Jean-Jacques Savin, ovvero come attraversare l’Oceano a 72 anni… in un barile di legno
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Con che cosa, al giorno d’oggi, non si è ancora attraversato l’Oceano? C’è chi lo ha fatto con microbarche, come lo svedese Sven Yrvind, chi con auto piene di polistirolo, come i fratelli Amoretti, chi senza equipaggio, con una barchetta della Lego. Ma provarci chiusi all’interno di un barile di legno di dieci metri cubi, sperando soltanto nelle correnti e nella spinta degli alisei, è da fuoriclasse (o da fuori di testa?).
Controllate pure la data, non è il primo di aprile. E’ tutto vero. Il Diogene moderno si chiama Jean-Jacques Savin, ha 72 anni ed è francese. Si tratta di un cosiddetto “pensionato dinamico”: è un ex atleta di Triathlon di livello, ha servito da paracadutista nei militari ed è stato pilota d’aereo. Il congedo non lo ha bloccato dato che per festeggiare i suoi 70 anni ha scalato il Monte Bianco, e adesso tenta l’impresa della vita (partirò dalle Canarie a gennaio del 2019, destinazione… da qualche parte nei Caraibi).
L’Atlantico in un barile alto un massimo di 2,10 metri e largo 1,70, che può portare 300 kg di peso (Savin compreso): per quanto riguarda l’opera viva, il barile avrà due pinne stabilizzatrici e anche una deriva in modo tale da non farlo rotolare sulla superficie marina. Nella parte superiore, un boccaporto a cupola simile a quello dei sottomarini, mentre il barile è dotato di numerosi oblò che consentiranno a Savin di guardarsi attorno.
Nel suo barile, Jean-Jacques Savin porterà oltre alle provviste due anfore da dieci litri di vino, per vedere come l’alcol invecchia in mare, e un laboratorio di psicologia seguirà anche il suo comportamento.
L’arzillo vecchietto ha detto di volersi ispirare ad Alain Bombard, il biologo francese che nel 1952 si lanciò nella traversata atlantica con un gommone Zodiac a vela di 4 metri e mezzo, l’Hérétique, senza provviste. Voleva dimostrare che i naufraghi muoiono per cause psicologiche e non per mancanza di cibo e acqua. Ci riuscì, sbarcando alle Barbados (da Tangeri), dopo 65 giorni alla deriva, durante i quali si cibò di plancton e bevve acqua di mare, calcolata per non rischiare di morire. E speriamo ci riesca anche Savin, senza farsi male: ma soprattutto, senza scomodare i soccorsi…
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1 commento su “Jean-Jacques Savin, ovvero come attraversare l’Oceano a 72 anni… in un barile di legno”
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