Oltre al roboante annuncio dell’ipotesi di estendere da 10 a 12 metri i natanti (leggi qui), ovvero le barche non immatricolate, allo scorso Salone di Genova il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli su un punto era stato chiaro.
Anzi, chiarissimo: dava per certo l’arrivo, entro ottobre, dell’ormai famoso registro telematico delle imbarcazioni (QUI avevamo sollecitato il Ministro. Tra l’altro ci fa sorridere leggere vecchie notizie sul nostro sito, datate anche 2013, in cui si dava per imminente il Registro), che dovrebbe far sì che tutti i dati delle imbarcazioni immatricolate siano contenuti in un unico archivio computerizzato (proprio come le auto) invece che nei 104 registri cartacei delle varie capitanerie.
Al momento in cui scriviamo, il 3 di novembre, non ci risulta che questo fantomatico registro, che tra l’altro dovrebbe essere attuato per legge (contenuta nel nuovo Codice della Nautica), sia stato attivato. Nell’epoca della digitalizzazione e della circolazione dei dati a disposizione di tutti, la nautica da diporto non ha nulla di tutto questo. Non ha, nel 2018, un Registro Unico dati riguardanti le imbarcazioni da diporto.
E con questo, viene meno anche il famoso STED: Sportello telematico del diportista. Quello che – giustamente – avrebbe dovuto essere uno sportello online per svolgere pratiche relative alla licenza di navigazione (rilascio, aggiornamento, variazioni di natura tecnica, giuridica o di sicurezza, duplicati in caso di sottrazione e smarrimento), il rilascio di certificati (sicurezza, idoneità, navigazione temporanea, licenza provvisoria nei casi previsti dalla legge), l’iscrizione e la cancellazione delle imbarcazioni dal registro nautico.
Caro Toninelli, quella che ha fatto davanti a tutti i diportisti al Salone di Genova… era una promessa da marinaio. A lei l’onere – o meglio, il dovere – di farci ricredere.
T.O