Intorno al mondo con uno splendido Sparkman & Stephens
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“Ragazzi, questi sono gli armatori del Magic, la mia ex barca. Sono dei grandi, dovete assolutamente contattarli”. A parlare è Umberto Marzotto, il ‘conte giramondo’ di cui vi abbiamo raccontato la storia QUI e QUI.
Magic, invece, è uno splendido Sparkman & Stephens di 55 piedi, costruito nel 1973 in lega leggera. A bordo del quale Antonino Stefani, appassionato velista da una vita, e la compagna Daniela ‘Lilly’ Strappaghetti hanno realizzato il loro sogno, abbandonando la vita “terrestre” e partendo per un giro del mondo lungo cinque anni: “Partiti da S. Giorgio di Nogaro l’11 luglio del 2013, siamo arrivati alle Azzorre il 7 luglio del 2018 dopo aver percorso circa 50.000 miglia in gran parte lungo la rotta tropicale”, racconta Antonino, 64enne di Udine (Lilly ha 49 anni ed è di Cividale del Friuli).
I PRIMI DUE ANNI TRA ATLANTICO E PACIFICO
“Dopo aver raggiunto le isole di Capoverde, abbiamo affrontato la traversata dell’Oceano Atlantico atterrando a Grenada ai Caraibi, abbiamo risalito le isole caraibiche delle piccole Antille fino alle British Virgin Island, poi abbiamo raggiunto l’isola di Ispanola e la Jamaica.
Da lì siamo scesi alle San Blas, quindi, dopo aver attraversato il canale di Panama siamo giunti alle Galapagos proseguendo per la Polinesia Francese: Marchesi, Tuamotu e isole della Società. Dopo circa tre mesi siamo partiti per completare la traversata dell’oceano Pacifico via Suvarrow, Samoa, Tonga e, alla fine, Opua in Nuova Zelanda. Da lì siamo rientrati per due settimane in Italia”. Era dicembre del 2015.
LA “PAUSA” SU UN FRANCHINI 41
“Al nostro rientro in Nuova Zelanda, dopo aver fatto circa un mese di cantiere per il rimessaggio del Magic e aver lavorato per la manutenzione di altre barche, siamo partiti per una crociera alle Tonga e alle Fiji con un secondo rientro in Nuova Zelanda. A marzo 2016 siamo ripartiti alla volta della Nuova Caledonia e le Vanuatu, in autunno 2016, attraverso lo stretto di Torres siamo giunti in Indonesia, dove abbiamo navigato a lungo tra Bali e Flores”.
Nel novembre del 2016 “siamo andati in Malesia per raggiungere il Dream Catcher, un Franchini 41 dei nostri amici Alberto e Ali, che avevano bisogno di una mano per alcuni lavori di manutenzione e per rientrare dal giro del mondo via mar Rosso. Ci siamo imbarcati con loro e abbiamo navigato attraverso il Nord Indiano e il mar Rosso fino a Creta. è stata un’avventura, soprattutto la pericolosa navigazione dallo Sri Lanka a Gibuti, la rotta dei pirati!”.
L’INDIANO E LA RISALITA FINO ALLE AZZORRE
Prosegue Antonino: “Dopo una seconda breve visita in Italia dalla Grecia siamo volati in Indonesia dove avevamo lasciato il Magic per sei mesi. A settembre 2017 siamo partiti da Bali per la traversata del Sud Indiano facendo scalo a Cocos, Rodrigues, Mauritius, La Reunion e raggiungere, dopo una sosta tecnica a sud del Madagascar, Richards Bay in Sudafrica a circa 5.000 miglia dalla partenza. A febbraio 2018, dopo una terza visita in Italia siamo rientrati a Richards Bay e abbiamo iniziato un lungo trasferimento a tappe per raggiungere Cape Town.
Una navigazione interessante e impegnativa per la complessa meteorologia della costa Orientale del Sudafrica. Da Cape Town siamo ripartiti a maggio per l’ultima lunga rotta che ci ha portati alle Azzorre via S. Elena e Dakar in Senegal. L’inusuale traversata contro i venti dominanti è stata lenta e umida, dopo la prima parte in Aliseo da SE, passata la zona delle calme equatoriali, abbiamo incontrato l’Aliseo di NE e abbiamo percorso almeno 1.500 miglia di bolina stretta. Il Magic si è comportato benissimo grazie alle linee d’acqua adatte a questo tipo di andatura e alla disposizione interna, più che confortevole”.
I tre posti più belli visti dalla coppia nel loro viaggio sono, dal punto di vista estetico, “alcune baie delle Baleari, gli atolli delle Tuamotu, e l’arcipelago delle Lau alle Fiji”.
