel trasferire alla barca, albero, sartiame e bompresso / fittings necessari uno stress inferiore (elementi imprescindibili nella progettazione e realizzazione di progetti custom/regata-offshore). Oltre a tale applicazione valida per la nostra tecnologia di costruzione 3di, North Sails continua a sviluppare l’ottimizzazione delle vele Helix in taglio triradiale per cercare di poter rispondere in maniera completa a tutte le esigenze del mercato”.

Dello stesso parere la veleria One Sails, che è stata invece la prima a sperimentare questa tecnologia, che l’azienda ha denominato IFS, anche sulle vele in nylon tipo gennaker: “Grazie ad una tensione di drizza inferiore del 30-35% rispetto ad una vela con cavo antitorsione, è possibile semplificare anche l’attrezzatura non rendendo necessaria l’adozione di una drizza demoltiplicata e riducendo sensibilmente il carico strutturale su bompresso o definiera, tutto a vantaggio della sicurezza. Per avvolgere e svolgere la vela non è necessaria quindi molta tensione sulla drizza, giusto il minimo per renderla quasi rettilinea. La vela avvolta poi, priva del cavo antitorsione, risulta leggera e maneggevole e si piega facilmente su se stessa”. Attualmente questa tecnologia viene usata con successo nel mondo delle barche da regata, ma presto il suo utilizzo sarà su ampia scala, avvicinandosi sempre più anche al mondo della crociera.
Mauro Giuffrè
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