L’espertissimo Enrico Malingri (membro della dinastia di velisti più famosa d’Italia) ha concluso la ARC (traversata atlantica da Gran Canaria a Saint Lucia per velisti “amatoriali”) a bordo dell’Hanse 505 Anita di Andrea Sironi. “La mia prima traversata su una barca di serie”, come ci ha raccontato nella prima puntata (ricca di consigli su come allestire una barca “normale” per le lunghe navigazioni). Nella seconda ci ha svelato perché sta andando forte, poi ha affrontato due temi “sentiti” (meglio il gennaker o lo spinnaker? E il gennaker, meglio con calza o frullone?). In questa ultima puntata, che ci ha inviato direttamente da Saint Lucia, c’è ancora spazio per una riflessione atlantica, dall’alto contenuto tecnico… Bozzelli o anelli “low-friction”?
BOZZELLI O ANELLI LOW FRICTION?
12 dicembre 2018
Santa Lucia – West Indies

Mi sono svegliato un pò intontito dal poco sonno, ieri notte tardi siamo arrivati, come sempre una bella emozione dopo 16 giorni di mare. Nella giornata abbiamo tentato una rimonta impossibile sull’altro Hanse 505 in gara che era avanti 28 miglia, ne abbiamo riprese 24 ma non è bastato, pazienza.
Abbiamo comunque fatto una grande regata e l’imputato della posizione è il “povero fiocco autovirante” che definitivamente sconsiglio a tutti coloro che vogliono fare qualcosa di più di due bordi davanti al porto di stazionamento. Non capisco poi in Mediterraneo con le nostre brezze cosa ci fai con il fiocco che è equivalente a un fiocco 4 di una barca normale. Uso corretto tra 28 e 35 nodi.
Torniamo alla ARC. Bellissima regata, resa molto insidiosa di mini groppi notturni, poco identificabili e dal passaggio veloce (15/30 minuti), ma che portavano il vento dai 16/18 nodi ai 24/26 con esiti devastanti su gennaker o spi. Io credo che su 180 barche almeno 250 di queste vele siano saltate, la media è stata 1 o due a barca, su una barca, mi hanno detto, 4 su 4.
Ho notato molta gente con voglia di navigare sul serio, molte barche che una volta approdate ai Caraibi ci stanno per un po’ di anni, e diverse persone, devo dire tante, che hanno voglia di Pacifico.
In regata c’erano due personalità istituzionali del nostro paese, entrambe gentilissime e accostate alla vela e al mare con molta umiltà. Uno lo conosco bene, sin da piccoli ed è una sua intrinseca caratteristica, direi il miglior armatore che uno possa avere, molto intelligente, pacato, decisone rapide, un vero gentlemen. L’altro si è rivelato anch’egli una ottima persona, grande umiltà e passione per il mare e la navigazione a vela.
QUALE E’ MEGLIO?
Consiglierei la partecipazione in massa a esponenti di spicco del nostro paese per l’edizione 2019. Ora torniamo a qualche riflessione tecnica da Atlantico, c’è ne una che vi illustro con piacere perché ha due attori vincenti: bozzello tradizionale versus anello low friction. Sono due oggetti vincenti ma che si possono alternare a seconda degli usi ottimizzando spesa e pesi.
I bozzelli vanno bene in tutti posti dove la cima che ospitano ha delle escursioni sotto sforzo di alcuni o svariati metri. Sono molto più costosi e pesanti a parità di carico di rottura. Gli anelli low friction invece sono piccoli, poco cari, presentano grandi carichi di rottura. Sono perfetti per qui passaggi di cime che vanno in tensione in pochi decimetri.
Prendiamo ad esempio le sartie volanti, nella parte terminale del dyneema, in basso, meglio un anello low friction, sulla coperta invece un bozzello con arricavo. L’anello low friction è molto leggero e non pericoloso, visto che sta spesso ad altezza del viso o alto torace.
Gli anelli low friction sono perfetti per barber scotte gennaker o spi, passaggio braccio tangone a mezza nave, mura gennaker o caricabasso, rimando cima avvolgificco al winch.
A bordo non deve mai mancare qualche anello e metri di dyneema e ora vi spiego perché.
Nel secondo giorno della regata il nostro caro amico “fiocco autovirante”, sbattendo tra strambate e qualche riflusso di vento quando eravamo troppo poggiati, ha spaccato un terminale in plastica seminando sul ponte tutte le sfere. Cosa dovevo fare? La riparazione del carrello era impossibile, mancando il pezzo rotto.
Ho preso un pezzo di dyneema, l’ho teso tra due golfari piazzati strategicamente sulla falchetta all’altezza della rotaia autovirante, ho inserito un anello low friction con un loop di dyneema e vi ho fissato il bozzello della scotta auto-virante. Voilà… il gioco è fatto. Funzionerà senza problemi per 3000 miglia.
Ho fatto diversi loop in dyneema con dei terminali a T per fissare la ritenuta randa alle bitte di mezza nave. La ritenuta randa ovviamente non può mancare su nessuna barca che ha velleità di navigazione oltre le 20 miglia.
Chiudo con un plauso al mio splendido equipaggio, simpatico, disponibile, mai un lamento neanche nelle situazioni più difficili. Su sette (me compreso), tre di loro sono fratelli, con due figli, i Sironi. Mi ha ricordato la mia giovinezza quando navigavo sempre con mio padre, mia madre e i miei fratelli, il mare e la condivisione di avventure salda rapporti che sono già importanti.
Lo consiglio a tutti, una bellissima esperienza. Un forte abbraccio , sino alla prossima avventura.
Enrico Malingri di Bagnolo
Anita (Hanse 505) ha partecipato alla ARC 2018 con a bordo Andrea Sironi, Alberto Sironi, Renato Sironi, Enrico Malingri Di Bagnolo, Federico Gallo, Pietro Sironi ed Enrico Sironi.