Se la boa diventasse elettrica e la posizionassi col GPS? Ecco i pro e i contro
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Spesso in regata si parte con il vento che soffia da una direzione e se il vento salta non è detto che l’organizzazione abbia i mezzi per spostare “in tempo reale” le boe (il regolamento prevede che i concorrenti debbano essere anche avvisati visivamente con l’issata della lettera “C” da un mezzo che sia ben visibile sul campo di regata). E si finisce per arrivare in boa di bolina al lasco, oppure trovarsi in poppa con le vele cazzate. Un altro problema, decisamente più grave, è che quando si mettono le boe si inquina moltissimo. Ogni volta si danno centinaia di metri di fondo per ancorarle e spesso non si recupera la cima, ma si taglia, lasciando in mare quantità enormi di materiale inquinante e corpi morti che danneggiano il fondale (senza considerare i costi che hanno cime così lunghe se usate in modalità “usa e getta”).
Ecco i “gommoni-boa” elettrici
Ci sono poi molti luoghi che rendono la vita difficile al CdR (Comitato di Regata) poiché il vento salta spesso o il mare è troppo profondo per ancorare: il percorso allora viene posizionato alla “meno peggio”, che è spesso ben diverso da quello che sarebbe il campo ideale. Questi erano problemi ben noti all’americano Kevin Morin che ha deciso di provare a cambiare le cose. Sì, ma come? Creando una boa che si posizionasse col GPS, rimanesse in posizione per il tempo necessario e che non inquinasse. Così sono nate le boe-gommone (la base ricorda un piccolo tender) di MarkSetBot che hanno fatto la loro apparizione anche allo Yacht Club di Monaco con risultati interessanti.
Come si muovono e, soprattutto, come stanno ferme
Le Bot sono alimentate da una batteria da 50 o 100 ah, che invia corrente ad un motore da traina Minn Kota 12v, elettrico e silenzioso. Il motore stesso è controllato da un’unità ProNav che viene integrata con l’app MarkSetBot, è in grado di dire al Bot dove andare. Il posa-boe non sarà quindi più impegnato a sbrogliare migliaia di nodi e a bruciarsi le mani dando 250 metri di cima, ma sarà armato di smartphone con cui posizionare in modo precisissimo la boa. Il Bot è poi studiare per rimanere entro un’area circa tre metri che è la sua posizione GPS. Se un’onda o una raffica di vento lo spostano il suo GPS rileverà questo movimento e attiverà il motore per riposizionarla. Queste comunicazioni tra GPS e motore avvengono molto rapidamente e questo consente alla boa di rimettersi in fretta nella sua sede.
Pro
- Facilità nel posizionamento e soprattutto nel “riposizionamento” del campo di regata ad esempio dopo un salto di vento
- Velocità nella disposizione
- Niente inquinamento per cime o corpi morti
- Niente costi per cime e corpi morti “mono-uso”
- Meno tempo per mettere le boe, più tempo per regatare
Contro
- Costi indubbiamente fuori portata per molti piccoli/medi circoli (circa 3000 euro a boa)
- In caso di vento forte o mare formato l’autonomia e la potenza del motore deve essere molto sviluppata
- La boa non è proprio fissa, ma si muove quando viene spostata dagli elementi per ritornare in posizione: se si spostasse proprio mentre un regatante passa vicino urtandolo?
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