Storie di Barcolana: la regata a bordo del maxi 100 Tempus Fugit. FOTO
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Erano arrivati a sorpresa, rubando la scena mediatica nella settimana che precedeva la Barcolana 50. Stiamo parlando del maxi 100 CQS Tempus Fugit, ex Nicorette, secondo classificato dietro Spirit of Porto Piccolo a circa un minuto di distacco. Se la gloria finale è stata dei fratelli Benussi e del loro maxi di 86 piedi, a Tempus Fugit e al suo equipaggio va dato il merito di avere fatto tutto il possibile in pochissimo tempo per provare a vincere, animando di fatto da un punto di vista sportivo una sfida per la vittoria della Barcolana 50 che altrimenti sarebbe stata pressoché nulla dato che Spirit of Portopiccolo non aveva dei veri rivali nel resto della flotta. Per farci raccontare il dietro le quinte di questo secondo posto abbiamo fatto una lunga chiacchierata con Andrea Casale, uomo North Sails e regatante professionista di livello internazionale nonché ex nazionale di Laser, che su Tempus Fugit nel ruolo di randista era parte della nutrita rappresentanza italiana in un equipaggio con molti australiani e uno skipper finlandese, Ludde Ingvall.
“L’obiettivo era cercare di assorbire il più possibile sulla conduzione della barca nella settimana precedente la regata che avevamo a disposizione per l’allenamento. A facilitarci il compito c’era una componente importante di ragazzi australiani che fanno parte dell’equipaggio di CQS, alcuni con esperienza di Volvo Ocean Race, che hanno coperto una parte cruciale della barca, ovvero la prua. Avendo navigato su CQS erano i più adatti a conoscere tutti i sistemi di bordo per murare e issare le vele”.
La settimana dell’equipaggio di Tempus Fugit di fatto è stata un conto alla rovescia e una corsa contro il tempo per cercare di condurre al 100% la barca, studiare il corredo delle vele e i sistemi idraulici di bordo. “Abbiamo iniziato lunedì, con un allenamento condotto di fatto dallo skipper finlandese coadiuvato dai ragazzi australiani che è servito per scoprire come funzionava la barca. Poi nel corso della settimana c’è stato il progressivo cambio di guardia al comando come previsto. Mitja Kosmina è andato al timone ed Enrico Zennaro alla tattica, Andrea Visentini come navigatore. Ci siamo allenati soprattutto su due cose, riuscire a tenere la barca quasi ferma e in controllo per simulare la fase complessa del pre partenza, che alla Barcolana con un 100 piedi è come essere con un Boeing che rolla sulla pista di partenza in mezzo a dei Cessna da turismo. Abbiamo simulato più volte il primo lato al lasco che sapevamo sarebbe stato quello decisivo, provando tutte le combinazioni delle vele a disposizione in condizioni ventose come quelle dei giorni precedenti alla regata.” A proposito di vele, uno dei talloni d’Achille di Tempus Fugit è stato il corredo vele, in particolare quella usata per il primo lato al lasco. “Sapevamo che il primo lato era cruciale, e in base a direzione e intensità del vento eravamo consci di non avere la vela più adatta. Avevamo provato varie soluzioni: le vele in nylon da andature portanti, i vari fiocchi a disposizione e questa famosa vela, una specie di Code Zero enorme che in realtà ha come definizione corretta G2 (dove G sta per gennaker). Un Code vero da traverso-lasco stretto è molto più piccolo e magro. Le vele in nylon erano per andature decisamente più poggiate, con i fiocchi rischiavamo di essere decisamente sotto potenza per quello che sarebbe stato un lasco-traverso, la decisione è caduta sul G2 consci del “rischio” che correvamo”.
E alla fine è arrivata la partenza con le decisioni cruciali da prendere. “Con una linea lunga due miglia, tra il Pin e la barca comitato, con direzione prima boa, tra i due estremi c’è una differenza di 30° di angolo reale al vento. La nostra vela aveva i suoi range ottimali intorno ai 100 gradi con aria medio leggera, 130 con tanta aria. Abbiamo deciso di partire da un punto in cui avevamo circa 107 gradi al vento da tenere per la prima boa, leggermente sottovento a Spirit of Portopiccolo, prevedendo che l’aria potesse calare lungo il lato come da previsione. In realtà l’aria non è calata e anzi è andata in scarso come direzione mettendoci in difficoltà. Avevamo più vento e a un angolo più stretto rispetto al range ideale della nostra vela. Di conseguenza eravamo decisamente sovrapotenza. Nelle immagini si vede infatti che eravamo costretti a lascare randa per depotenziare e abbiamo iniziato a navigare più bassi rispetto alla posizione della boa, fino a quando siamo stati costretti a issare il fiocco per evitare di fare troppa strada in più. Stimo che in quella situazione stessimo portando la barca al massimo al 90% del suo potenziale, ma non avevamo molte scelte diverse da poter fare. Col senno di poi è facile dire che partendo leggermente più sopravvento potevamo riuscire a tenere il G2 su tutto il lato in piena potenza, ma abbiamo fatto comunque una partenza fantastica ed eravamo avanti nelle prime battute. Ci sono anche gli avversari e Spirit of Portopiccolo, che aveva un vero Code ideale per l’andatura, ha fatto una regata perfetta, sono stati bravi, complimenti a loro”.
Il momento del sorpasso è stato inevitabile, proprio lungo il primo lato, quando il vento ha avuto la rotazione decisa verso est. “Ci hanno passato sopravvento, sapevamo che era un momento importante, ma non ci sono stati drammi, in quel momento anche se eravamo consci che di bolina non si sarebbero fatti superare facilmente marcandoci, poteva ancora succedere di tutto, il vento era comunque dato in netto calo e poteva esserci un’opportunità per noi, che invece non è arrivata perché l’aria è rimasta costante come intensità, è calata solo successivamente”.
La Barcolana però non è solo la regata, e l’equipaggio di Tempus Fugit, come gli altri 2688 iscritti, ha avuto modo di respirare l’atmosfera a terra. “Eravamo alloggiati in una posizione fantastica, vicino la chiesa ortodossa, abbiamo vissuto la città che si riempiva con l’arrivo di tutti gli equipaggi e del pubblico. La Barcolana è un evento unico al mondo, come prestigio possiamo paragonarlo al top degli eventi velici mondiali come, faccio un esempio, una Cowes Week che si svolge nel tempio della vela chiamato Solent. La Barcolana non è solo la regata, ma tutta la settimana di eventi a terra, e secondo me potrebbe essere ancora di più di quello che è. In futuro sarebbe bello vedere nel programma della settimana della Barcolana anche la vela olimpica, o per esempio un Italiano d’Altura, può crescere ancora e diventare ancora più importante per il nostro movimento”.
Mauro Giuffrè
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