Il re dei superyacht attraversa l’oceano senza strumenti su un 10 metri
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Dan Lenard, fondatore del celebre studio Nuvolari-Lenard, salperà tra pochi giorni da Cadice su “Vela”, un 33 piedi “riciclato” e da lui “assemblato” senza strumenti e senza motore. Destinazione Miami, 4.500 miglia in solitario.
Le barche a vela, semplicemente, devono andare a vela. E Dan Lenard, co-fondatore del celebre studio italiano di progettazione Nuvolari-Lenard (tra i megayacht che ha firmato c’è il Black Pearl, la barca a vela più grande del mondo, o il Seven Seas, lo yacht di Steven Spielberg, tanto per citarne alcuni), lo sa bene.
TRAVERSATA OCEANICA SENZA STRUMENTI, NE’ MOTORE, NE’ BUSSOLA!
E per promuovere la bellezza della navigazione a vela, oltre richiamare l’attenzione sulla necessità di un’azione immediata e concreta per la salvaguardia del mare, Lenard partirà tra pochi giorni gennaio da Cadice (Spagna) in solitario su una barca a vela di 33 piedi (10 metri) da lui ideata, chiamata semplicemente “Scia”, senza motore e senza alcun uso di elettronica, gps, log, bussola o autopilota. “Non ho neanche il sestante. Mi aiuteranno solo la vista, il sole e le stelle”, ha detto.
La sua destinazione finale è Miami, dove spera di terminare il suo viaggio in coincidenza con il Miami Boat Show nel febbraio 2019. “Colombo ha navigato verso le ‘Indie’ per quattro volte, io seguirò la rotta del suo secondo viaggio (vedi foto, ndr), solo che invece di fermarmi ai Caraibi punterò la prua su Miami”. Miglia totali: 4.500.
BARCA FRANKENSTEIN
“La barca è unica e non replicabile”, ci ha spiegato Lenard, raggiunto telefonicamente Cadice, “semplicemente perché non è un progetto. Ma un patchwork di pezzi di imbarcazioni precedenti, la più ‘nuova’ ha otto anni. Abbiamo riciclato parti di imbarcazioni in diversi stati di costruzione, abbiamo accoppiato scafo e coperta di imbarcazioni diverse vecchie di 10 anni, l’albero è di un Bavaria Match 35, il timone è di un’altra barca”. Una barca Frankenstein. “Non posso predicare la sostenibilità e poi navigare su una barca non riciclata. Per crearla, abbiamo utilizzato 100 chili di resina per i vari accoppiamenti. Poi con il nostro lavoro di designer abbiamo pensato a darle una forma esteticamente accettabile”. E scherza: “Ci è costata di meno di un Figaro!”.
Un piano velico intelligente disegnato da Supreme Sails e ottimizzato per la navigazione atlantica (“non da regata, sia chiaro”), in larga parte alle portanti (con gennaker e due tipi di vele tipo Code Zero, leggero e pesante), sarà l’unico “motore” a disposizione di Lenard. La barca ha un design minimale e senza fronzoli: la coperta sarà arricchita da uno sprayhood per proteggere il pozzetto. A bordo solo una zattera di salvataggio e un EPIRB in caso di emergenza. Durante il viaggio, Lenard sarà in grado di inviare la sua posizione da un transponder, consentendo a chi lo segue di tenersi aggiornato sui suoi progressi quotidiani.
“Ogni step del percorso è attentamente pianificato”, ha svelato, “compreso l’imballaggio del cibo appropriato, così quando arriverò dall’altra parte, non porterò con me (né lascerò lungo il percorso) nemmeno un po’ di spazzatura dall’Europa”.
Potete seguire le sue avventure sulla pagina Facebook ufficiale
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1 commento su “Il re dei superyacht attraversa l’oceano senza strumenti su un 10 metri”
Salve a tutti
sto dando una mano a Dan. O meglio Lui me lo ha chiesto ma, osservandolo da lontano, ho visto che ha fatto tutto giusto con grande intelligenza e ottimo know how. L’ho sentito l’altro giorno, bello concentrato e molto allegro. Abbiamo parlato di sicurezza, di sistemi vari e dell’etica del operazione.
La cosa più bella è la barca “totally recycled” e costruita trovando i pezzi in giro, scafo coperta e albero compresi, a prezzi di smaltimento.
Sono cresciuto in un era in cui l’autocostruzione era una via seguita da tanti. Oggi quasi scomparsa.
Invece è bel modo, il primo esempio etico che viene dall’avventura di Dan: trova, riutilizza, componi la tua barca e falla costare poco. Il pianeta ha già speso risorse per quei pezzi e vanno usati fino in fondo.
Un caro saluto a tutti
Vittorio Malingri