“Fatti vivo, sono pronto per un Figaro”. La risposta di D’Alì alla lettera anonima dell’esperto di marketing
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Centinaia di commenti sui social, in particolare sul gruppo Velisti in Facebook, l’opinione tagliente sul mondo della vela oceanica italiana (Leggila QUI), da parte di un lettore molto particolare, ha fatto non poco rumore. A tal punto da scomodare uno dei velisti che è stato protagonista di pagine importanti, storiche, della vela italiana. Stiamo parlando di Pietro D’Alì, la Volpe del Tigullio, a nostro avviso uno dei velisti indiscutibilmente più tecnici del panorama nostrano. Il succo della lettera è impietoso: molti velisti oceanici italiani che si lamentano per la mancanza di sponsor non sono abbastanza bravi, e in generale una parte del nostro movimento velico è “malato” da alcuni vizi di fondo.
Pietro ci ha scritto un lungo commento che vi riportiamo di seguito integralmente, dove si dice d’accordo su alcuni dei punti della lettera, pur non condividendone l’anonimato, e racconta la sua esperienza. D’Alì, oltre ad avere partecipato a due America’s Cup vincendo una Louis Vuitton Cup con Luna Rossa, è l’unico italiano ad avere vinto una tappa della Solitaire du Figaro, l’iconica regata riservata al top della course au large, ma nel suo palmares ci sono svariati titoli italiani tra classi olimpiche ed altura, e un titolo europeo con la mitica Star, nonché una partecipazione alle Olimpiadi sempre nella stessa classe.
Ammettiamo che con Pietro siamo decisamente di parte ma, in riferimento alla lettera dell’anonimo, a nostro avvio se c’è uno skipper tra quelli attualmente a caccia di sponsor nel panorama italiano che merita un supporto questo è a nostro avviso D’Alì. Ecco la sua risposta all’anonimo:
Non scrivere lettere anonime, mettici la faccia altrimenti la tua verità che in parte condivido è meno credibile. Sulla mia pelle ho vissuto un’altra esperienza. Ho sempre scelto classi competitive con avversari ostici da battere…. 470, Star, Figaro. Quando arrivi sul gradino più alto in queste classi anche una volta, la soddisfazione è enorme e anche la fatica….ho cercato di portare dei risultati, prima di chiedere, arrivati il più delle volte con mezzi inferiori a miei avversari…. Ho sempre voluto arrivare per meriti…. Ma funziona di rado… Oppure dovrei essere un extraterrestre che non perde una regata, dono che pochissimi hanno.
Sono arrivato alla Solitaire a 42 anni nel 2005 dopo una whitbread (ex volvo ocean race), due coppe America con Luna Rossa e le Olimpiadi.
Grazie a Mauro Piani che gestiva il figaro Nanni diesel ho avuto l’opportunità per due anni di correre nel circuito con uno stipendio, barca, vele, shore team forniti dalla Nanni diesel.
Ci siamo presentati con umiltà e abbiamo avuto un successo clamoroso vicenda la seconda tappa, in testa alla classifica generale fino alla ultima tappa.
Lo sponsor ha avuto posto in prima pagina sui quotidiani in Francia per la vittoria.
Nel 2006 vittoria alla Ag2r e secondo alla Generali Solo.
Avevo tutti i risultati sportivi e mediatici per ambire all’ Open 60….. Non abbiamo trovato terreno fertile.
Comprai privatamente con un prestito un figaro per continuare…..sponsor veri niente… Passavo la maggior parte del tempo a regatare su altre barche per mantenere famiglia e leasing barca, la mia attività ridotta alla sola Solitaire…
Le spese vive della regata le sosteneva lo YCI (Yacht Club Italiano) e in parte sponsor che facevano riferimento al club.
La mia delusione dopo risultati ottenuti ed aver saputo dall’organizzazione regata che ero tra gli skipper più telecharge della flotta grazie ai seguaci in Italia, ho scoperto che il tutto serviva a poco, molti sponsor erano interessati a sovrafatturazioni o restituzione di una parte, pratica che penso sia sparita, a cui non mi sono mai assoggettato. Quando trovai lo sponsor corretto era per una mia vicinanza al proprietario dell’azienda e mio tifoso mi aveva anche detto che la sponsorizzazione non era legata al risultato ed era più preoccupato che non mi facessi male in barca. Peccato sia durato solo una stagione…
Sulla meritocrazia l’Italia storicamente non è al primo posto. Sicuramente le cose cambiano e tu anonimo velista che lavora per la comunicazione di una multinazionale ed esamini le richieste dei solitari italiani, mi sento ancora in forza per saltare su un figaro e scontrarmi ancora con i miei blasonati coetanei francesi che non mollano e questo anno sono rientrati in massa nel circuito…
Sarà interessante vedere i vecchi volponi contro i fortissimi giovani….
Faccio il tifo per Alberto credo che un risultato a metà classifica sia già un successo come prima solitaire…. Fatti vivo…
Pietro D’Alì
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1 commento su ““Fatti vivo, sono pronto per un Figaro”. La risposta di D’Alì alla lettera anonima dell’esperto di marketing”
Approvo tutto quanto scrive D’Ali sia come uomo che come sportivo e velista. I francesi sono molto bravi ma hanno avuto la fortuna di non trovarsi ad armi pari con i migliori italiani.