Perché i velisti sono persone speciali? Ve lo spiega Jack London!

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Jack London, che pubblicità che hai fatto alla vela
. A bordo del Roamer (Vagabondo), lo yawl di 9 metri che aveva acquistato nel 1910, dopo la tumultuosa esperienza delle navigazioni nel Pacifico con la goletta Snark, Jack London (in calce all’articolo parliamo di lui e della sua barca) decide di descrivere cosa vuol dire per lui essere “marinaio, liberarmi dalla piatta banalità del quotidiano, per sognare una vita libera nel mondo degli uomini…”.

jack londonJack London redige un articolo intitolato “The joy of small boat sailing” (Le gioie della navigazione con una piccola barca) pubblicato in Inghilterra sulla rivista specializzata Yachting Monthly, nell’agosto del 1912. La sua attualità, incredibilmente, è ancora intatta oltre cent’anni dopo. è un vero elogio del diportista, di chi va per mare in barca a vela. Scritto da un vero maestro dell’arte della scrittura, che è stato anche un grande velista e marinaio.

Le gioie della navigazione con una piccola barca
(secondo Jack London)

Marinai si nasce, non si diventa. Per «marinaio» non intendo uno di quegli individui scialbi e insignificanti che si incontrano di questi tempi sul castello di prua delle navi, in mare aperto, ma intendo un uomo che prende possesso di quell’ammasso di legno, acciaio, cime e tela e lo trasporta a suo piacimento sulle superfici marine. E, checché ne dicano i capitani e sottufficiali delle grandi imbarcazioni, il diportista è un marinaio vero e proprio.

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A bordo di Spray (battezzato così in onore di Slocum), London fa il punto nave con il sestante durante la navigazione verso le Hawaii. In navigazione, durante la crociera, London scrisse uno dei suoi capolavori “Martin Eden”.

Egli sa, deve saper fare in modo che il vento porti la barca da un punto verso un altro. Non deve ignorare nulla delle maree, delle correnti, dei mulinelli, delle secche, delle boe nei canali, della segnaletica diurna e notturna. Deve continuamente sorvegliare i mutamenti del tempo e sviluppare una familiarità istintiva con il proprio mezzo… Deve farlo orzare al vento al momento giusto per favorire la virata e rilanciarlo sull’altro bordo senza fermarlo ne farlo poggiare esageratamente.

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Jack London al timone di Snark nella baia di San Francisco. è l’uscita inaugurale della goletta, il 10 febbraio 1907, si riconoscono la moglie Charmian (seduta) e suo zio Roscoe Eames (con la barba) che si occupò della costruzione della barca con esiti disastrosi.

Un marinaio di lungo corso, oggi, non ha più bisogno di sapere tutte queste cose. Infatti le ignora tutte! Cazza, issa, lucida il ponte, vernicia e toglie la ruggine, ove richiesto. Ma non conosce nulla, e poco gliene importa. Piazzatelo a bordo di una piccola imbarcazione e avrete modo di vedere quanto è sprovveduto. Starebbe più a suo agio sulla groppa di un cavallo!

Non scorderò mai il mio stupore di ragazzo, la prima volta che incontrai una di queste curiose creature. Si trattava, nel caso specifico, di un marinaio inglese, un disertore. Avevo allora dodici anni e possedevo una scialuppa di 14 piedi, pontata e con la deriva, che avevo imparato a manovrare da solo. Guardavo questo tizio come fosse un dio, quando mi raccontava di paesi e personaggi esotici, di prodezze e tempeste di vento, roba da far drizzare i capelli in testa.

Un giorno lo portai a fare un giro con me. Issai la vela, un po’ intimidito, da modesto marinaio amatoriale quale ero, e partimmo. Ero convinto di essermi portato dietro un uomo dall’occhio infallibile, che la sapeva più lunga sul mare di quanto avrei mai potuto sapere io. Dopo essermi applicato giusto un po’ alla manovra, gli lasciai barra e scotta.

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Sopra, London con un indigeno delle isole Salomone. Durante il viaggio di Snark, London trasse ispirazione per i suoi racconti del “Ciclo dei mari del sud”.

Mi sedetti sulla panca centrale della barca e rimasi lì, a bocca aperta, pronto a scoprire finalmente cosa fosse la vera navigazione. Ebbene, rimasi davvero di stucco quando mi accorsi di quanto valesse in realtà un «vero» uomo di mare a bordo d’una barchetta. Non era capace di regolare la vela nelle diverse andature, rischiammo di scuffiare diverse volte sopravento perché strambava come dio solo lo sa.

