Ci siamo quasi. Mi tocca sgomitare come un pazzo tra la folla per arrivare in una posizione decente alla chiusa che separa il porto di Saint Malo al mare aperto. E’ il giorno antecedente la partenza della Route du Rhum (traversata atlantica in solitario di 3.542 miglia da Saint Malo a Pointe-a-Pitre, in Guadalupa).
E’ il giorno del “rito della chiusa”. Qui le imbarcazioni con il minor pescaggio (principalmente Class40, Multi50 e alcuni Ultim) devono passare per uscire dal porto. Si inizia alle 13.03 e si finisce alle 4.45 del mattino. Comandano le maree: si riempie la chiusa, si serra l’apertura del bacino e si apre quella che dà sull’oceano.
Le barche aspettano in fila, per decine e decine di minuti. In teoria, la situazione dovrebbe essere tutto tranne che spettacolare. Noiosissimo. Barche ferme, in una chiusa. E invece. Invece è un caos indescrivibile, con migliaia di persone che si ammassano sulle banchine, urla, applausi, addetti che distribuiscono le bandiere della Bretagna, gruppi di percussionisti della Guadalupa che picchiano duro, ritmato.
Mi ricordano i tamburi del bellissimo film di Francis Ford Coppola, Apocalipse Now. I tamburi che accrescono la tensione e diventano un tutt’uno con il battito del cuore. Per molti dei 123 skipper, ne sono convinto, è proprio così.
Domani, alle 14, inizia la loro avventura. La navigazione, come vi abbiamo anticipato, si annuncia molto, ma molto impegnativa. E possiamo sentirlo, il battito del loro cuore.
Si apre la chiusa: il primo a uscire è l’Ultime Use it Again di Roman Pilliard, seguito a ruota da tanti Class40, tra cui Made in Midi del grande Kito de Pavant e Enel Green Power del nostro Andrea Fantini.
Ora gli onori della folla, poi, come nei vecchi cartoni ambientati in Transilvania, dove tutti salutano dalle finestre l’eroe che va al castello di Dracula ma appena si incammina si chiudono dietro alle scuri, il silenzio completo.
Questa è la Route du Rhum. La transatlantica delle transatlantiche.
Eugenio Ruocco
(foto di apertura di Sabina Mollart Rogerson)