Cookson 50: che (super)barca è la vincitrice della RORC Transatlantic Race
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Dopo la vittoria tra i multiscafi di Giovanni Soldini con l’equipaggio di Maserati (Leggi QUI), dopo la linea d’onore tra i monoscafi del 130 piedi My Song di Pierluigi Loro Piana (Leggi QUI) è tempo di verdetti ufficiali per la classifica della RORC Transatlantic Race, 2995 da Lanzatore (Canarie) a Grenada (Caraibi).
Come avevamo anticipato il Cookson 50 svizzero Kuka 3 di Franco Niggeler, con a bordo un’importante componente italiana tra cui il prodiere Corrado Rossignoli, è il vincitore overall della regata che viene assegnata con il regolamento IRC. ” Questa è stata la mia prima traversata atlantica e non sarebbe potuta essere migliore di così “, ha commentato Franco Niggeler.
CHE BARCA E’ IL COOKSON 50
In giro per il mondo, il Cookson50 riscuote da anni importantissimi successi in tutte le regate d’altura (compresa la mitica Sydney Hobart o la RORC 600 Caribbean): eppure comincia ad essere piuttosto “datata”, visto che la prima barca del cantiere neozelandese (chiuso definitivamente qualche mese fa) è stata varata nel 2004.
LA MANO DI FARR
Quali sono i segreti di questo racer-cruiser “sempreverde”, lungo 15,24 metri (al galleggiamento 13,85) e larga 4,33? Innanzitutto la bravura del progettista che l’ha firmata, nientepopodimeno che Bruce Farr, che ha optato per uno scafo a dislocamento ultraleggero (solo 7 tonnellate) che strizza l’occhio ai TP52, con baglio esasperato e slanci pressoché nulli, ma nel contempo ha deciso di affidarsi a un bordo libero piuttosto alto per ottimizzare l’altezza nel sottocoperta e renderlo comodamente abitabile anche in crociera.
SOTTO LA CARENA
La chiglia basculante con pinna in acciaio e bulbo in piombo (3,00 m di pescaggio, comandata idraulicamente con inclinazione massima di 35° e opzionalmente allungabile a 3,25) e il canard centrale a prua dell’albero contribuiscono a migliorare le performance in navigazione. Un altro punto di forza è la facilità di conduzione: soprattutto oggi che il trend progettuale mira alla riduzione dell’equipaggio necessario a portare la barca. Soluzioni che oggi potrebbero sembrare scontate, ma che 12 anni fa non lo erano affatto.
MATERIALI AL TOP
Anche i materiali sono di prim’ordine. Lo scafo è costruito in stampo femmina ed è realizzato in fibra di carbonio con cuore di schiuma Corecell. I laminati sono infusi con resina epossidica, consolidati sottovuoto e a calore controllato. I punti di carico sono rinforzati con laminati di carbonio. La coperta viene fornita completa di winch e stopper, carrello della randa e tutto ciò che serve affinché la barca sia pronta a navigare nel migliore dei modi (escluse le vele): la doppia timoneria è in carbonio montata su piedistalli anch’essi in carbonio. La superficie velica totale è di Il motore standard è uno Yanmar da 54 cavalli con saildrive.
SOTTOCOPERTA “MINIMAL”
Sottocoperta il design è improntato al razionalismo, senza fronzoli ma dotato di una certa eleganza. Due cuccette a poppa singole a poppa, a dritta e sinistra, l’ampio quadrato, con cucina e divani a L e tavolo da carteggio in carbonio ultraleggero, la cabina armatoriale doppia a prua con un piccolo bagno. Niente male per una barca che è nata in primis per correre.
PREZZO? MOLTO ALTO, MA VALE LA SPESA…
Il prezzo? Molto alto, e tiene il mercato come non mai: difficilmente troverete un modello usato (anche del 2006, vecchio di dieci anni quindi) a meno di 350.000 euro (così sarebbe una superoccasione, noi abbiamo visto modelli che ne costano anche 430.000). Se però ne avete la possibilità, e state cercando una barca che vi consentirà di togliervi – sicuramente, aggiungiamo noi – belle soddisfazioni in regate d’altura e tra le boe, senza precludervi la crociera in famiglia, non possiamo che consigliarla.
T.O
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