Enrico Malingri alla ARC: “La mia prima volta su una barca di serie (e l’ho preparata così)”
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L’espertissimo navigatore e project manage (nonché membro della “dinastia” di velisti più famosa d’Italia) Enrico Malingri sta partecipando alla ARC (Atlantic Rally for Cruisers, transatlantica in equipaggio “non competitiva”, dalle Canarie a Saint Lucia) a bordo dell’Hanse 505 Anita. Ecco cosa ci ha scritto dopo la partenza: traete spunto dai suoi consigli se state preparando una barca per le lunghe navigazioni!
S/Y Anita
26 novembre 2018 ore 12,30 Utc
Posizione: Lat.25°41’10” N ; Long.16°45’21″W
Mi sveglio a bordo di Anita dopo una notte del mio solito turno dalle 12 alle 03. E’ Lunedì 26, stiamo scendendo paralleli alla costa dell’Africa per entrare netti negli alisei che ci spingeranno sino a St. Lucia arrivo della ARC 2018.
La settimana scorsa è stata caotica con gli usuali preparativi prepartenza, tra lasciare il lavoro e gli ultimi lavoretti alla barca. L’atmosfera che si respira a Las Palmas nell’isola di Gran Canaria è però molto piacevole, organizzazione perfetta con molti eventi ogni giorno già da due settimane.
Gli equipaggi, variopinti da più paesi del mondo, dal mega yachts di 150 piedi, un Baltic che ho visto nascere in Finlandia quando ho lavorato due anni alla Nautor Ab Oy, alla barca di 36 piedi con a bordo una coppia di giramondo. Tutti accomunati dalla stessa avventura, lo spirito di tacita fratellanza che accomuna tutti i marinai.
Quasi 200 partenti un grande successo di partecipazione che si ripete ogni anno da ormai parecchi anni, una maniera per attraversare in flotta, monitorato e con controlli sulla preparazione della barca anglosassoni veramente ben organizzati in ogni loro fase.
Partecipo con un Hanse 505 dell’amico Andrea Sironi, la mia prima volta su una barca di serie. Ad inizio anno Andrea mi ha chiesto di preparargli la barca per la traversata e poi di accompagnarlo, sono ormai 4/5 anni che ogni anno preparo una barca e ho una traccia di tutto quello che bisogna fare per attraversare l’Atlantico.
LA RITENUTA DEVE ESSERCI!
Ogni barca è una storia a se, ma ci sono temi comuni, partendo dall’attrezzatura, l’immancabile aggiunta della trinchetta , il tangone, le calze per spi ed asimmetrici e sempre, con mia grande sorpresa, la ritenuta del boma.
Come direbbe mio fratello Vittorio “Ma raga come fate a girare anche in Mediterraneo senza ritenuta?”. Sulle nostre barche, fin da quando eravamo piccoli, la ritenuta c’era come tutte le altre manovre, non la abbiamo mai considerata un optional.
Evidentemente mio padre Franco pur alle prime armi, da uomo saggio ha collegato la pericolosità di un boma che sballonzola libero nel moto ondoso quando vai di poppa. Un investimento di veramente poca spesa e tanta resa in sicurezza.
Poi l’immancabile tema delle comunicazioni satellitari, batterie, pompe, teli antirollio, cambusa, medicine, primo soccorso, verifiche alle pompe, impianti, desalinizzatore, generatore, motore, timoneria, ecc… Tutto va controllato.
Sulle barche di serie mi sono reso conto che i nuovi quadri elettrici su circuiti stampati possono essere un problema e un tema importante è l’albero. Su Anita oltre ad aggiungere lo strallo della trinchetta, scatola di drizza per trinchetta e amantiglio tangone, rotaia tangone e volanti ho cambiato tutte le pulegge di drizza che erano di plastica stampata. Ho sostituito tutte le drizze con drizze in dsk 78 di Gottifredi & Maffioli, e anche la scotta randa.
Ho aggiunto anche una nuovo golfare per lato in falchetta per gestire scotta e braccio del tangone in pozzetto, utilizzato le bitte a mezza nave per punto di scotta braccio.
La barca è veloce, un disegno Judel Vroljik, una discreta carena, non esageratamente larga, un discreto timone, si è rivelata veloce anche con pochi vento, nonostante siamo a pieno carico assetto crociera, completi di gommone e fuoribordo.
L’atmosfera a bordo è ottima, Andrea ha con sé i fidati fratelli Alberto e Renato, i due figli Pietro ed Enrico, poi c’è l’amico Federico Gallo grandissimo appassionato, ed io.
L’equipaggio è insieme alla barca fondamentale, deve avere la giusta esperienza, buon senso ma soprattutto essere unito.
Io ho navigato in famiglia per la maggior parte della mia vita, prima con i fratelli, genitori, cugini, poi con mia moglie Isabella e mio figlio Niccolò, la trovo sempre una grande cosa per cementare il rapporto e condividere grandi esperienze, da raccontare intorno al fuoco nelle serate d’inverno.
Il meteo è buono, gli alisei anche se leggeri sembrano preannunciare una traversata veloce, un Master Sailing Downwind per l’equipaggio, per me sempre una grande gioia, nella vita qualche periodo in poppa piena con lo spi o gennaker a riva e interminabili planate ci vuole.
A risentirci
Enrico Malingri di Bagnolo
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