ESCLUSIVA – A tu per tu con Jean Luc Van den Heede. VIDEO
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Di seguito il video/audio originale in inglese, sotto la traduzione in italiano.
Come hai dormito stanotte su un letto stabile?
Non ho dormito molto, avevo problemi, non so perché, ho dormito solo 5 minuti ieri tra le interviste, e quando ero nel mio letto non si muoveva e io pensavo, era strano ed ero sorpreso, perché per la maggior parte del tempo io ho dormito bene in mare. Ieri sera c’è stata una grande festa, sono rientrato a mezzanotte e fino all’una o alle due non riuscivo a dormire, così si ho avuto problemi a dormire.
Hai corso tante diverse sfide, Vendée Globe, Global Challenge, Golden Globe, Mini Transat etc…per fare quello che fai e per farlo bene non basta solo essere un buon velista, raccontaci chi è Jean Luc Van den Heede.
Mi piace essere in mare, mi piace essere nel mezzo del nulla e attraversare l’Oceano, mi piacciono le sfide, fare qualcosa dove non sei sicuro di arrivare, se sei sicuro di arrivare, se sei sicuro di essere primo, non è la stessa cosa. Io non sapevo cosa sarebbe successo, quando sono partito il primo luglio su questa barca, io non sapevo a cosa andavo incontro. E’ una nuova storia, una nuova regata. Mi piacciono le nuove regate, ero al primo Vendée Globe che era una nuova regata, ero alla prima Mini Transat che era una nuova regata, mi piacciono le nuove sfide, quando sono partito per il primo Vendée Globe non sapevamo nulla, alcune persone pensavano che nessuno sarebbe tornato. Si poteva solo immaginare cosa sarebbe successo ed essere cosciente di non sapere come sarebbe finita ma credere di potercela fare, mi piace questo, mi piace la suspense, ma mi piace anche la competizione, perché in ogni competizione c’è suspense. Ho bisogno nella mia vita di avere obiettivi, ogni tipo di obiettivi, realizzato un obiettivo penso al prossimo. Sono arrivato ieri e adesso non ho obiettivi (ride) o meglio come dice mia moglie “non ne hai ancora, ma riparliamo di questo tra un giorno”.
Raccontaci cosa è successo quando hai danneggiato l’albero, se pensavi di abbandonare la regata o cosa ti passava per la testa
Quando ho visto l’albero che si muoveva in quel modo ho detto “è finita”, non c’era altra opzione che interrompere la regata. Mi sono messo col vento in poppa andando piano e ho iniziato a pensare, se non volevo terminare la regata dovevo riparare l’albero, così ho provato a ripararlo nel miglior modo possibile, ma credevo che l’albero fosse andato, non potevo navigare con un albero così, era da cambiare, da ricomprare, così ho pensato se continuo la regata e si rompe faccio un armo di fortuna e posso arrivare ovunque, posso ripararlo e si può rompere o magari no, e ho provato ad arrivare a Les Sables, ed eccomi qui.
Con sorpresa hai affermato di non avere mai avuto paure per se stesso? Che emozioni hai provato durante questi 211 giorni?
Non saprei (ride) io credo molto in me stesso, credevo nella mia barca, così non credo di avere avuto problemi, anche se avevo scuffiato sapevo che la barca era forte, sapevo come l’avevo preparata, non ho avuto paura. Ho un carattere positivo, penso di essere ottimista. La mia esperienza mi ha sicuramente aiutato, è molto differente quando parti intorno al mondo per la prima volta o quando parti per la sesta. Sai dove stai andando.
Cosa consiglieresti a chi è un appassionato di vela e si sente inspirato da te e da quello che hai fatto?
Se qualcuno ha passione è bello, il problema è che tante persone non hanno passione, così io penso sia molto importante avere obiettivi e passione e se vuoi fare una cosa prova a fare tutto il meglio possibile per essere soprattutto ben preparato per andare in fondo alla tua passione, ma la cosa più importante è averla la passione.
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