Tabarly l’innovatore: a vent’anni dalla morte riviviamo il genio. PRIMA PUNTATA
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Poco più di vent’anni fa, il 12 giugno 1998, se ne andava, inghiottito dal mare d’Irlanda, uno dei più grandi marinai di tutti i tempi. Eric Tabarly fu molto più di un velista e la sua vita fu un’esperienza degna di un romanzo. Dal primo amore con la barca di famiglia agli esperimenti sui foil, passando dalla sua carriera di militare, dai voli sugli aerei della marina francese, dalle regate vinte che interruppero la supremazia britannica nella vela d’altura aprendo il “ciclo” francese. Tabarly più che un velista fu la sintesi della vela moderna, perché dalla sua esperienza nacque in un certo senso un modo di pensare le barche, il mare e il nostro stesso sport.
ERIC IL GENIO
Tutti ne ricordano le imprese in mare, ma meno vengono ricordate le sue intuizioni, le sue innovazioni. Perché Eric Tabarly, giova ricordarlo, fu anche un grandissimo innovatore capace di pensare e condurre barche non convenzionali. Ed è questo suo aspetto che oggi noi vogliamo ricordare, il Tabarly innovatore, il Tabarly genio. In ognuno dei suoi gloriosi Pen Duick c’era un elemento innovativo che ha contribuito a rendere la vela migliore. Tabarly fu per esempio uno dei primi a pensare di organizzare una barca per la conduzione in solitario e se ne accorsero gli inglesi nel 1964 quando con Pen Duick II vinse nel tempio britannico della Ostar, guadagnandosi in Francia la Legione d’Onore da Charles de Gaulle. Pen Duick II fra le altra cose montava anche i primi timoni “appesi” ed era dotata di timone a vento. Fu tra i primi poi a sperimentare la chiglia a bulbo, sul Pen Duick III, a provare alberi rastremati e rotanti sul suo catamarano Pen Duick IV o i ballast, le zavorre mobili ad acqua, sul Pen Duick V. Sempre a proposito di soluzioni per la conduzione in solitaria, il Pen Duick VI montava una delle prime calze per l’issata e l’ammainata facile degli spinnaker. E se ciò non bastasse aggiungiamo altro. In un’era, quella nostra, in cui si dibatte sul tanto controverso tema foil si o foil no, va ricordato che Tabarly aveva risolto l’enigma molto tempo prima diventando uno dei pionieri delle appendici volanti, ma di questo parleremo nella prossima puntata.
Pen Duick II – 1964. La prima per solitari
Una barca specificamente concepita per partecipare in solitario alla Ostar che venne vinta grazie anche all’organizzazione della barca concepita per un uomo solo. Con i suoi 13,60 mt pesava soltanto 5,4 tonnellate che per l’epoca era un dislocamento veramente leggero, grazie alla costruzione in compensato marino. Aveva anche il timone “appeso”.
Pen Duick III – 1967. Guarda che bulbo!
Una delle prime barche oceaniche in grado di planare in poppa. Aveva una carena a spigolo costruita in alluminio, 17,45 mt, e una rivoluzionaria chiglia a bulbo. Fu una delle barche più vincenti armate da Tabarly.
Pen Duick IV – 1968. Mai un trimarano così grande!
Primo trimarano di grande lunghezza, 20,50 mt, concepito per le regate d’altura. Era dotato di particolari alberi molto rastremati che rappresentavano un’assoluta innovazione per quegli anni. Nonostante il progetto innovativo la barca fu costruita in ritardo per la Transat ma a determinare il ritiro dalla regata fu anche la collisione con un cargo.
Pen Duick V – 1969. Spigolo e ballast ad acqua
Fu un piccolo sloop di 10,60 metri e presentava numerose innovazioni. La più eclatante era la presenza dei ballast (le zavorre ad acqua), ma il particolare più interessante era che la carena presentava un particolare spigolo che serviva sia da supporto dinamico quando la barca era sbandata sia da aumento della leva dei ballast, posizionati in corrispondenza dello spigolo per sfruttare quei pochi centimetri di larghezza in più.
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