UNA NAVIGAZIONE TRANQUILLA (SU UNA SUPERBARCA)
“Grazie alla costante attenzione alle rotte e alla meteo”, racconta Antonino, “e nonostante i 3 metri di pescaggio, non ci siamo mai incagliati e non abbiamo subito burrasche pericolose, la navigazione è stata spesso impegnativa, tuttavia ci siamo sempre sentiti molto sicuri a bordo. Abbiamo navigato a vela (usando le vecchie vele originali a parte una trinchetta e il gennaker fatti fare alla partenza nel 2013) anche con poco vento, quando la barca faceva 3-4 nodi, in quanto a motore il Magic è piuttosto lento”.
Una navigazione tranquilla, grazie a una superbarca (solida, albero con tre ordini di crocette, armo strutturale, solo 80 centimentri di bordo libero). Così tranquilla che quando abbiamo chiesto a Stefani di indicarci il momento più difficile del suo incredibile viaggio, immaginando racconti di tempeste e balene, ci ha sorpreso così: “Uno tra i momenti più scoraggianti che ho vissuto a bordo è stato quando credevo di aver grippato il motore a Georgetown in Jamaica… in realtà il problema era il motorino di avviamento!”.
VIVERE A BORDO COSTA POCO MA COSTA
Molto pragmatica anche la risposta alla domanda opposta: “Il momento più felice? Non solo quelli all’arrivo dopo traversate difficili, come quella dell’Oceano Indiano arrivando a Richards Bay in Sudafrica, ma anche quando gli ospiti confermano la crociera e ci arrivano un po’ di soldini…”.
Durante il viaggio, per alimentare la cassa di bordo i due hanno ospitato a bordo del Magic i soci de ‘I Venturieri’ di Chioggia (www.venturieri.org) e hanno lavorato a bordo di altre barche per le installazioni elettroniche (Antonino prima di salpare per vivere faceva il tecnico elettronico) e per trasferimenti in Oceano.
“Abbiamo capito che si può vivere in barca, anche con poco o pochissimo. Diciamo subito che un minimo di possibilità di spesa è indispensabile, in nessun posto del mondo si vive gratis, questa è la realtà, quindi qualcosa deve entrare. Noi avevamo la pigione di un piccolo appartamento in affitto e spesso l’aiuto delle nostre famiglie, che hanno avuto compassione di due sciagurati in giro per il mondo in barca a vela”. Va anche detto che Lilly aveva un ottimo lavoro di responsabile vendite in una grossa azienda manifatturiera e licenziandosi, le è stata riconosciuta la liquidazione.
IL TEMPO (PER LORO) E’ GRATIS
Dopo le entrate, veniamo alle spese: “La voce di spesa maggiore è la manutenzione della barca, un vecchio 55 piedi costa molto ed è indispensabile provvedere personalmente a tutto, senza mai aver bisogno di aiuti a pagamento. Rimangono le spese di alaggio e varo e le altre legate strettamente al cantiere, ma fuori dall’Europa possono essere sorprendentemente contenute, ovviamente cercando con attenzione i prezzi migliori.
Le tasse portuali nei paesi visitati sono state irrisorie, idem per le assicurazioni, abbiamo fatto solo la minima obbligatoria per tutto il mondo. Il gasolio è una spesa importante anche se, mediamente, costa molto meno che in Italia, quindi tanta vela, anche con poco vento… Il tempo (a noi) non costa nulla! Siamo rientrati alcune volte in Italia scegliendo i periodi in cui potevamo trovare voli davvero low cost”.
E il cibo? “Per quanto riguarda il cibo, non ci siamo fatti mancare nulla, ma abbiamo cercato in modo maniacale i prezzi più bassi e usufruito dei prodotti locali. Anche posti notoriamente abbastanza cari, come ad esempio i Caraibi, la Polinesia Francese e la Nuova Caledonia, si sono rivelati più che abbordabili scegliendo di acquistare i prodotti giusti.
Naturalmente la cucina, rigorosamente a bordo, ha funzionato sempre benissimo, pochissime anche le escursioni a pagamento per i turisti. Un po’ alla volta, abbiamo modificato i nostri bisogni trovando soluzioni alternative ed economiche, abbiamo cercato nicchie dove stare abbastanza comodi con quello di cui disponevamo”.
OGNI BARCA VA BENE SE LA SAI SCEGLIERE
Per chiudere, abbiamo chiesto a Stefani qualche ‘dritta’ per chi volesse lanciarsi in lunghe navigazioni. “Dare consigli validi è difficile e seguirli ancora più difficile, comunque: imparate a cavarvela da soli nel fare qualsiasi manutenzione alla vostra barca, non arrendetevi mai di fronte a un problema, cercate soluzioni creative e originali. E infine, cancellate le parole “non sono capace” dal vostro vocabolario.
Forse vi aspettavate che dicessi quale armo sia migliore, quanto grande la barca, eccetera. Ma credo che ogni barca vada bene se lo skipper ne è convinto, l’errore non è la barca ma chi sbaglia a sceglierla”. E lo dimostrano 5 anni e 50.000 miglia: con il Magic, Antonino e Lilly non hanno sbagliato.
E.R.
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