Non sapeva a cosa servisse la deriva, e neppure che con i venti portanti è meglio sedersi al centro della barca e non sul bordo. Al ritorno, andò addirittura a sbattere sul molo facendo schiantare la prua e saltare la base dell’albero… Di conseguenza posso tranquillamente affermare che si può viaggiare una vita intera a bordo d’una nave senza sapere cosa significhi davvero navigare.

Il richiamo del mare lo sentii all’età di dodici anni. A quindici, ero già capitano e proprietario di uno sloop pirata con il quale facevo incetta di ostriche. A sedici, viaggiavo a bordo di scafi; attrezzati come golette, pescavo i salmoni con i pescatori greci del fiume di Sacramento e mi guadagnai persino un posto da marinaio nelle vedette della guardia costiera. Ero un buon marinaio, sebbene non mi fossi mai spinto oltre la baia di San Francisco o i fiumi che vi confluiscono, e non avessi ancora mai navigato in mare aperto.

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Snark, con cui Jack London
navigò per 18 mesi in Pacifico, nella baia di Pearl Harbour (Hawaii) nel maggio 1907.

Poi, al compimento del diciassettesimo anno di età, mi imbarcai come marinaio a bordo di un tre alberi che salpava per un viaggio di sette mesi, andata e ritorno, sul Pacifico. Come non mancarono di farmi notare i miei compagni di viaggio, avevo avuto una bella faccia tosta… Non mi ci vollero più di un paio di minuti per imparare i nomi e le funzioni di certe cime che non conoscevo. Era semplice. Non facevo le cose alla cieca.

Come diportista avevo imparato il perché e il percome delle manovre. Certo, dovetti imparare a governare con la bussola – per la qual cosa impiegai poco più di mezzo minuto – ma, andando di bolina, me la cavavo molto meglio della maggior parte dei miei compagni, perché in pratica navigavo così da sempre. Un quarto d’ora di apprendistato mi fu sufficiente per conoscere a memoria ogni traiettoria del vento…

La morale della favola è che un vero marinaio si fa assai meglio le ossa con la navigazione da diporto. Quando un uomo ha frequentato la scuola del mare, non la lascia più. Il sale si impregna nel midollo osseo, nell’aria che respira e sentirà il richiamo del mare fino alla fine dei suoi giorni.

Negli anni successivi ho scoperto sistemi più semplici per guadagnarmi da vivere. Ho abbandonato i castelli di prua, ma in mare ci torno sempre… Dal punto di vista del piacere, non c’è niente in comune tra una nave investita da una burrasca in mare aperto e uno yacht sorpreso dal maltempo in una baia protetta. Se si tratta di piacere e di eccitazione datemi lo yacht! Le cose accadono molto rapidamente e si è sempre in pochi alle manovre… e sono manovre faticose, come ben sanno i diportisti!

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Qui in alto, l’amica di London, Katie Peterson, a bordo di Spray.

Sono stato sballottato da un tifone al largo del Giappone mentre facevo due turni di guardia, eppure ne sono uscito sicuramente meno sfinito di quando mi è capitato di dover combattere per due ore nel tentativo di ridurre la vela di prua di uno sloop di nove metri o di salpare due ancore da un ormeggio esposto a un furioso vento di sud-est.

Si hanno tante sorprese e disavventure a bordo d’una piccola imbarcazione in tre giorni, quante se ne verificano su una nave oceanica in tutto un anno. Mi ricordo ancora della prima uscita fatta una volta con una barchetta di 30 piedi che avevo appena acquistato. Nel giro di soli sei giorni abbiamo subito due burrasche… E, tra una burrasca e l’altra, abbiamo avuto ogni volta un breve intervallo di calma piatta… nel bel mezzo di una burrasca, abbiamo dovuto recuperare il battellino di salvataggio che se ne va alla deriva tra le onde… pieno d’acqua, aveva rotto le cime con le quali lo rimorchiavamo. Prima di avere il tempo di realizzare che eravamo quasi morti dalla fatica, domammo la barca a prezzo di enormi sforzi…

Che soddisfazione poi, nel ricordare quei momenti, con quale gioia li raccontate ai vostri amici skipper, membri della grande famiglia dei diportisti!

… Preferisco una barca a vela a una a motore, e sono convinto che la manovra di un veliero sia un’arte più raffinata, più difficile, più energica di quella di una barca a motore… Non si può dire lo stesso per la barca a vela. Ci vuole senz’altro più abilità, più intelligenza e molta più esperienza.

E non c’è scuola migliore al mondo, per il giovane adolescente come per l’uomo maturo. Se il ragazzo è molto giovane, dategli un barchetta stabile. Il resto lo farà da solo. Inutile cercare di insegnargli qualcosa. Nel giro di poco sarà in grado di issare da solo una vela e di timonare. Poi inizierà a parlare di chiglie, di derive, e vorrà portarsi dietro una coperta per poter passare la notte a bordo.

Non temete per lui. Senz’altro andrà incontro a rischi e disavventure. Ma ricordatevi che gli incidenti domestici non sono meno numerosi di quelli che si verificano sull’acqua. Uccidono più ragazzini le case surriscaldate che le barche, piccole o grandi che siano. D’altro canto, la navigazione ha contribuito a trasformare molti giovani in adulti solidi e autonomi più di quanto abbiano fatto il cricket o le lezioni di danza. E poi, se sei marinaio per un giorno, resti marinaio tutta la vita. Il sapore del sale non si dimentica più. Un marinaio non è mai troppo vecchio per non cedere alla tentazione di lanciarsi in una nuova avventura tra il vento e le onde…

Jack London

jack londonCHI ERA JACK LONDON
Jack London nasce il 12 gennaio 1876 a San Francisco. A 12 anni riesce ad acquistare la sua prima deriva di 5 metri, con la quale scorrazza per la baia di San Francisco pescando di frodo cozze e tartufi di mare.

Riesce ad abbandonare il misero lavoro in uno scatolificio di cetriolini cui lo aveva costretto la madre, grazie a un prestito offertogli dalla sua balia di colore. Compra Razzle Dazze (la Baldoria) uno sloop con cui, a 15 anni, diventa il re dei pescatori di frodo di ostriche della baia.

Perde la barca in una lotta tra bande di teppisti. Ma non smette di andare per mare. Passa dalla parte della legge e diventa guardiapesca. A 17 anni si imbarca su un tre alberi di cacciatori di foche e per la prima volta esce dal golfo di San Francisco. A 21 anni riprende il mare per raggiungere il Canada in cerca d’oro, navigando tra i ghiacci.

Divenuto scrittore di successo, con i proventi del “Richiamo della foresta”, nel 1903, acquista una piccola barca, che chiama Spray in onore di quella del primo navigatore solitario della storia, Joshua Slocum. Poi, a trent’anni, realizza il grande sogno della sua vita e si fa costruire la goletta Snark con cui navigherà per il Pacifico per due anni.

L’altra grande navigazione di Jack London è quella a bordo del quattro alberi “Dirigo” che lo porta da Baltimora a Seattle via Capo Horn. L’ultima barca di sua proprietà è il Roamer, un cutter di 9 metri dove naviga esplorando ogni angolo della grande baia di San Francisco, sino alla morte nel 1916 a soli quarant’anni.

jack londonLA STRANA STORIA DELLA BARCA DI JACK
Nel 1906, a trent’anni, Jack London è al culmine del successo. Da piccolo teppista proletario è diventato uno dei più grandi scrittori, giornalisti e fotografi dell’epoca.

Ha già scritto i capolavori “Il richiamo della Foresta” e “Zanna Bianca”. Divorzia dalla scialba Bessie e sposa l’intrepida Charmian, che gli sarà compagna sino alla sua morte prematura. E decide di realizzare i suoi due sogni, comprare un ranch e possedere uno yacht con cui fare il giro del mondo.

Ma per potersi permettere questi due acquisti stravaganti, Jack London si condanna ai lavori forzati, deve produrre mille parole al giorno, 365 giorni all’anno, per non andare in bancarotta. Così non si reca mai a seguire la costruzione dello Snark (la creatura immaginaria di “Caccia allo Snark” di Lewis Carroll).

Della costruzione della goletta, lunga 21,33 m (compreso il bompresso) e larga 4,57 m, se ne occupa uno zio della moglie, che si rivelerà un incompetente. Complice il terremoto che si abbatte su San Francisco, la barca viene pronta con sei mesi di ritardo, i costi salgono da 15.000 a 30.000 dollari.

Nel 1907 Snark e Jack London partono alla volta delle Hawaii. Durante il viaggio inaugurale la barca si rivela un disastro e deve rimanere cinque mesi in cantiere prima di riprendere la crociera. Con la moglie ripartono, raggiungono le selvagge isole Marchesi, la Polinesia, le Samoa e le Figi, le Nuove Ebridi, le Salomone. Jack è lo skipper, ma non smette di scrivere le mille parole al giorno. Con qualsiasi mare, con ogni tempo.

T.O

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